Ciclismo
Ciclismo, Mondiali 2018: Italia generosa e propositiva. Ma senza un risolutore non poteva vincere
Si sa, in una gara come il Mondiale conta solo vincere. Ed oggi a fare festa, 14 anni dopo Oscar Freire, è la Spagna con il 38enne Alejandro Valverde, dominatore da un decennio delle Classiche del Nord che ha finalmente agguantato quella maglia iridata inseguita per un’intera carriera.
L’Italia non ha vinto e non può di certo sorridere. Al tempo stesso la selezione tricolore non ha davvero nulla da rimproverarsi. La Nazionale del ct Davide Cassani ha corso da assoluta protagonista. Già a partire dal terzultimo giro gli azzurri hanno acceso la competizione. Scatti a ripetizione e continui tentativi di fuga da parte di Dario Cataldo, Gianluca Brambilla, Damiano Caruso ed Alessandro De Marchi. Il ‘nostro centrocampo’, come lo ha definito lo stesso Cassani, non ha di certo deluso le aspettative.
La compagine del Bel Paese ha poi dettato un ritmo indemoniato all’imbocco dell’ultimo giro, affrontando l’ultimo passaggio sulla salita di Igls a velocità folle. C’era il veterano Franco Pellizotti davanti, sembrava quasi di assistere ad una tappa del Giro o del Tour: tutto lasciava presagire un attacco di Vincenzo Nibali. Niente di tutto questo. Come si è capito in seguito, la squadra stava lavorando per il giovane Gianni Moscon.
L’Italia, dunque, ha fatto tutto bene, ma è mancato il risolutore, l’uomo che avrebbe dovuto concretizzare e vincere il Mondiale. Il percorso si è rivelato adattissimo a Nibali, purtroppo lo Squalo si è presentato in Austria lontano dalla forma migliore. La caduta al Tour de France provocata da uno scellerato spettatore, di fatto, ha compromesso l’intera stagione dello Squalo. Il 33enne messinese va elogiato per la generosità mostrata nel tentare un recupero disperato, partecipando alla Vuelta in condizioni precarie e dopo ben tre settimane senza toccare la bici. La gravità dell’infortunio ed i tempi troppo stretti non hanno consentito al siciliano di poter essere protagonista. Un peccato, perché manca solo un sigillo in maglia azzurra in un palmares comunque straordinario. Chissà che Nibali non possa riprovarci fra due anni alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Senza il suo fuoriclasse, la Nazionale si è così affidata ad un ottimo Moscon. L’azzurro ha perso le ruote di Valverde, Bardet e Woods proprio negli ultimi metri dello strappo conclusivo, vedendo così sfumare un sogno che sembrava a portata di mano. Anche in questo caso la squalifica post-Tour de France può aver certamente inciso sul rendimento dell’azzurro, a cui in quel frangente è forse mancato proprio il ritmo gara. La prestazione odierna, in ogni caso, certifica come il trentino sia forse l’unico giovane italiano su cui puntare per un futuro a breve-medio termine. Di sicuro per le corse di un giorno (sarà forse l’uomo da battere al prossimo Giro di Lombardia), ma probabilmente anche in quelle a tappe. Certo, Moscon dovrà ora compiere una scelta: restando al Team Sky, il rischio è di spendere l’intera carriera da gregario al servizio di altri capitani, come già accaduto finora.
Si chiude dunque un buon Mondiale per i colori azzurri. L’Italia ha corso con orgoglio e generosità, provandoci fino in fondo. Forse, però, oggi non poteva vincere.
federico.militello@oasport.it
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Foto: comunicato Federciclismo