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US Open 2018: la resistenza di Nadal, quelle occasioni perse da Khachanov, il quinto set di Anderson, il dominio di Serena Williams nel derby familiare
Una giornata così non se l’aspettava nessuno. La storia degli US Open 2018, forse, ha già regalato un match che si candida a diventare quello che gli americani chiamano “instant classic”, quello tra Rafael Nadal e Karen Khachanov, in buona parte anche per merito del russo.
Quattro ore e 22 minuti: tante ne sono servite a Nadal per battere Khachanov. Il russo, però, ha le sue recriminazioni da fare: nel secondo set è stato prima sul 4-2, poi sul 5-4 e servizio, ma non è mai arrivato a set point ed alla fine ha perso il parziale. Nel tie-break del terzo, invece, sono stati decisivi i suoi tre doppi falli più del più di un paio di punti oltre la norma dello spagnolo (in particolare l’ultimo, uno scambio lungo 39 tiri). Eppure Khachanov il carattere l’ha avuto, perché non si fa per caso il break a zero contro Nadal che serve per il match e non si arriva per caso a un punto dalla disputa del quinto set. Il numero 1 del mondo questa partita l’ha vinta, ma ci ha messo quasi quattro ore e mezza e di un po’ di recupero avrà bisogno; all’attuale numero 26 del raking mondiale vanno gli applausi, ma è certo che sarà lui stesso a lavorare su quei dettagli che avrebbero potuto cambiare la partita.
Superato il capitolo Nadal-Khachanov, c’è anche altro materiale offerto dalla giornata. Basta cercare alla voce Kevin Anderson: chi già pregustava un altro quarto turno nella Grande Mela di Shapovalov dovrà aspettare un anno, perché il sudafricano gli ha negato una nuova vittoria in cinque set dopo quella contro Andreas Seppi, avanzando quasi nel silenzio generale, ma con passo costante e dimostrando di valere quella classifica che proprio a New York ha iniziato a costruire 365 giorni fa. C’è anche la questione di Dominic Thiem, che per tre set rischia grosso contro Taylor Fritz, prima di chiudere in quattro. Gli ottavi di Nikoloz Basilashvili, invece, sono i primi di un georgiano in uno Slam dal 2006: allora era in circolazione un cavallo pazzo rispondente al nome di Irakli Labadze, perfettamente capace di entrare e uscire dalle partite in un attimo.
La notte ha infine risposto ad alcune domande. Juan Martin Del Potro è pronto per lanciare il suo nuovo assalto all’America, come testimonia il bel successo contro Verdasco. Chi ancora deve carburare un po’ è Stan Wawrinka, che nonostante la sconfitta (che ci sta) contro Milos Raonic ha comunque di che esser soddisfatto, specialmente dopo aver battuto (un’altra volta) Dimitrov. Per il canadese ora ci sarà John Isner: la domanda da fare non dovrebbe essere “quanti ace faranno?”, ma “su quante palle si giocherà e su quante seconde potranno avventarsi i giocatori?”. E poi c’è Borna Coric, anche lui al primo ottavo Slam, anche se la prospettiva di questo Del Potro lo aiuta ben poco.
Passando al tabellone femminile, il programma prevedeva la trentesima sfida tra le sorelle Williams. La partita, e un po’ c’era da aspettarselo visto il cammino delle due, non ha avuto storia alcuna: Serena ha stravinto sull’onda dei 34 vincenti realizzati. Sembra evidente che la più giovane delle Williams stia cercando di imporsi all’attenzione generale quale reale favorita del torneo al di là della sua testa di serie numero 17 attuale. Avrà l’ottavo di finale contro Kaia Kanepi, che ha spento le speranze di Rebecca Peterson (che però ha dato segni di vita e lotta), è l’unica in tutta la parte alta ad esser arrivata tanto avanti senza testa di serie, ma soprattutto è una giocatrice che Serena conosce bene, visto che entrambe girano nel circuito da tantissimo tempo. L’ultimo loro confronto, ironia della sorte, è stato un altro ottavo di finale a New York: era il 2014.
Detto delle Williams, il tabellone femminile ha visto anche stavolta una penuria di sorprese, anche se tra le poche capitate finora ci sono quelle più fragorose, e cioè le uscite di scena della numero 1 e della numero 2. I riflettori si erano accesi su Stephens-Azarenka, ma Sloane ha ben chiara in testa l’idea di difendere nel migliore dei modi i 2000 punti raccolti con la vittoria dello scorso anno e non è in vena di concessioni, meno che mai alla bielorussa (e presumibilmente nemmeno alla Mertens, avversaria degli ottavi), comunque in miglioramento. Chi va avanti a fari spenti è un’Elina Svitolina che sembra, per il momento, poter dare una seria scossa a una stagione che la vede da mesi (da dopo il successo a Roma, per la precisione) in difficoltà quando si tratta di fare grandi risultati. Giocherà con la Sevastova, che aveva raggiunto i quarti un anno fa: sarà il test più importante dell’ucraina fino ad ora. Infine, Ashleigh Barty ha superato Karolina Muchova. Che la prima sapesse giocare d’attacco era noto, che la seconda fosse capace di un gioco ancor più spinto verso la rete l’ha scoperto il mondo grazie alla partita in cui ha superato la Muguruza. Per l’australiana ci sarà ora Karolina Pliskova, che ha controllato Sofia Kenin, ed è forse questo il match della parte alta del tabellone che potrà offrire più spunti per l’incrocio tra necessità di difendere i quarti della ceca e voglia di sbocciare definitivamente dell’aussie.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: Alesso Marini