Arco
Tiro con l’arco e tiro a segno insieme, l’Italia prova lo scambio interdisciplinare. Una strada verso le Olimpiadi
Le Nazionali Italiane di tiro con l’arco e di tiro a segno si alleneranno insieme a Bologna dal 25 al 28 ottobre. Si tratta di un raduno interdisciplinare che si prefigge l’obiettivo di approfondire le conoscenze comuni tra i tecnici e gli atleti delle due discipline. FITARCO e UITS proseguono in questa partnership che speriamo possa dare beneficio a entrambe le formazioni sul cammino che conduce alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Verranno condivise informazioni sui materiali, sulla preparazione psicologica e sulla preparazione atletica in modo da migliorare le prestazioni degli atleti.
Questo progetto è voluto fortemente dai Direttori Tecnici Mauro Berruto e Valentina Turisini. Durante questi quattro giorni ci saranno dunque scambi di nozioni ed esperienze ma anche uno scambio pratico degli attrezzi visto che i tiratori si cimenteranno con le frecce mentre gli arcieri proveranno carabina e pistola. Questi gli azzurri convocati per il raduno:
TIRO CON L’ARCO:
Olimpico Maschile: Marco Galiazzo (Aeronautica Militare), David Pasqualucci (Aeronautica Militare), Mauro Nespoli (Aeronautica Militare), Amedeo Tonelli (Aeronautica Militare).
Olimpico Femminile: Tatiana Andreoli (Arcieri Iuvenilia), Lucilla Boari (Fiamme Oro), Vanessa Landi (Aeronautica Militare), Tanya Giaccheri (aeronautica Militare).
Staff Tecnico: Mauro Berruto – Direttore Tecnico; Matteo Bisiani, Ilario Di Buò, Natalia Valeeva, Wietse van Alten – Tecnici; Jacopo Cimmarrusti – Preparatore Atletico.
TIRO A SEGNO:
Marco De Nicolo (Fiamme Gialle), Riccardo Armiraglio (Fiamme Oro), Lorenzo Bacci (Fiamme Oro), Giuseppe Pio Capano (Carabinieri), Marco Suppini (Fiamme Oro), Alessandra Luciani (Carabinieri), Martina Ziviani (Esercito), Petra Zublasing (Carabinieri), Dario Di Martino (Carabinieri), Paolo Monna (Carabinieri), Alessio Torracchi (Fiamme Gialle).
Staff tecnico: Valentina Turisini – Direttore Tecnico; Roberto Di Donna – tecnico pistola; Alfonso Ricci – tecnico carabina.
MAURO BERRUTO: “Abbiamo già stabilito tutte le tappe di avvicinamento all’appuntamento clou del 2019, i Campionati Mondiali in Olanda dove abbiamo l’obiettivo di ottenere i 3 pass al maschile e i 3 pass al femminile per i Giochi di Tokyo 2020. All’interno del nostro programma di lavoro faremo riferimento a un’alternativa come luogo di allenamento che sarà il Centro Olimpico di Formia, che permette condizioni ideali in un certo periodo dell’anno per tirare all’aperto e perché mi interessa creare una contaminazione tra i nostri arcieri e altri atleti di altre discipline. Su questo aspetto, dal 25 al 28 ottobre, a Bologna faremo un primo esperimento con un collegiale congiunto tra noi e le squadre Olimpiche del tiro a segno. È un’idea che ho sviluppato nel corso dell’estate con Niccolò Campriani, uno degli atleti che più stimo nel panorama sportivo italiano e ringrazio il Direttore Tecnico UITS Valentina Turisini per aver da subito sostenuto il progetto. Vivremo tre giorni molto interessanti, subito dopo il ritiro di Formia: condivideremo con gli atleti del tiro a segno informazioni sui materiali, sulla parte psicologica e sull’allenamento fisico. È difficile dare un significato tecnico preciso a questo esperimento, ma è una delle qualità che i nostri atleti devono sempre allenare: la curiosità di conoscere, sperimentare e mettersi di fronte a stimoli e suggestioni diverse. Credo sarà un bell’esperimento di avanguardia per lo sport italiano”.
VALENTINA TURISINI: “Questo è un progetto che ha sviluppato il nostro campione olimpico Niccolò Campriani e che noi ovviamente abbiamo subito condiviso. Siamo orgogliosi di essere la prima federazione che sperimenta a questa formula. Ci troviamo proprio all’inizio della stagione agonistica per cui possiamo cercare nuove sinergie: è un raduno che rappresenta non soltanto un momento di confronto, ma anche un modo per aprire la mente ai nostri atleti e ai nostri tecnici. Questo perché tutti gli sport considerati un po’ ‘di nicchia’ soffrono in parte la sindrome di essere unici, gli atleti credono di dover affrontare nella loro carriera delle difficoltà specifiche, peculiari alla loro disciplina e questo è un limite. Noi siamo convinti che proprio grazie al confronto con altri sport e con atleti di alto livello emergerà la coscienza che le difficoltà, le emozioni e le soluzioni sono comuni e possono essere condivise. Sarà un percorso che, nelle nostre aspettative, porterà gli atleti più giovani ad una maggiore consapevolezza di quello che stanno facendo e permetterà a tutti gli attori coinvolti nel progetto ad aprirsi a nuovi stimoli, idee e metodologie di apprendimento”.
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