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F1, analisi GP Giappone 2018: a Suzuka l’ennesimo capitolo della “serie infernale” della Ferrari, i motivi di un crollo inesorabile

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Era il 22 luglio, appena 77 giorni fa. Sebastian Vettel stava comandando senza alcun problema il Gran Premio di Germania. Partiva con 8 punti di vantaggio in classifica su Lewis Hamilton dopo la splendida vittoria di Silverstone e, soprattutto, con 13 posizioni di margine nei confronti dell’inglese che aveva chiuso il suo sabato già nella Q2. La corsa di Hockenheim stava andando come il padrone di casa sognava, tutto ok, fino al famigerato giro numero 51. La pioggia che sopraggiunge e rende l’asfalto viscido, e Vettel, comodamente in fuga, sbaglia l’ingresso alla curva Sachs e finisce contro le protezioni. Gara finita ma, non sapevamo all’epoca, che anche il Mondiale 2018 nel suo complesso fosse terminato proprio in quella curva del Motodrom. 

In questi 77 giorni, infatti, è successo davvero di tutto in casa Ferrari, incominciando dalla (non trascurabile) morte di Sergio Marchionne appena tre giorni dopo il ko di Vettel. Scuderia e piloti hanno dato subito l’impressione di essersi persi, non azzeccandone più nemmeno una e, ad onor del vero, non venendo nemmeno aiutati dalla Dea Bendata.

La serie infernale, citando un capolavoro di Agatha Christie, iniziata in Germania, non si è mai più conclusa. In Ungheria, per esempio, la pioggia arrivata nel Q3 della qualifica (e solamente in quei minuti) rende vano il margine di prestazioni delle Rosse e regalano un altro successo a Lewis Hamilton che, non dimentichiamolo, era riuscito nell’impresa anche a Hockenheim. A quel punto il distacco in classifica si dilata fino a 21 lunghezze, procurando a Vettel una sosta agostana ricca di dubbi e incertezze. La vittoria in Belgio del tedesco, favorita dal sorpasso al Kemmel dopo la Safety Car (con uno strapotere di potenza che non si è più visto) sembra fare tornare il sereno in casa Ferrari, dopo che, ancora una volta, la pioggia aveva baciato in fronte Hamilton, portandolo fino alla pole position.

Si arriva a Monza. Grandi aspettative ed attese per tifosi e piloti ferraristi. Guardando quella gara con gli occhi attuali, si potrebbe tranquillamente parlare di “pietra tombale” sulle residue chance di titolo per Vettel. L’ex Red Bull, infatti, si vede beffato in qualifica (ed al via) dal compagno di scuderia (al quale era stato appena annunciato che non sarebbe rimasto nel 2019) con uno scatto bruciante (ultimo guizzo di “Ice Man” in questa stagione) che lo porta a rispondere all’attacco di Hamilton alla variante della Roggia. Un errore pesantissimo, che costa al pilota nato a Heppenheim gara e punti di platino. L’inglese ringrazia e vince sfruttando l’aiuto di Bottas, scappando in graduatoria con 30 punti di gap.

Dopo il pugno da ko nella gara di casa, la Ferrari riponeva grande fiducia nel tracciato cittadino di Marina Bay. Il weekend di Singapore sembra confermarlo, con i due ferraristi che dominano la scena fino alla FP3. Ecco, il fine settimana delle Rosse, finisce in quel momento. In qualifica Hamilton sbarca da un altro pianeta e chiude il giro perfetto, con Vettel e Raikkonen che non vanno oltre la seconda fila. Da quel capolavoro il tedesco non si riprende più e, anche per colpa di un errore di strategia, conclude alle spalle anche di Max Verstappen. I punti in classifica diventano 40 e la parola “fine” è sempre più vicina.

Tocca, quindi, al Gran Premio di Russia. La pista di Sochi è posizionata sulle sponde del Mar Nero, un colore decisamente calzante con l’umore di Vettel e team. La SF71H, dopo mesi di strapotere a livello di motore, perde tutto il suo vantaggio e, anche a livello di gomme, prende una notevole “paga” nel confronto diretto con le Mercedes che, grazie ad un, ormai celeberrimo, ordine di scuderia, impacchetta il quinto titolo iridato per il suo numero 44. Tra Singapore e Russia sembra essersi rotto qualcosa, anche, negli ingranaggi del team, e il fine settimana di Suzuka lo conferma in maniera evidente. Vettel affronta la tre-giorni nipponica con la sensazione di chi non avrà molto da dire, mentre l’errore di strategia nella Q3 (con le gomme Intermedie montate mentre la pista era completamente asciutta) che ha fatto scatenare le ire e gli strali di Maurizio Arrivabene. Come se non bastasse nelle prime fasi di gara il tedesco finisce in testa-coda dopo un contatto con Verstappen e spreca l’ennesima occasione della sua annata.

In 77 giorni è cambiato tutto. Il mondo della Ferrari si è completamente ribaltato. Da un titolo possibile si è passati ad una vera e propria implosione sotto ogni punto di vista. La vettura (dopo la storia del doppio sensore) ha perso tutta la brillantezza della fase centrale della stagione, i piloti, o meglio il pilota, dato che Raikkonen è completamente sparito, è in piena confusione, quasi in mare aperto, e anche in seno al team c’è la sensazione che qualche testa verrà tagliata. Non c’è da girarci attorno. Questo 2018 si chiude con un fallimento fragoroso. Le speranze, e le possibilità, erano ben altre, mentre sembra che tutto andrà a chiudersi addirittura in largo anticipo. La Ferrari dovrà ricostruire il giocattolo e rimettere insieme cocci che, ora come ora, sembrano ben difficili da fissare. Sarà un lungo inverno a Maranello, e pensare che 77 giorni fa…

 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

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