Pallavolo

Volley, Mondiali 2018: i grandi ritorni di Zaytsev e Juantorena basteranno a rendere l’Italia competitiva?

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La coppia dei sogni si riforma per l’appuntamento più atteso, il Mondiale in casa. Ivan Zaytsev e Osmani Juantorena tornano in azzurro per spingere più in alto possibile l’Italvolley nell’appuntamento iridato, primo passo di qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo ma soprattutto occasione imperdibile per rinverdire i fasti degli anni ‘90 di una Nazionale italiana che non vince più nulla dal 2005, quando la squadra targata Montali si impose nell’Europeo casalingo.

Tanti, tantissimi podi da allora, compreso l’argento sfavillante di Rio targato proprio Juantorena e Zaytsev ma essere sempre lì e non vincere mai può essere deleterio per un movimento importante come quello italiano.

Ivan è un campione vero, su questo non ci sono dubbi e quest’anno ha svestito anche i panni dell’eterno secondo trionfando con la maglia di Perugia in tutte le competizioni nazionali. È arrivato il momento di svestire anche quelli di eterno piazzato a livello internazionale e quale migliore occasione del mondiale italiano. L’eterno dubbio sulla sua collocazione in campo sembra giunto ad una soluzione e lo Zar sembra aver trovato il giusto equilibrio dopo una Nations League a corrente alternata giocata al termine di una stagione pesantissima. Sulla sua potenza in attacco e in battuta l’Italia cercherà di costruire le sue fortune, come accadde a Rio fino alla finale.

Juantorena, nello scacchiere di Blengini, è ancora più importante. Lo schiacciatore di Civitanova è l’uomo di equilibrio della nazionale azzurra, elemento insostituibile per quelli che sono i valori attuali. La sua efficacia in ricezione e la sua varietà di colpi in attacco possono davvero innalzare il livello della squadra italiana fino a toccare livelli di assoluta eccellenza.

Sarà l’ultima recita dei due tenori assieme? Non si sa ma la speranza è che fino a Tokyo i “Martelli diversi” della nazionale azzurra possano giocare uno a fianco dell’altro perché questa generazione (che non è quella dei fenomeni ma non è nemmeno troppo lontana) non merita di chiudere il proprio ciclo senza vittorie.





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