Seguici su

Ciclismo

Ciclismo, l’Italia preoccupa. Moscon a parte, a Innsbruck la Nazionale più vecchia di sempre

Pubblicato

il

Un’età media di 32,5 anni non può che preoccupare un po’ in vista del futuro. La Nazionale di ciclismo schierata da Davide Cassani ai Mondiali di Innsbruck su uno dei percorsi più duri degli ultimi venti anni è stata tra le più vecchie di sempre. Una squadra carica di esperienza, fondamentale per altimetrie di questo tipo (basti pensare a colui che ha vinto, Alejandro Valverde, che di candeline ad aprile ne ha spente 38), ma alla quale è mancata brillantezza proprio negli ultimi 15 chilometri, quando serviva stare davanti.

Non a caso l’unico che è rimasto con i migliori e che ha rischiato di andarsi a giocare la maglia iridata è stato colui che di gran lunga è il più giovane in rosa: Gianni Moscon. Il 24enne trentino sarà il punto su cui ripartire dal 2019, un lampo di luce in una giornata nella quale si poteva fare poco di più al cospetto dei rivali visti in gara: l’atleta del Team Sky è ormai una certezza e sembra essere pronto per il grande salto di qualità. In tanti sono pronti a scommettere che Moscon da qui al prossimo anno possa riuscire a vincere una Classica Monumento, magari già il 13 ottobre al Giro di Lombardia.

Preoccupa però il poco ricambio generazionale. In generale, nell’ultimo lustro al Bel Paese stanno venendo a mancare i giovani su ogni campo. Nelle corse a tappe ci sono i soli Vincenzo Nibali e Fabio Aru (da ritrovare al più presto, visti i 28 anni) a portare in alto la bandiera tricolore, nelle classiche delle pietre a parte il già citato Moscon non sembra intravedersi nessuno sprazzo di luce, tante delusioni anche nelle Ardenne in questa stagione (c’era tanta attesa su Diego Ulissi che non ha però confermato le premesse dopo il passaggio da professionista). L’unico campo che sembra viaggiare piuttosto bene è quello delle volate, spinto da un Elia Viviani che è veramente al top mondiale.

Anche quest’anno negli under 23 l’Italia ha faticato e non poco, non centrando neanche la top-10. Colpa di un sistema che non funziona come nelle altre nazioni: rimanendo dilettanti gli atleti azzurri non riescono a testarsi al meglio con il mondo del professionismo e quando approdano tra i grandi trovano tantissime difficoltà nel compiere l’atteso salto. C’è bisogno di una svolta, gli anni passano e l’ultimo titolo iridato resta quello di Alessandro Ballan, nella lontana Varese 2008.

 





gianluca.bruno@oasport.it

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

Foto: Valerio Origo

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità