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Ryder Cup 2018: la squadra dell’Europa ai raggi X. Da Francesco Molinari a Tommy Fleetwood i profili dei 12 di Thomas Bjorn
Primo approdo in Francia per la Ryder Cup: mancano pochi giorni all’evento che, ogni due anni, catalizza le attenzioni del golf mondiale, ma soprattutto di quello europeo e americano. Da quando la sfida è stata allargata da Gran Bretagna prima e Gran Bretagna più Irlanda poi all’Europa intera, e cioè nel 1979, il Vecchio Continente ha vinto, o si è tenuto la coppa, in undici delle ultime diciannove edizioni.
Andiamo a vedere, uno per uno, i dodici membri del team europeo che saranno alle dipendenze del capitano Thomas Bjorn.
FRANCESCO MOLINARI – Sicuramente il miglior giocatore europeo dell’anno, con la sua prorompente ascesa anche sul tour americano. In venti giorni il torinese prima si è portato a casa il Quicken Loans National, nel Maryland, e poi è diventato il primo italiano a vincere il mitico Open Championship, l’unico Major al di qua dell’Oceano, che ha visto trionfare un po’ tutti i grandissimi di questa disciplina. Per lui questa è la terza Ryder Cup dopo le chiamate del 2010 (assieme al fratello Edoardo) e del 2012, in cui pareggiò con Tiger Woods nell’ultimo singolo del miracolo di Medinah. Al recente Tour Championship è rimasto un po’ defilato, ma è possibile che non fosse quello il suo reale obiettivo.
JUSTIN ROSE – Il campione olimpico di Rio 2016 arriva lanciatissimo, dopo aver portato a casa la FedEx Cup nello stesso torneo in cui Tiger Woods ha ufficialmente decretato la propria rinascita. Per lui una sola vittoria quest’anno: il prestigioso Fort Worth International sul PGA Tour. Ottimi i suoi risultati anche nei Major: mai oltre la ventesima posizione, è arrivato decimo agli US Open e secondo in coabitazione all’Open Championship. Per lui questa è la quinta Ryder Cup, ma l’emozione più grande l’ha vissuta con l’ormai mitico putt lunghissimo della buca 17 a Medinah sei anni fa, contro un certo Phil Mickelson.
TYRRELL HATTON – Comincia con Hatton la carrellata degli esordienti in questa Ryder, che nella quota europea sono cinque. Due volte vincitore dell’Alfred Dunhill Links Championship e re dell’Open d’Italia 2017, non ha vinto nessun torneo quest’anno, ma si è spesso ben distinto: terzo a Dubai e in Messico, sesto agli US Open e decimo al PGA Championship. Farà parte di un nutrito gruppo di sudditi della Regina, visto che ce ne sono sei (cinque inglesi più Rory McIlroy, che è dell’Irlanda del Nord).
TOMMY FLEETWOOD – Esordio nella coppa anche per lui, che ha sfiorato la vittoria agli US Open, cedendo soltanto a Brooks Koepka. Fleetwood, nell’anno in corso, ha vinto ad Abu Dhabi, dove ha confermato il successo ottenuto lo scorso anno. Ha inoltre raccolto sei ulteriori piazzamenti nelle prime dieci posizioni: una costanza che gli è valsa l’entrata nel team della Ryder direttamente dalla lista punti europea, senza bisogno di altri aiuti.
JON RAHM – Prima esperienza in Ryder Cup anche per lo spagnolo, il più giovane membro del team europeo con i suoi 23 anni. Pur essendo basco di nascita, Rahm vive da tempo negli Stati Uniti, ed è per questo che divide in modo piuttosto equo le presenze sul tour americano e quelle sul tour europeo. Quest’anno è arrivato quarto in due Major su quattro; ha inoltre vinto il CareerBuilder Challenge al di là dell’Oceano e l’Open di Spagna nel mese di aprile. Dal 2017 è costantemente tra i primi dieci della classifica mondiale.
RORY MCILROY – L’ex numero uno del mondo cerca nuove soddisfazioni a sud di Parigi, dopo un periodo non felicissimo in cui ha fatto fatica a ingranare. Quinto all’Augusta Masters e secondo all’Open Championship, il nordirlandese si è aggiudicato quest’anno l’Arnold Palmer Invitational a Bay Hill, dimostrando di non aver smarrito ciò che, nel 2014, lo portò a essere per distacco il più forte giocatore del pianeta. Per lui questa è la sua quinta Ryder Cup: nelle precedenti edizioni si è spesso ben distinto.
ALEX NOREN – Esordio in Ryder per il giocatore svedese, che al momento nel ranking mondiale occupa il 18° posto (migliore del connazionale Henrik Stenson, che qualcosina in carriera l’ha vinta). Noren, nell’anno in corso, ha vinto l’Open di Francia ed è andato molto vicino a fare lo stesso nel Farmer Insurance Open, venendo sconfitto da Jason Day nel playoff a tre che comprendeva anche Ryan Palmer. Può fare molto bene nel match play, come ha dimostrato nella dedicata tappa dei World Golf Championships, dove ha chiuso terzo.
THORBJORN OLESEN – Anche per lui si tratta di una prima assoluta nella coppa più famosa del golf. Il suo è stato un buonissimo anno, il cui culmine si è realizzato nella vittoria dell’Open d’Italia davanti a Francesco Molinari. Gli è mancato il grande risultato in un Major, ma ha compensato col terzo posto al Bridgestone Invitational, che non è proprio da buttare via. Si è preso il posto nella squadra europea senza dover passare dalle wild card a disposizione del connazionale capitano.
SERGIO GARCIA – Lo spagnolo è il primo dei quattro giocatori chiamati da Thomas Bjorn in ragione delle scelte a propria disposizione. Garcia quest’anno ha vinto un torneo sul tour asiatico, a Singapore, trovando però una stagione disastrosa a livello di Major, in cui mai ha superato il taglio. Sembra aver recuperato un po’ di forma col settimo posto in Portogallo, ma gli servirà tutta l’esperienza possibile in questa che è la nona volta che fa parte del team europeo.
PAUL CASEY – Chiamata sostanzialmente sacrosanta per l’inglese, ancora sulla cresta dell’onda quest’anno con la vittoria nel Valspar Championship a Palm Harbor, in Florida. Secondo al Travelers Championship quest’anno, Casey viene direttamente dagli States, dove ha chiuso undicesimo il Tour Championship. Torna a dieci anni di distanza dall’ultima esperienza nella Ryder, in cui si è immerso per tre volte dal 2004 al 2008.
IAN POULTER – Non poteva mancare per nessuna ragione un autentico simbolo della Ryder Cup. Ian Poulter è uno di quelli che nel team europeo serve sempre, per la personalità con cui ha sempre affrontato la competizione. Memorabili i suoi duelli col pubblico a Medinah, con cui si è semplicemente caricato per dare una delle tante scosse che hanno consentito all’Europa di portare a termine quell’incredibile rimonta. Quest’anno è tornato a vincere un torneo dopo sei anni, a Houston in aprile, ma con uno come Poulter questa considerazione vale relativamente. Per lui è la sesta esperienza nella coppa, in cui vanta anche una ulteriore presenza come vice-capitano.
HENRIK STENSON – Difficile fare a meno dell’uomo che, nel 2016, diede vita a uno straordinario duello con Phil Michelson all’Open Championship, vincendolo. Quest’anno non è mai andato al podio su nessuno dei tour esistenti (miglior risultato un quarto posto all’Arnold Palmer Invitational), però un paio di buoni risultati nei Major li ha ottenuti: quinto all’Augusta Masters e sesto agli US Open. Resta da capire in quale condizione di forma affronterà la sua quinta volta nella tre giorni di golf più nota del mondo.
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federico.rossini@oasport.it
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Credits: Valerio Origo