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European Championships 2018: Italia potenza continentale. Padroni di nuoto e ciclismo, piange l’atletica. E il medagliere sorride…
Gli European Championships 2018 sono stati letteralmente trionfali per l’Italia che ha chiuso al terzo posto nel medagliere complessivo con 15 ori e addirittura 60 medaglie all’attivo (considerando soltanto le prove seniores). La nostra Nazione ha preceduto corazzate come Francia, Germania e Olanda, confermandosi ancora una volta come una potenza indiscussa in ambito sportivo. Nonostante le difficoltà strutturali, nonostante delle criticità croniche che vengono evidenziate periodicamente, nonostante la concorrenza sempre più spietata, il Bel Paese non tradisce mai quando conta e ribadisce la propria caratura internazionale.
La neonata competizione multisportiva, che prevedeva lo svolgimento in contemporanea dei tradizionali Europei di diverse discipline, ci ha consegnato un’Italia vincente, capace di conquistare medaglie in ben 10 sport sui 13 in programma (11 considerando anche le gare juniores di ginnastica artistica). Anche se non potevamo contare sulla scherma e sui tiri, nostre miniere alle Olimpiadi, ci siamo distinti con tutta la nostra classe, lottando colpo colpo, risorgendo nei momenti più difficili, emergendo anche nei momenti meno attesi. Meglio di noi hanno fatto soltanto la Russia e la Gran Bretagna che aveva anche il vantaggio di gareggiare (parzialmente) in casa.
L’evento, che tra quattro anni verrà probabilmente replicato a Roma (anche se con delle differenze, soprattutto per quanto riguarda gli sport presenti), ci ha premiato meritatamente. Sono stati undici giorni davvero appassionanti e avvincenti, l’Italia è in salute ma come sempre ci sono luci e ombre. C’è una malata cronica ed è l’atletica leggera: solo 4 bronzi (l’oro e l’argento con le squadre di maratona meritano un discorso a parte), pochi lampi, tante criticità e minuscoli passi in avanti rispetto agli scorsi Mondiali. Speravamo nei botti di Filippo Tortu ed Elena Vallortigara, le medaglie di Yadis Pedroso e della 4×400 femminile erano date per certe, da Antonella Palmisano si voleva l’oro (brava comunque a concludere sul podio), lanci totalmente inesistenti (salvo Daisy Osakue), Gianmarco Tamberi è ancora lontano dalla forma migliore. Abbiamo avuto la conferma di Massimo Stano (quarto nella 20 km di marcia), bravissimo Yeman Crippa (bronzo sui 10000 e quarto sulla mezza distanza), Yohanes Chiappinelli e Yassine Rachik ci hanno regalati dei podi inattesi sui 3000 siepi e nella maratona ma oggettivamente è troppo poco.
Se l’atletica si lecca le ferite (se non fosse arrivato il successo nella Coppa Europa di maratona staremmo parlando della peggior edizione di sempre, solo a Stoccolma 1958 non arrivarono titoli), il nuoto si esalta con i migliori Europei di sempre (22 medaglie vinte). Una valanga di podi nonostante i problemi fisici di Gregorio Paltrinieri, l’assenza di Gabriele Detti e l’anno semi-sabbatico di Federica Pellegrini: l’ultima giornata con tre medaglie d’oro nel giro di trenta minuti firmate da Ilaria Cusinato, Piero Codia (sorpresa della manifestazione) e Simona Quadarella (Regina di Glasgow e donna degli European Championships con i tre titoli conquistati in 400-800-1500) rappresenta la ciliegina sulla torta di una settimana da urlo.
L’altro sport considerato di classe A alle Olimpiadi è la ginnastica artistica il cui stato di forma è molto particolare: a livello seniores abbiamo faticato moltissimo (0 medaglie, solo una finale di specialità con Martina Basile al corpo libero), a livello juniores abbiamo dominato in lungo e in largo. Soprattutto al femminile abbiamo una squadra eccezionale che ha vinto addirittura 4 ori sui 6 in palio: Giorgia Villa è il nome nuovo più importante accanto alle gemelle Asia e Alice d’Amato ed Elisa Iorio, potremmo toglierci delle belle soddisfazioni. Nicolò Mozzato ha vinto l’all-around (come la bergamasca), la squadra si è messa al collo il bronzo e il quintetto è in forma: non sono ancora ai vertici come le azzurrine, dovranno formarsi fisicamente (le under 16 sono invece già pronte per il passaggio alla categoria seniores), ma se lavoreranno bene potranno riportarci in alto.
Matteo Trentin e Marta Bastianelli hanno vinto le prove in linea di ciclismo grazie a due sprint magistrali che ci hanno permesso di fare en-plein, il ciclismo su pista è in grande salute nonostante l’inagibilità del Velodromo di Montichiari (l’oro di Maria Giulia Confalonieri nelle corsa a punti e quello dell’inseguimento a squadre maschile, l’argento di Elia Viviani nell’omnium e del quartetto femminile restano indimenticabili al pari del bronzo di Letizia Paternoster al primo omnium tra le grandi, peccato che sia mancato Filippo Ganna). E le due ruote escono trionfali perché siamo saliti sul podio anche nella mountain bike.
Nel nuoto sincronizzato la Russia si conferma imbattibile e insuperabile ma l’Italia ha conquistato 4 argenti e 5 bronzi, un bottino davvero di grande spessore anche se è mancato l’acuto di Giorgio Minisini, l’anno scorso Campione del Mondo. I tuffi sentono la mancanza di Tania Cagnotto ma in coda è arrivata l’incredibile medaglia d’oro dal sincro 3 metri firmata Elena Bertocchi (non perfetta nelle prove individuali) e Chiara Pellacani (deve ancora compiere sedici anni). Ci siamo difesi egregiamente anche nel canottaggio (spicca l’oro stupendo del quattro di coppia maschile) e nel nuoto di fondo (splendido l’oro di Arianna Bridi), siamo saliti sul podio anche nel golf mentre sono mancati soltanto bmx e triathlon (siamo lontani anni luce dal gotha). Eclettici, vincenti, azzurri sugli scudi degni di una potenza come l’Italia.
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