MotoGP
MotoGP, GP Aragon 2018: la crisi della Yamaha e i dubbi di Valentino Rossi. Altri due anni di contratto: il Dottore resterà senza poter vincere?
La Yamaha non vince un Gran Premio in MotoGP da esattamente 23 gare. L’ultimo rappresentante della scuderia di Iwata a salire sul gradino più alto del podio di una gara fu Valentino Rossi, ad Assen, più precisamente 450 giorni fa. Una vera e propria eternità. Un digiuno simile non si vedeva dal lontano 2002-2003 quando Carlos Checa e Marco Melandri (ed in precedenza Max Biaggi) rimasero a bocca asciutta per 18 volte consecutive. Niente a che vedere, comunque, con la crisi nera attuale che ha attanagliato il team nipponico.
E, se all’epoca i piloti non erano di primissimo lignaggio, negli ultimi due anni in Yamaha corrono un giovane talento emergente come Maverick Vinales (che nella scorsa stagione tre corse le ha vinte) ed un nove volte campione del mondo come Valentino Rossi. Già, Valentino Rossi. 39 anni e non sentirli. Il “Dottore”, nonostante le difficoltà della sua M1 sta disputando una delle sue migliori stagioni di quest’ultima decade, senza errori marchiani e strappando sempre il massimo dalla sua moto. Ma, detto questo, la mancanza di competitività della Yamaha è un vero e proprio allarme per chi, come il pilota di Tavullia, si accinge a disputare le ultime due annate della sua illustre carriera.
La domanda è inevitabile: Valentino Rossi rischia di chiudere con la MotoGP senza una moto alla sua altezza? L’involuzione tecnica attuale della casa di Iwata è allarmante e il numero 46 più famoso del mondo rischia seriamente di non poter più muovere la casella riguardante le vittorie della sua carriera. 115 sono, e 115 potrebbero rimanere. Ovviamente si tratta di un discorso estremo, ma il pesarese quando ha firmato il suo ultimo prolungamento di contratto con la Yamaha sperava di essere in ben altra situazione.
La moto, la sua amata M1, non va. Non è una novità, certo, ma l’ultima gara di Misano è stata forse la peggiore di questo filotto di insuccessi. Non tanto perchè Vinales e Rossi sfioravano il gap di un secondo al giro in gara, quanto perchè la loro moto tra prove e domenica ha fatto il proverbiale “passo del gambero”. Il loro mezzo si è confermato indietro anni luce rispetto a Honda e Ducati in fatto di elettronica e, inoltre, di essere troppo suscettibile in base a temperature o grip dell’asfalto.
Già un anno fa queste criticità erano state segnalate, con forza, da Valentino Rossi, che sperava nella moto 2018 per ripartire, dopo un 2017 con pochi guizzi. Se possibile, invece, la casa madre giapponese ha prolungato l’harakiri presentando una M1 che solamente in un paio di gare ha fatto vedere davvero di poter competere per la vittoria. L’aspetto più preoccupante, però, rimane sempre l’elettronica. Tra Yamaha ed i maggiori rivali il gap è siderale. Honda e Ducati, infatti, hanno costruito un corposo vantaggio nel corso delle ultime stagioni e continuano a crescere. La Yamaha è ferma al palo e sempre letteralmente in alto mare.
La direzione intrapresa è ovviamente errata, ma a Iwata non ne hanno più azzeccata una, nemmeno provando a stravolgere il loro progetto. A questo punto, quindi, quali sono gli orizzonti per il “Dottore”? A rigor di logica tutto è rimandato al 2019, per cui nelle prossime uscite (a meno di situazioni particolari) le chance di vincere saranno ridotte al lumicino. La speranza del pilota di Tavullia è che i progettisti giapponesi siano in grado di plasmare una nuova M1 che, quantomeno, possa risultare meno problematica e maggiormente performante a livello di motore.
A livello di elettronica i passi da compiere sono numerosi, e notevoli, e tutt’altro che semplici da realizzare. Rossi lo sa, ed è consapevole che i suoi ultimi due campionati in MotoGP potrebbero essere molto simili a quanto si sta vedendo ora. La gloriosa epopea del numero 46 rischia di andare a concludersi in una maniera non certo degna del suo nome. La pressione sulle spalle della Yamaha è incredibile e i prossimi mesi saranno decisivi, con una domanda che caratterizzerà tutta la MotoGP. Quando rivedremo Rossi sul gradino più alto del podio di una gara?
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Valerio Origo