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Volley, Mondiali 2018: Italia, è il capolinea di una generazione? Questo gruppo può arrivare a Tokyo, ma il futuro inquieta. Mancano i ricambi e schiacciatori all’altezza

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L’Italia non è riuscita ad andare oltre il quinto posto ai Mondiali 2018 di volley maschile, un risultato che migliora sì la disastrosa tredicesima piazza di quattro anni fa ma che certamente non può soddisfare questa Nazionale e tutto il Paese che l’ha supportata. Tutti si aspettavano di salire sul podio, di lottare per le medaglie, magari di provare addirittura a battagliare per il bersaglio grosso considerando anche che si giocava in casa e invece ci siamo arenati nella Final Six, surclassati da Serbia e Polonia che ci hanno soppiantati in lungo e in largo, annichilendo la nostra flebile resistenza che poco ha potuto a certi livelli internazionali.

Rispetto alle Olimpiadi di Rio 2016, dove conquistammo la medaglia d’argento perdendo la Finale contro il Brasile, erano cambiati soltanto i centrali (e a sorpresa non sono stati il punto debole in questa manifestazione) oltre a due anni in più sulle carte d’identità di tutti gli altri elementi. Purtroppo, però, ci siamo bloccati sul più bello, proprio quando bisognava spiccare il volo e continuare a sognare: essere eliminati in questo modo fa malissimo e forse le due serate del Pala Alpitour di Torino rappresentano il capolinea di questa generazione.

Sono cambiati alcuni elementi e gli allenatori ma negli ultimi sei anni siamo saliti due volte sul podio ai Giochi, abbiamo conquistato due medaglie continentali e concluso un Mondiale al quinto posto anche se non mancano le delusioni come delle fallimentari World League/Nations League e gli ultimi Europei. Il gruppo non è più così giovane, eccezion fatta per Simone Giannelli con i suoi 22 anni: Ivan Zaytsev compirà 30 anni tra tre giorni, Osmany Juantorena ha già spento le 33 candeline e ha dato il proprio addio alla Nazionale (salvo ripensamenti), Massimo Colaci ha già salutato le 33 primavere.

Si può provare ad arrivare fino alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (ma bisogna qualificarsi, missione non così semplice con i vari tornei che scatteranno dal prossimo anno) ma poi il futuro non sembra così roseo. Anzi. Abbiamo delle enormi difficoltà tra gli schiacciatori: Filippo Lanza stenta a decollare, ci siamo affidati al buon Gabriele Maruotti che però non può fare la differenza in certi contesti, Luigi Randazzo con i suoi 24 anni può essere una carta valida ma deve crescere ancora tanto, Oleg Antonov non può essere una garanzia, i ragazzi provenienti dalle giovanili poi non trovano spazio in campionato e il nostro reparto di banda è in sofferenza cronica.

Questo problema è sotto la luce del sole già da tempo, semplicemente riemerge con tutta la sua forza perché Juantorena ci abbandonerà. La soluzione immediata ci sarebbe: spostare Ivan Zaytsev da schiacciatore ma sappiamo tutti quanto è difficile, lo Zar si è sacrificato per due anni a Perugia in questo ruolo e non sarà semplice convincerlo a giocare nuovamente in posto 4. Poi l’opposto titolare diventerebbe il giovane Gabriele Nelli (su cui si può puntare) oppure bisognerebbe ritornare nuovamente da Luca Vettori, quest’estate assente per ritrovare la forma migliore, in attesa dell’esplosione definitiva di Andrea Argenta.

Bisognerà trovare anche un libero per il post Colaci (Fabio Balaso riuscirà a fare un salto di qualità?), fortunatamente i centrali Daniele Mazzone e Simone Anzani sembrano avere trovato la loro giusta dimensione. Non è allarme a luce rossa ma ci sono dei chiari campanelli e vanno seriamente ascoltati per trovare delle soluzioni importanti: bisognerebbe imparare dal calcio, la mancata qualificazione ai Mondiali 2018 è stato frutto dell’adagiarsi sugli allori e del volere nascondere i mali del movimento. Più spazio agli atleti italiani e giovani in SuperLega per farli crescere e cercare di renderli competitivi anche in ottica Nazionale perché la maglia azzurra è il vero motore di questo sport, i palazzetti pieni e i dati d’ascolto in tv parlano chiaro…

 





Foto: Valerio Origo

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1 Commento

  1. Luca46

    29 Settembre 2018 at 14:11

    In questi anni le abbiamo provate tutte. Non so sinceramente quale sia la strada. Io credo che in panchina serva un tecnico con autorità e pelo sullo stomaco. Questo mondiale è stato uno sfacelo. Più che a soluzioni tecniche io penserei prima a come dare una svolta dal punto di vista mentale. Credo che sia palese che questi giocatori non riescano a rendere per quanto valgono. Le partite con Serbia e Polonia sono state disarmanti. Non mi verrete a dire che quello è il nostro reale valore. Probabilmente ci sono tanti piccoli dettagli da sistemare.

    • Federico Militello

      29 Settembre 2018 at 14:55

      No, non era il nostro reale valore.

  2. Nany74

    29 Settembre 2018 at 12:57

    …è il solito lunghissimo discorso, affrontato mille volte e terminato con la stessa considerazione: troppa politica genera ansia da vittoria immediata e quindi niente progetti pro nazionale. Non so se potrebbe essere una valida iniziativa quella di partire dalle nazionali juniores (quelle che vincono di tutto e di più, per intenderci…) e portare avanti un progetto stile Mencarelli anche per il maschile. Probabilmente il CT che avanza questa ipotesi verrà immediatamente fucilato, ma almeno provarci…cosa abbiamo da perdere?

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