MotoGP
MotoGP, GP Gran Bretagna 2018: perché è stata cancellata la gara? Asfalto non adatto a drenare la pioggia
Il primo monito lo aveva emesso qualche settimana fa Lewis Hamilton. Il campione del mondo di Formula Uno, infatti, aveva spiegato come il nuovo asfalto del suo tracciato di casa, Silverstone, fosse orribile, nonostante fosse stato rinnovato nel corso dell’inverno. Le sue parole parlavano di numerose buche e avvallamenti che rendevano lo scenario davvero irregolare. Uno spreco di soldi, a suo dire. I timori di tutti, quindi, si spostarono sul Motomondiale, con gli addetti ai lavori che si chiedevano cosa sarebbe successo con l’arrivo di MotoGP e company.
Le paure si sono materializzate sin dalla giornata di venerdì con le prime prove libere e con l’avvio delle critiche dei piloti che, come Hamilton, parlavano di buche inspiegabili nel nuovo asfalto. Come se non bastasse, poi, è sopraggiunta anche la pioggia. Un aspetto che, invece, aveva graziato la Formula Uno. Nel fine settimana delle quattro ruote, infatti, aveva regnato il sole, non ponendo l’accento su questo pericolo. Il sabato del Motomondiale, invece, è stato letteralmente grottesco.
La pista ha emesso il suo verdetto, dopo quello del quattro volte campione del mondo di F1: l’asfalto non solo era molto simile ad un groviera, ma in alcuni settori non drenava nemmeno la pioggia. Il tratto in fondo all’Hangar Straight, con le curve Stowe e Vail, era un vero e proprio acquitrino. L’acqua non veniva assorbita dal terreno e, anzi, andava a formare una superficie notevole che rendeva impossibile tenere in pista la moto. Le cadute si sono sprecate, su tutte quella che ha messo ko Tito Rabat, e hanno fatto capire che la situazione era al limite del credibile.
La giornata odierna, se possibile, ha ulteriormente inasprito le critiche. Gara della MotoGP spostata alle ore 11.30 locali per prevenire la tanta pioggia prevista, salvo poi vedere arrivare il nubifragio proprio pochi minuti prima del via. Piloti nuovamente ai box in attesa di una partenza che, come s’è visto, non sarebbe mai arrivata. Tifosi sugli spalti a prendere vento, freddo e pioggia per ore, senza vedere girare che la vettura della Direzione Gara. Si è atteso, poi, fino a quanto fosse ragionevolmente accettabile (o forse anche oltre) per vedere se si poteva salvare almeno la corsa della classe regina, ma così non è stato.
Siamo nel 2018, nel Motomondiale, su un tracciato illustre e storico come Silverstone, in una nazione importante come l’Inghilterra, e ci ritroviamo davanti ad un asfalto che, in caso di pioggia, non è percorribile e che, anche sull’asciutto, è al limite dell’accettabile volendo essere di manica larga. La figuraccia dei proprietari del tracciato è immensa e, sicuramente, avrà gravi conseguenze (sembra certo che dal prossimo anno si tornerà a correre a Donington Park) ma, c’è dell’altro. La speranza di tutti è che questo disastro sportivo serva da lezione per i prossimi anni. Una pista, d’ora in avanti, per avere l’omologazione dovrà essere testata in maniera meno leggera di quanto visto a Silverstone. Ne va della credibilità del movimento e, soprattutto, dell’incolumità dei piloti, che sono la maggiore parte in causa. Nel caso, chiedere a Tito Rabat.. Goodbye Silverstone!
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alessandro.passanti@oasport.it
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