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Ciclismo, Vincenzo Nibali ripartirà più forte di prima. Giro d’Italia 2019 e Olimpiadi di Tokyo 2020 nel mirino

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Per carattere non lo ammetterà mai. Ma Vincenzo Nibali sta soffrendo come un’anima in pena. Doveva essere il suo anno, il suo Mondiale. Ha vinto tutto il 33enne messinese: Giro d’Italia (2 volte), Tour de France e Vuelta di Spagna, oltre a Classiche Monumento come Milano-Sanremo e Giro di Lombardia (2). Una carriera già leggendaria, unico corridore nel Nuovo Millennio capace di trionfare sia nelle grandi corse a tappe sia nelle corse di un giorno. Un corridore completo d’altri tempi, lontano dall’esasperata ricerca attuale della specializzazione e consapevole che coraggio, istinto ed inventiva possano ancora prevalere in un mondo dove la ricerca scientifica e lo studio tattico a tavolino la fanno sempre più da padroni.

Enzo sta male perché, in ormai un decennio a livelli supremi nel ciclismo professionistico, gli manca solo l’affermazione più attesa e desiderata: quella con indosso la maglia azzurra. Il rapporto tra Nibali e la Nazionale sembra quasi maledetto. Nel Mondiale 2013 di Firenze, adatto alle sue caratteristiche, sprecò energie preziose a causa di una caduta. Alle Olimpiadi di Rio 2016 era addirittura lanciato verso la medaglia d’oro, quando il sogno si infranse ancora una volta per una caduta in discesa. L’occasione buona sembrava quella della rassegna iridata di Innsbruck, con un percorso mai così adatto alle doti dello Squalo. Come sappiamo, il siciliano ha visto compromessa la sua stagione già il 20 luglio al Tour de France, quando uno scellerato tifoso lo fece cadere nel corso della scalata dell’Alpe d’Huez.

Per quanto si possa essere razionali e riflessivi, non è facile metabolizzare ed accettare che i nostri obiettivi e le nostre aspettative vengano meno per cause a noi non imputabili. E’ proprio questo lo stato di Vincenzo Nibali: non si dà pace perché avrebbe almeno voluto provarci, giocarsela fino in fondo con il suo vero potenziale. Non è stato possibile per un destino beffardo che sembra perseguitare lo Squalo quando di mezzo c’è la casacca dell’Italia.

Guardare oltre diventa ora la sola ed unica medicina. Il capitano della Bahrein-Merida parteciperà al Giro di Lombardia, sicuramente in una condizione migliore rispetto al Mondiale. Il mirino dovrà poi spostarsi al 2019. In primis il fuoriclasse italiano dovrà svolgere una preparazione maniacale in inverno, preservando anche quella schiena che, dopo la frattura della vertebra e la conseguente operazione post-Tour, potrà sempre dare qualche problemino.

Non sono ancora noti i piani per il prossimo anno, ma non ci risulta difficile ipotizzare che lo Squalo voglia tornare al Giro d’Italia. C’è un record storico da provare a battere. Nel 1955, infatti, Fiorenzo Magni fu il più ‘anziano’ vincitore della Corsa Rosa a 34 anni, 6 mesi e 29 giorni. Nibali taglierà il traguardo delle 34 primavere il prossimo 14 novembre e dunque, qualora riuscisse ad agguantare la maglia rosa per la terza volta, riuscirebbe ad infrangere un primato che resiste dall’epoca del ciclismo post-bellico.

Il successo iridato dello spagnolo Alejandro Valverde a 38 anni, ma anche in passato i trionfi di Chris Horner alla Vuelta (41 anni) o quello più datato dell’olandese Joop Zoetemelk ai Mondiali del 1985 (aveva quasi 39 anni), dimostrano come nel ciclismo una carriera lunga e longeva sia possibile. Non è escluso, dunque, che Nibali abbia dinanzi a sé altre 3-4 stagioni per ambire ancora a traguardi importantissimi. Magari anche alle Olimpiadi di Tokyo 2020, dove il percorso, ancora una volta, arriderà agli scalatori, forse ancora di più che a Innsbruck. E chissà che lo Squalo non riesca finalmente a spezzare la maledizione azzurra.

federico.militello@oasport.it





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Foto: Valerio Origo

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