Formula 1
F1, la stagione anonima di Kimi Raikkonen. Eppure molte volte ha preceduto Sebastian Vettel all’arrivo…
Come si è visto, sempre più, in questi ultimi appuntamenti del Mondiale di Formula Uno 2018, per arrivare al titolo iridato non sempre è sufficiente la qualità di un pilota, in questo caso Lewis Hamilton. Talvolta, infatti, anche l’apporto del compagno di scuderia può fare la differenza. Valtteri Bottas, per esempio, è stato fondamentale per la causa-Mercedes a Monza e Sochi, proprio quando si è andato a chiudere ogni discorso per il campionato. Da un lato, com’è ben noto, abbiamo assistito al team di Brackley che le tentava tutte a livello di strategie e giochi di squadra, dall’altro la Ferrari che, invece, li subiva, non opponendosi in nessun modo.
La rincorsa al titolo iridato per Sebastian Vettel si è rivelata sempre più complicata, come ampiamente documentato, per demeriti suoi, ma non solo. L’apporto del suo compagno di box, Kimi Raikkonen, per usare un eufemismo, è stato deficitario. Anzi, spesso, il pilota finlandese ha corso pro domo sua (seppure senza mai centrare un gradino più alto del podio), come a Monza, quando al via tirò la staccata al tedesco, non permettendogli di prendere la testa della corsa. Un GP che, come ben sappiamo, è finito in maniera ben differente da quanto speravano i tifosi della Rossa.
Per fare un rapido calcolo, quando Sebastian Vettel ha vinto una gara (per cui in 5 occasioni) il suo compagno di scuderia non è andato mai a togliere punti al suo principale avversario per il titolo, Lewis Hamilton, terminando la gara alle sue spalle oppure ritirandosi come in Bahrein o Belgio. Quando la vittoria non è andata a Vettel o Hamilton (per cui in Cina, Montecarlo e Austria) in due occasioni “Ice Man” ha sottratto punti al tedesco, mentre nella terza ha chiuso alle sue spalle. Nelle occasioni nelle quali ha vinto Hamilton, invece, Raikkonen ha soffiato punti pesanti al compagno in tre occasioni, aggiungendo anche un ritiro in Spagna, mentre Vettel finì ko in Germania. In soldoni la seconda guida della Rossa ha dato una mano al suo capo-squadra in appena due occasioni sulle 17 corse disputate. Oggettivamente troppo poco, perfino in Canada, quando l’inglese (con il motore depotenziato) non andò oltre la quinta piazza, sua peggiore prestazione dell’anno (escludendo, ovviamente, il ritiro in Austria) ma il futuro pilota dell’Alfa Romeo Sauber chiuse sesto.
Troppo facile mettersi a fare calcoli con matita e taccuino per valutare cosa sarebbe accaduto in una occasione oppure in un’altra. Ha maggiore senso valutare l’andamento della Ferrari di questo 2018 nel suo complesso. La scuderia di Maranello ha affrontato la stagione con una chiara prima guida, ma senza confermarlo in pista. Mai una doppietta, contro le quattro della Mercedes, e nessuno ordine di scuderia per avvantaggiare Vettel. Con questi presupposti non è certo semplice avere la meglio di Hamilton e del team di Brackley, sia per il loro valore, sia perchè, loro sì, cercano ogni via possibile per arrivare al proprio obiettivo.
Dall’altro lato, tuttavia, va sottolineato che Raikkonen ha vissuto un 2018 tutto sommato positivo, a parte le ultime gare nelle quali è sparito, ma in questo caso l’annuncio dell’addio a fine stagione ha sicuramente influito. “Ice Man” ha conquistato, al momento, 196 punti ed è a sole 11 lunghezze dalla terza posizione di Bottas. Il ferrarista, nello scontro diretto con Vettel, ha vinto 6 volte contro 11 (con tre ritiri contro uno) ma, fino a Singapore, il computo era sull’8-6. Per Vettel era, quindi, complicato poter pensare al titolo mondiale con un livello così simile al classe 1979. Il finlandese, ad ogni modo, chiude la sua seconda esperienza in Ferrari senza guizzi, nè vittorie (l’ultima rimane Spa 2009, mentre in assoluto bisogna tornare all’Australia 2013 con la Lotus) ma con 9 podi. Non è poco, ma la squadra si aspettava (anche nelle scorse annate) un apporto maggiore alla causa. Anche per questo, probabilmente, è stato scelto di cambiare e puntare sulla freschezza di Charles Leclerc. Vedremo chi avrà avuto ragione.
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alessandro.passanti@oasport.it
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