eSports
Il doping anche negli eSports! Possibili rimedi tra norme ed etica sportiva
Il fenomeno doping, davvero una brutta bestia. Non solo nel calcio, non soltanto negli sport reali. Anche nel panorama virtuale degli eSports sta prendendo sempre più campo la discussione di uno dei fenomeni ritenuti più importanti e delicati nel contesto internazionale. All’ordine del giorno il capitolo doping, ovvero specifiche sostanze e medicinali in grado di migliorare le performance personali e agonistiche. Competizioni eSports sempre più lunghe e dure da affrontare, a detta di alcuni esperti del settore, potrebbero condurre determinati soggetti a far uso di stupefacenti indubbiamente dannosi per la propria salute. Come dire, il fenomeno doping non è assolutamente da sottovalutare, anzi occorre l’unione degli intenti per sconfiggere quella che può diventare una vera e propria ‘malattia’. E allora è meglio non rischiare.
Negli ultimi anni, anche durante varie tavole rotonde internazionali in materia eSports, si sta cercando di capire al meglio come regolamentare un fenomeno spesso ritenuto fuori controllo. L’imminente obiettivo è quello di arrivare definitivamente ad una soluzione omogenea e non dotata di ‘infinite’ sfaccettature. Capiamoci, di controlli a campione negli ultimi anni ce ne sono stati, si pensi nel 2015 alle verifiche antidoping effettuate durante alcune manifestazioni eSports dal colosso ‘ESL’ insieme all’organo francese specializzato in anti-doping ‘Nada’. Nello specifico, integratori e particolari vitamine in grado di innalzare lo status fisico e mentale vengono tollerate il più delle volte. Al contrario ‘speciali’ cocktail o pasticche (come potrebbero essere Adderall e similari) sono vietati anche per via del rischio dipendenza. Errare è umano, perseverare è diabolico.
A livello di etica sportiva e relative norme comportamentali, la condotta dei player che non si attengono a determinati comportamenti e standard di correttezza e trasparenza vengono puniti in maniera costante dagli organizzatori dei campionati o tornei e dai medesimi sponsor. Ad esempio i suddetti giocatori possono essere immediatamente esclusi da quella specifica competizione. Per non parlare poi di espressioni ingiuriose, denigratorie o che interferiscono nelle sfere razziali: in questi casi gli stessi player vengono squalificati per anni e anni dai tornei sportivi, addirittura a tempo indeterminato in casi particolari. Tutto ciò non può che rappresentare azioni autolesionistiche, che ledono non solo la reputazione e immagine di quel determinato giocatore, bensì pregiudicano la sua attività da eventuale influencer del panorama eSports, con tutte le perdite che ne derivano anche sotto il profilo di fans o followers. D’altronde errare è umano, perseverare è diabolico.
di Daniele Bartocci
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Foto: italiaesports.com