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F1, GP Usa 2018: la Ferrari ha dilapidato un vantaggio tecnico evidente. Errori umani e di sviluppo: la Mercedes ringrazia e domina

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La Ferrari si appresta ad affrontare la doppietta Stati Uniti-Messico con il morale decisamente sotto i tacchi. Il Mondiale piloti 2018 è già ampiamente indirizzato verso Lewis Hamilton, mentre per quanto riguarda quello costruttori, i discorsi sono quasi chiusi e, di conseguenza, iniziano i processi all’interno della scuderia di Maranello. A differenza della scorsa annata, tuttavia, c’è la netta sensazione che mai come in questa occasione il team con il Cavallino Rampante debba recitare, anche, il Mea Culpa per un risultato finale che poteva essere assolutamente differente.

I motivi per rammaricarsi in casa Ferrari sono molteplici. Si può tranquillamente parlare di errori dei piloti, sia Sebastian Vettel sia Kimi Raikkonen, errori di strategia (anche pensando alla tempistica di Monza, gara cruciale per il campionato, per comunicare al finlandese che non sarebbe più stato su una Rossa nella stagione successiva) non ultimo in occasione delle qualifiche di Suzuka, fino al piano tecnico.

Sui primi due piani è già stato detto, e scritto, moltissimo. L’aspetto più preoccupante è che questi errori non sono novità ma, anzi, si ripropongono anno dopo anno, soprattutto a livello di scuderia. Per quanto riguarda Sebastian Vettel, invece, in questo 2018 ha vissuto una stagione con troppi alti e bassi e, contro rivali come Lewis Hamilton e la Mercedes non sono permessi, altrimenti non hai la minima chance di puntare al bersaglio grosso.

Tecnici ed ingegneri di Maranello sono stati in grado di presentare al via di Melbourne una vettura pronta a vincere, e che proseguiva nella scia della sua edizione precedente. L’unica, grande, novità riguardava il passo lungo ma, sin dai primi Gran Premi, la SF71H ha fatto capire di avere digerito la modifica e di poter sfidare ad armi pari la Mercedes. Di pari passo, inoltre, lo sviluppo della Power Unit dimostrava che il gap rispetto a quella della W09 si era ridotto in maniera sensibile. Anzi, nel cuore dell’annata, il motore ferrarista sembrava addirittura più potente e performante di quello dei rivali.

In quel momento si sono vissuti due aspetti decisivi, in pista e in fabbrica. Nei vari Gran Premi, infatti, Sebastian Vettel non riusciva a sfruttare il vantaggio tecnico nei confronti di Lewis Hamilton, per vari motivi, permettendo all’inglese di vincere in Germania, Ungheria, Monza e Singapore. A livello di stabilimenti, invece, la Ferrari si fermava, non riuscendo a migliorare ulteriormente il suo pacchetto, mentre in casa Mercedes, dopo aver tirato leggermente il freno, si è lavorato duramente ed accuratamente per riportare la W09 ai fasti di un tempo. Detto, fatto, e il gap tra la scuderia di Brackley e la Rossa si è nuovamente aperto. Lo si è visto in maniera netta a Sochi, ed è stato confermato anche a Suzuka.

Il finale di stagione che, nell’idea di Sebastian Vettel, doveva portare il tedesco all’affondo decisivo per puntare al quinto titolo iridato, vede invece l’ex Red Bull e la Ferrari leccarsi le ferite dopo un’annata nelle quale i sogni di gloria si sono sbriciolati in maniera fragorosa. Quando si sfidano rivali di tale livello non si può sbagliare nulla, a 360°. Pilota e team, invece, hanno sprecato troppo, soprattutto quando c’era l’occasione di farlo, ed è stato un vero e proprio peccato capitale.

 

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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