Editoriali
‘Italia, come stai?’: il volley femminile ha un futuro, uomini a rischio Tokyo. La scelta sbagliata di Chamizo
Si è concluso sabato scorso un mese e mezzo di grande pallavolo. Prima i Mondiali maschili in Italia e Bulgaria, poi quelli femminili in Giappone. Al di là dell’esito finale, il responso in chiave azzurra è il seguente: le donne possono legittimamente e con fiducia volgere lo sguardo verso un decennio ambizioso e ricco di traguardi importanti; gli uomini, al contrario, rischiano in breve tempo di subire una involuzione tale da metterne addirittura a repentaglio nell’immediato la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
La sconfitta in finale contro la Serbia ha lasciato l’amaro in bocca per la selezione femminile, ma al tempo stesso si tratta del primo podio internazionale di un gruppo giovanissimo e con margini di crescita ancora imponenti, soprattutto dal punto di vista mentale e nella gestione della partita. Intorno alla fuoriclasse Paola Egonu (19 anni) andrà ulteriormente modellata una squadra già competitiva e che dovrà andare a caccia dell’oro già dalla Nations League o dagli Europei del 2019. Tra le titolari della Nazionale, escluse le veterane Lucia Bosetti e Monica De Gennaro, comunque ancora pienamente abili ed arruolabili in vista delle prossime Olimpiadi, nessuna supera i 24 anni di età. Un dato che lascia intendere come si possano dormire sonni tranquilli, senza dimenticare che altre giovani rampanti sono pronte al definitivo salto di qualità. In pole-position troviamo la 18enne Elena Pietrini, che già in Giappone ha mostrato sprazzi di classe cristallina: se riuscirà a crescere in ricezione, allora comporrà con Sylla ed Egonu un attacco senza eguali nel mondo. Da tenere d’occhio anche la 18enne Terry Enweonwu, non ancora entrata nel giro azzurro solo a causa di un grave infortunio al ginocchio: si tratta di un opposto che i tecnici vorrebbero trasformare in schiacciatrice. Chi invece potrebbe compiere il percorso inverso, dunque da banda a diagonale, è Sylvia Nwakalor (classe 1999), possibile alternativa futura a Paola Egonu.
Se in campo femminile, anche grazie all’eccellente lavoro del Club Italia, che in questa stagione militerà in A1, i ricambi e le alternative vengono generati a getto continuo, lo stesso non accade tra gli uomini. Il ritiro della Nazionale di Osmany Juantorena ha smascherato l’ormai atavico problema dell’assenza di schiacciatori affidabili in Superlega: considerando anche l’italo-cubano, sono appena 7 gli azzurri i titolari, e solo tre di questi ancora relativamente giovani (Lanza, Randazzo e Raffaelli), pur se di certo tutti molto distanti da un livello di eccellenza mondiale. Rispetto alle donne, inoltre, non si intravedono nell’immediato volti nuovi in grado di spostare gli equilibri ed anche giovani interessanti come Pietro Margutti e Davide Gardini, per il momento, faticano a prendere il volo. La situazione appare decisamente preoccupante, già nell’immediato pensando alle difficilissime qualificazioni alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (clicca qui per scoprire il sistema che assegna i pass): fossimo nel ct Blengini, chiederemmo (per non dire imploreremmo) a Juantorenna un ultimo sforzo per garantire almeno la presenza azzurra in Giappone. In caso contrario, si rischia una clamorosa e devastante esclusione che avrebbe conseguenze deleterie su un movimento che con fatica ha ripreso slancio. E’ necessario dunque limitare i danni nell’immediato, per poi lavorare, stavolta seriamente e con convinzione, per la valorizzazione del vivaio, prendendo come modello di riferimento quello femminile che funziona così bene.
Nella lotta è scattato il campanello d’allarme per Frank Chamizo. L’italo-cubano vinse il titolo iridato nei -65 kg nel 2015 e quello europeo nel 2016. In quella categoria di peso il caraibico dettava legge, tuttavia non riuscì a trionfare alle Olimpiadi di Rio, accontentandosi di una medaglia di bronzo che brucia ancora oggi. Nel 2017 il passaggio da dominatore ai -70 kg non olimpici, con tanto di ori sia europeo sia mondiale. Da quest’anno, tuttavia, Chamizo ha intrapreso la sfida più complessa della carriera, salendo ulteriormente di peso e approdando nella categoria olimpica dei -74 kg. Una scelta che, per ora, si sta rivelando sbagliata. Sebbene abbia raggiunto anche in questo caso la vetta del ranking mondiale, l’azzurro non è riuscito a conquistare il successo né agli Europei (dove fu bronzo) né ai Mondiale, dove non è riuscito neppure a salire sul podio. Cosa sta succedendo allo Spartacus azzurro? Semplicemente nella nuova categoria non è dominante perché non riesce più a far valere le doti di dinamismo, prontezza di riflessi ed agilità che gli consentivano di fare la differenza con un peso inferiore. Ora Chamizo si trova dinanzi avversari più potenti e pesanti che difficilmente riesce a sorprendere. La concorrenza, peraltro, appare decisamente molto più qualificata e numerosa. Nei -74 kg l’azzurro può certamente (e lo ha già dimostrato) giocarsela ad armi pari con i migliori e battere chiunque. Al tempo stesso, tuttavia, può anche perdere con almeno 4-5 avversari, tra cui l’americano Burroughs (che lo ha sconfitto nella finalina per il bronzo), il neo-iridato russo Sidakov (giustiziere di Chamizo in semifinale) ed il turco Demirtas (che fermò la corsa dell’italiano agli ultimi Europei). L’italo-cubano resta certamente un grande della lotta mondiale. In questa categoria, tuttavia, sarà molto arduo ripetere i trionfi in serie a cui ci aveva abituato.
federico.militello@oasport.it
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Graziano
22 Ottobre 2018 at 10:19
Analisi come sempre molto precisa. Profitto dell’occasione per chiedere per quando è prevista la terza puntata delle speranze azzurre per Tokyo 2020, per tracciare un quadro complessivo a due anni dal grande evento
Federico Militello
22 Ottobre 2018 at 13:41
Ciao Graziano, appena possibile, ora il periodo dei grandi eventi è terminato e avremo più tempo per rifiatare e riprendere alcuni discorsi interrotti.