Ciclismo
Ciclismo, Mondiali 2018: la mina vagante Colombia. Una squadra con tanti potenziali capitani
La nazionale colombiana si presenta ai Mondiali di ciclismo su strada 2018 con tutte le carte in regola per essere definita outsider. Sul tracciato di Innsbruck, il più impegnativo in una rassegna iridata nel Nuovo Millennio, la formazione sudamericana schiera quattro potenziali capitani: Nairo Quintana, Miguel Angel Lopez, Rigoberto Uran e Sergio Henao. Un quartetto di puri scalatori protagonista, chi in positivo chi meno, durante i tre grandi giri di questa stagione. Una squadra che sarebbe potuta diventare ben più temibile con Esteban Chaves ed Egan Bernal, tuttavia assenti per problemi fisici.
Insomma, la Colombia porta con sé in Austria tanti candidati per un piazzamento di rilievo, disponendo dunque di più di un asso nella manica per portare in cima alla classifica uno dei propri corridori, con l’ulteriore possibilità di rimescolare le carte in tavolo durante la corsa se la situazione non dovesse rispecchiare le aspettative. Difficile ad ora indicare un vero e proprio capostipite della rappresentativa sudamericana, considerata pure l’incognita della singola giornata di corsa e non sulle tre settimane, meno favorevole ad ognuno di loro. Una formazione che non si presenta con sole punte, ma anche con quattro gregari di lusso: Daniel Felipe Martinez, Sebastian Henao, Rodrigo Contreas e Winner Anacona. Tutti e otto i ciclisti non compongono una semplice nazionale, ma una mina vagante pronta ad esplodere quando gli avversari meno se l’aspettano.
Non solo elite, attenzione anche ai colombiani nelle categorie giovanili, in particolare Ivan Sosa, vincitore della Adriatica Ionica Race e uno tra i più talentuosi scalatori del panorama mondiale, tra i principali pretendenti per il titolo Under 23 prima del via della rassegna globale. Il 20enne dal prossimo anno in forza alla Trek-Segafredo potrà contare sui compagni Wilmar Paredes, Alejandro Osorio, Einer Rubio e Miguel Eduardo Flórez.
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luca.montanari@oasport.it
Foto: Comunicato Rcs / LaPresse – Fabio Ferrari