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Judo
Judo, Matteo Marconcini torna dopo l’infortunio: “Avevo paura, ora alzo l’asticella verso il Grand Slam di Osaka”
Matteo Marconcini è tornato a combattere nel weekend dopo addirittura 416 giorni di assenza del tatami a causa di un infortunio. L’aretino si era messo al collo la medaglia d’argento ai Mondiali 2017 perdendo la finale degli 81 kg contro il tedesco Alexander Wieczerzak ma poi un incidente lo ha costretto ai box e soltanto lo scorso fine settimana si è rivisto in gara, conquistando un altro argento l’European Cup di Malaga.
Il 29enne ha ripercorso questo anno abbondante in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “Un infortunio o meglio, è più corretto chiamarlo un imprevisto. Ho avuto un banale incidente con lo scooter, un automobilista ha ignorato la precedenza che mi doveva e mi ha centrato. A non essere banale però, è stato il danno che mi ha arrecato alla caviglia destra, tutt’altro che banale! L’intervento chirurgico è andato bene e tutto lasciava intendere che il recupero non avrebbe richiesto tempi particolarmente lunghi, al punto da prevedere la mia partecipazione ai Giochi del Mediterraneo, cui ero già stato iscritto. Purtroppo però, sopraggiunsero complicazioni ed i tempi si allungarono irrimediabilmente, fino adesso. Eccoci qua, sono ripartito”.
Marconcini parla anche delle sensazioni avute a Malaga: “La percezione è stata normale, tutto è sembrato essere come prima, ma l’approccio al combattimento è stato un trauma. Appena sul tatami per il primo incontro mi sono ritrovato così teso da sentirmi bloccato, soprattutto paura per la caviglia. ‘E se sbaglio qualcosa? E se mi rifaccio male?’. Ogni tipo di dubbio è arrivato insieme a tutto il resto, e mi sono trovato con un atteggiamento sulla difensiva che poi è improvvisamente svanito appena mi sono riscaldato un po’. A quel punto mi sono sbloccato ed è andata. Non posso certo dire di sentirmi come prima, ci vuole del tempo e c’è ancora tanto lavoro da fare, devo ancora superare altri test per ritrovare la piena consapevolezza necessaria agli obiettivi più importanti e per questo abbiamo programmato di alzare l’asticella e gareggiare il 23-25 novembre ad Osaka, in un Grand Slam. È stato molto importante essere riuscito a ritornare e sento una profonda riconoscenza per tutte le persone che mi sono state accanto e mi hanno aiutato in questo percorso così lungo e complicato. Il Centro Sportivo, la Federazione sono stati eccezionali, attenti e premurosi, è vero anche che alla soglia dei trent’anni il supporto della famiglia l’ho sentito e lo sento necessario. Sempre di più. E se ci mettiamo anche che sono affezionatissimo ad Arezzo, la mia città, che è là che convivo con Chiara, la mia fidanzata, ormai da due anni e mezzo, ed è sempre là che mi piacerebbe coniugare anche le mie future ambizioni personali e professionali, ho detto tutto”.
La concorrenza interna tra gli 81 kg non manca: “È una cosa bellissima, fondamentale per la crescita di tutto il gruppo avere sempre, se si può dire, il ‘pepe al culo’. Un aspetto che ricordo benissimo quando ero più giovane e ho avuto la fortuna di vivere quando mi affacciai in Nazionale, allora la categoria era presidiata da mostri sacri come Antonio Ciano e Francesco Bruyere e lo stimolo che ricevetti fu, per me, straordinario. Poter stare accanto a loro, potermi confrontare con loro mi regalò una carica enorme, che oggi sto vivendo al contrario con Antonio Esposito e Christian Parlati. E fra noi c’è una bella intesa, perché la sfida non è fra noi, ma con il resto del mondo. Insieme!”.
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