Ciclismo
Ciclismo, Matteo Trentin: “La vittoria agli Europei? Non realizzo. L’Italia è cresciuta, ora siamo grandi. E sul World Tour…”
Matteo Trentin si è consacrato settimana scorsa laureandosi Campione d’Europa a Glasgow interpretando al meglio la gara, trovando la fuga giusta insieme a Davide Cimolai e poi imponendosi in uno sprint regalare. Domani il trentino sarà in corsa alla Classica di Amburgo, suo primo giorno con la maglia di imperatore continentale sulle spalle.
L’uomo della Mitchelton Scott deve ancora realizzare quanto compiuto a Glasgow come ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “Va tutto così veloce che fai fatica a renderti conto di quello che succede. Forse lo realizzerò quando ad Amburgo vestirò la nuova maglia. A proposito, i pantaloncini saranno neri: li trovo molto eleganti. La medaglia per il momento non è in bacheca, gira per casa ma comunque lontana dai bambini“.
Trentin elogia tutta la Nazionale, l’Italia è cresciuta tantissimo nelle ultime stagioni sotto la guida di Davide Cassani: “Il nostro è un gruppo che viene da lontano e ha trovato affiatamento negli anni. A Glasgow il più vecchio era Guarnieri, classe 1987: facciamo tutti parte di una nuova generazione che è cresciuta nello stesso ciclismo, facendo le stesse esperienze. Dal 2015 il gruppo è questo: serviva un po’ di tempo, ma ora ognuno sa quello che deve fare. Veniamo quasi tutti da team diversi eppure l’unione si è vista. L’amicizia esiste, anche perché il ciclismo è l’unico sport che ti dà la possibilità di allenarti insieme a un avversario per tutta la settimana“.
L’amore e la passione per la bicicletta sono davvero sfrenati: “L’ultima volta a Livigno mi sono allenato con la bici da strada e da crono, ma ho provato anche la mountain bike e la downhill, con tutte le precauzioni: è puro piacere. Lo stesso vale per il cross. Amo fare quello che facevo una volta, ritrovare i vecchi amici e un ambiente semplice“. Lucida anche l’analisi sulla situazione del ciclismo attuale: “Le squadre italiane non ci sono più, se vuoi correre nel World Tour devi imparare bene l’inglese o il francese e viaggiare. A me si è presentata subito un’occasione importante, non mi sono tirato indietro. Poi bisogna realizzare che il ciclismo ora è internazionale, si confronta con Paesi di tutto il mondo: non è come vent’anni fa“.
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