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Calcio

La notte senza luna del calcio italiano. La crisi non è finita e la rinascita non può partire da Balotelli

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Dopo la “Grande Vergogna” svedese, con conseguente eliminazione dai Mondiali 2018, la Nazionale italiana di calcio è tornata a disputare un match ufficiale nella neonata Nations League. Un pareggio sofferto per 1-1 contro la Polonia: per come si era messa e per quanto visto in campo, un punto di platino. In meno di un anno la crisi non poteva di certo evaporare: sarebbe stata un’utopia. Restano i medesimi problemi dello scorso mese di novembre, in alcuni casi anche peggiorati. Serviranno tempo (tanto…) e pazienza per provare ad uscire da questa lunga notte senza luna.

MANCANZA DI TECNICA

Inutile girarci attorno: l’Italia attuale è una squadra abbastanza scarsa, diciamo pure di seconda o terza fascia in ambito internazionale (il 21° posto nel ranking FIFA non mente…). Se i fuoriclasse non fanno ormai capolino nel Bel Paese da ormai 10 anni (gli ultimi sono stati Totti e Del Piero), molti calciatori denotano proprio degli evidenti limiti tecnici. Abbiamo assistito a passaggi sbagliati a ripetizione, lanci lunghi completamente fuori misura e, soprattutto, all’incapacità di riuscire a gestire con calma il pallone di fronte al pressing avversario. Lo stesso Jorginho, pietra angolare del Chelsea di Maurizio Sarri e presunto ‘Messia’ della mediana azzurra, non è riuscito a prendere per mano la squadra, propiziando anzi la rete del vantaggio polacco con una sanguinosa palla persa al limite dell’area.

MANCANZA DI PERSONALITA’

Se ti manca la tecnica, devi sopperire con carattere e personalità. Ce lo ha insegnato a carissimo prezzo la Svezia. Ieri, tuttavia, si è vista una Nazionale abulica, palesemente ancora oppressa dai fantasmi della mancata qualificazione ai Mondiali. Un fardello difficile da debellare, rimasto nella mente dei giocatori, anche di quelli che non erano presenti nella serata di San Siro. Sulle seconde palle erano sempre i polacchi ad arrivare per primi ed è mancata quella foga agonistica necessaria per prevalere su un avversario solido, ma tutt’altro che trascendentale. Solo gli innesti tardivi di Belotti e Chiesa hanno mutato lo scenario: con loro l’Italia ha ritrovato almeno un barlume di energia dopo non essere mai riuscita a tirare in porta per 70 minuti…

TITOLARI IN NAZIONALE, RISERVE IN CAMPIONATO

Roberto Mancini, alla vigilia della partita, si era lamentato per lo scarso utilizzo dei giocatori italiani in Serie A. Se gli azzurri non giocano, è perché non lo meritano, inutile far finta di niente o credere il contrario. Il problema sta alla base: non abbiamo più i maestri che formano i bambini sin dalla più tenera età. La ricerca esasperata della tattica hanno minato i fondamentali tecnici dei calciatori italiani, che quasi sempre hanno anche meno ‘fame’ e voglia di emergere rispetto agli stranieri. Ieri il ct jesino ha schierato titolari Zappacosta, Gagliardini e Pellegrini, tutte riserve nei rispettivi club. I tre hanno sfoderato una prestazione insufficiente che, di fatto, non ha meravigliato sul perché questi elementi trovino poco spazio in Campionato.

SCELTE SBAGLIATE DEL CT

Con il poco materiale umano a disposizione, Mancini non può permettersi di commettere errori. Invece con la Polonia il ct ha schierato una formazione con diverse falle. Viene da chiedersi come sia stato possibile non schierare dal primo minuto Federico Chiesa, forse l’unico talento vero attuale nel panorama tricolore. Lorenzo Insigne è risultato come di consueto prevedibile, con l’ormai classico movimento a rientrare sul destro che le difese di tutto il mondo conoscono e senza mai riuscire a saltare l’uomo. Giampiero Ventura fu messo alla gogna per non aver schierato l’ala del Napoli contro la Svezia: siamo sicuri che sarebbe cambiato qualcosa?
Gli errori più madornali hanno riguardato il centrocampo. Perché schierare due giocatori con pochi minuti nelle gambe come Pellegrini e Gagliardini e non Benassi e Barella che in Serie A si sono rivelati tra i più brillanti, tra l’altro trovando anche la via del gol?
Sono oggettivamente poche le opzioni di Mancini sulla corsia di destra. Zappacosta ha sofferto costantemente in fase difensiva e senza mai riuscire a spingere con continuità. L’alternativa sarebbe Manuel Lazzari, terzino della SPAL che deve ancora debuttare in azzurro: difficile che il ct lo rischi contro il Portogallo.

BALOTELLI 

La terza (e forse ultima) occasione in Nazionale è iniziata nel peggiore dei modi per ‘Super Mario’. L’attaccante bresciano ha camminato per lunghi tratti, senza andare incontro ai compagni e subendo il puntuale anticipo dei difensori polacchi. Sostanzialmente non ha quasi mai visto la palla. Il problema al flessore non può rappresentare un alibi. La carriera di Balotelli racconta di un buon giocatore, ma ben distante dall’idea di fuoriclasse che molti si erano prefigurati qualche anno fa. Non è un caso se il 28enne bresciano militi ormai da 3 stagioni in un club di seconda fascia francese come il Nizza, ignorato non solo dalle big d’Europa, ma anche dalle stesse compagini di Serie A. La rinascita italiana non può di certo poggiare le fondamenta su Balotelli.

federico.militello@oasport.it





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Foto: Osypov/Shutterstock.com

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