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Basket femminile, Mondiali 2018: da domani chi fermerà gli USA? Uno sguardo alle 16 Nazionali in gara

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22-30 settembre: è questa la settimana in cui il basket femminile celebra i propri Mondiali. La rassegna iridata si sta per tenere in Spagna, e più precisamente nei due palasport principali dell’isola di Tenerife. Sedici squadre, suddivise in quattro gironi, si contenderanno il titolo che quattro anni fa è andato agli Stati Uniti, grandissimi favoriti anche per questa edizione. La nazionale vincitrice del torneo iridato avrà il pass diretto per le Olimpiadi di Tokyo 2020. L’Italia è assente, e per la terza volta negli ultimi 8 anni ciò ha qualcosa di beffardo: negli Europei del 2009 fu fatale la Grecia, in quelli del 2013 gli ultimi due minuti del quarto con la Serbia e infine cosa sia successo lo scorso anno con la Lettonia è memoria ancora fresca.

Andiamo a vedere, una per una, le squadre nazionali partecipanti a questi Mondiali 2018:

GIRONE A
COREA DEL SUD – La formazione coreana, nella sostanza, dovrebbe fare parecchio ricorso a quintetti molto piccoli. La stella dichiarata è Jisu Park, che già a 15 anni faceva parlare di sé e che oggi milita in WNBA nell’ultima franchigia arrivata, le Las Vegas Aces. Secondo i più la lotta per il terzo posto dovrebbe essere con la Grecia, ma le elleniche paiono avere qualcosina in più. Curiosità: c’è una giocatrice, Jihyun Park, che l’anno scorso una settimana in Italia l’ha trascorsa, durante i Mondiali Under 19 di Udine.

GRECIA – Le elleniche, che tornano ai Mondiali dopo l’assenza del 2014, ci arrivano sulla scia dell’inatteso quarto posto agli Europei del 2017. Il trio delle meraviglie è sempre lo stesso: Artemis Spanou, Stella Kaltsidou, Evina Maltsi, con quest’ultima ancora in grado di mettersi in gioco a quasi quarant’anni. Metà del gruppo greco proviene dall’Olympiakos. C’è chi sostiene che le ragazze di coach Keramidas dovrebbero fermarsi subito, ma guai a sottovalutarle come hanno fatto in molti in Repubblica Ceca un anno fa. Certo, se Eleanna Christinaki ingranerà la marcia giusta al tiro…

CANADA – Le canadesi si presentano con una pesante assenza nel ruolo di centro, quella di Kayla Alexander: la giocatrice delle Indiana Fever si è infortunata al ginocchio sinistro. Un infortunio di questa portata riduce le speranze di podio delle nordamericane, che possono comunque contare su un roster formato da diverse giocatrici di stanza in Europa. Le punte di diamente sono l’altra Fever Natalie Achonwa (che nel 2015-16 giocò a Napoli) e le due New York Liberty Kia Nurse e Nayo Raincock-Ekunwe.

FRANCIA – Per la Francia ci sarà da fare i conti con l’assenza di Isabelle Yacoubou, che ha annunciato di essere incinta quest’estate. Avrà dunque molti minuti Sandrine Gruda (che, fra l’altro, sostituirà Yacoubou come centro a Schio, e la coppia con Lavender sarà intrigante da vedere). Ci sono anche Endene Miyem, compagna di Zandalasini sia a Schio che alle Lynx (per 20 partite), Olivia Epoupa e l’ex San Antonio Stars Valeriane Ayayi. Da vedere l’inserimento di Tchatchouang, che bene ha fatto nelle nazionali under.

GIRONE B
AUSTRALIA – Le aussie avranno un grandissimo nome dal quale attendersi molto: Liz Cambage, che nell’ultima stagione WNBA ha fatto fuoco e fiamme abbattendo il record di punti in una singola partita, 53, e ha chiuso la parte di stagione come miglior realizzatrice della lega con 23 punti di media. Sono davvero tante le giocatrici con un presente o un passato negli States: Stephanie Talbot, Cayla Francis solo per citarne due. Da verificare, però, la tenuta nel ruolo di playmaker, un possibile svantaggio per le ragazze di Sandy Brondello quando il gioco si farà duro.

TURCHIA – Si conferma la presenza di Quanitra Hollingsworth, che molti ricorderanno per esser stata l’autrice della tremenda gomitata che mandò fuori dagli Europei 2017 Chicca Macchi. La Turchia, per quest’occasione, non sembra avere grandissime probabilità di arrivare in semifinale, pur con la presenza di una delle migliori play in circolazione, Isil Alben. La squadra si regge, in sostanza, sui blocchi delle tre principali squadre patrie: il Fenerbahce, lo Yakin Dogu e il Galatasaray.

ARGENTINA – La formazione sudamericana porta a Tenerife un roster in cui, sul fronte italiano, spicca la presenza di Debora Gonzalez, che gioca da una vita in Italia (ultima stagione alla Dike Napoli). Ci si aspetta molto da Victoria Llorente, che nelle manifestazioni giovanili degli anni passati aveva stupito per le medie in fase di realizzazione. L’Albiceleste, che oltre a loro due fa affidamento anche su Melisa Gretter, sfrutta un gruppo prevalentemente impegnato in patria, ma che potrebbe avere nella qualità della panchina un problema.

NIGERIA – Dovrebbe lottare con l’Argentina per il terzo posto. Sono due le WNBA della squadra: Evelyn Akhator (Dallas Wings) ed Adaora Elonu (in quota Atlanta Dream), ma c’è anche il nome di Ezinne Kalu da tener d’occhio. Sono comunque molte le nigeriane che si sono accasate nei più vari club europei. L’unica altra apparizione del Paese ai Mondiali è datata 2006: ci furono contemporaneamente l’ultimo posto assoluto e la possibilità di giocare con USA, Russia e Cina.

GIRONE C
GIAPPONE – Dopo i quarti di finale a Rio 2016 (con annessi meravigliosi primi due quarti contro gli USA), il Giappone si affida ancora a una squadra totalmente autoctona, anche perché manca Ramu Tokashiki, l’unica nipponica che gioca in WNBA. La maggiore fornitura di giocatrici arriva dalle Toyota Antelopes e dalle Denso Iris. C’è anche la giovane Himawari Akaho, vista un anno fa ai Mondiali Under 19 svoltisi a Udine.

PORTO RICO – Porto Rico al maschile ha una notevole tradizione, ma al femminile è al suo debutto assoluto ai Mondiali. Non sembra poter fare molta strada, considerato il girone di ferro, ma la soddisfazione di esserci resterà. La principale realizzatrice si individua in Jennifer O’Neill, mentre la quota WNBA è ricoperta da Jazmon Gwathmey, un passato a San Antonio e Indiana. Le convocazioni rispecchiano molto le ultime partecipazioni ai tornei continentali.

BELGIO – Dopo lo splendido Europeo, al Belgio serve la conferma mondiale. Emma Meesseman sarà la donna da guardare con maggiore attenzione, visto che il suo talento l’ha portata fin dal 2013 alle Washington Mystics (mentre in Europa dal 2016 è a Ekaterinburg). Anche Julie Vanloo e Ann Wauters hanno parecchio da dire, al pari di tutta la famiglia Mestdagh (ci sono il padre, che è l’allenatore, e le figlie, Hanne e Kim; a quest’ultima ha dedicato un bel post su Instagram Giorgia Sottana). C’è anche l’esperta ex Ribera e Livorno Marjorje Carpreaux.

SPAGNA – Potrebbe ripetere la finale del 2014. Le campionesse d’Europa si presentano con un roster di livello assoluto: la stella di Alba Torrens in preparazione non ha brillato, ma stiamo parlando di Alba Torrens, che sa esattamente quando e come accendersi. A 38 anni si mette ancora in gioco Laia Palau, che per una vita ha fatto del suo ruolo da play un’arte. Presenti anche Marta Xargay, Astou Ndour e Laura Nicholls: a proposito di quest’ultima, segnaliamo la sua prossima stagione in quel di Ragusa.

GIRONE D
LETTONIA – Arrivata ai Mondiali tramite il celebre e discusso finale di partita contro l’Italia a Praga 2017, la Lettonia si presenta a Tenerife con un mix di esperienza e gioventù in buona crescita. C’è Dita Rozenberga, che quest’anno ha contribuito a salvare Battipaglia; dalle competizioni giovanili arriva Digna Strautmane, che ovunque è andata ha lasciato in giro ricordi e punti. Venezia avrà parecchi occhi su Anete Steinberga, che arriverà alla Reyer nella prossima stagione per puntare altissimo. C’è anche l’esperienza di Gunta Basko, 38 anni e una carriera in cui ha toccato tutto il meglio dell’Europa che conta.

USA – Gli Stati Uniti partono con favori del pronostico enormi. Basta scorrere la lista delle convocate per capire il perché: Sue Bird e Breanna Stewart hanno portato le Seattle Storm al terzo titolo WNBA, Diana Taurasi è la giocatrice più forte del mondo ancora a 36 anni, Brittany Griner è la pivot più dominante in attività, senza dimenticare il talento immenso di Elena Delle Donne, le certezze Tina Charles e Kelsey Plum, l’emergente A’ja Wilson. Per chiunque la sfida è aperta, ma sembra chiusa già dall’inizio.

SENEGAL – Forse la squadra meno quotata dell’intera rassegna iridata. Il gruppo è particolarmente esperto e può contare su diversi elementi che giocano in Europa, col picco dell’ex Los Angeles Sparks Maimouna Diarra, ma c’è un problema chiamato rotazioni. Sono corte, molto corte, e nella fase di preparazione questo deficit si è visto tutto. Si fa fatica a pensare che la nazionale senegalese possa passare il turno, specie in un gruppo come questo.

CINA – Sono ormai lontani i tempi del 1994, in cui le cinesi agguantarono la medaglia d’argento in Australia. La squadra è centrata in particolare su tre elementi: Sun Mengran, Yueru Li e Li Meng. Gli ultimi anni hanno visto una crescita della Cina, in grado di battere anche sonoramente il Giappone nei tornei continentali. Da verificare l’impatto della pivot Han Xu, che nelle nazionali giovanili ha spesso sfruttato la sua altezza per trovare soluzioni piuttosto facili.





 

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federico.rossini@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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