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Rugby, Italia-Georgia sfida cruciale. Gli azzurri devono dimostrare di non meritare la “retrocessione” dal Sei Nazioni…

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È molto più di una semplice “amichevole”, o Test Match, come viene chiamato nel rugby. La sfida di sabato pomeriggio a Firenze che vedrà in campo la Nazionale italiana opposta alla Georgia sarà davvero cruciale: non tanto per il ranking, comunque fondamentale per la squadra di O’Shea, e neanche per cercare un risultato che sarebbe molto importante per non approcciare il 2019 con solo sconfitte (difficile trovare il colpaccio nelle prossime due uscite con Australia e Nuova Zelanda). Vincere con la Georgia significherebbe far finire nel dimenticatoio le tante polemiche che si sono susseguite negli anni.

Bisogna partire dal presupposto che, in un modo o nell’altro, i georgiani si trovano davanti nel ranking mondiale rispetto agli azzurri: tredicesima piazza contro la quattordicesima di Parisse e compagni. Un possibile scalpo all’Artemio Franchi potrebbe significare compiere finalmente il sorpasso. Il discorso però è molto più profondo e si basa sul Sei Nazioni. Oltre alle cinque forze storiche (le quattro britanniche più la Francia) dal 1999 è presente anche l’Italia che, nonostante alcune controprestazioni (per tre volte ha terminato il Torneo senza vittorie, come successo in questo 2018), sembrerebbe meritare il proprio posto. Non a detta di molti però, che vorrebbero vedere gli azzurri sfidarsi con squadre di pari livello per magari giocarsi con una sorta di scontro promozione/retrocessione l’ultimo pass disponibile, dando per scontati gli altri cinque.

Quale sarebbe la squadra che meriterebbe di entrare al posto dell’Italia nel Sei Nazioni? Proprio la Georgia, che in campo europeo si sta facendo ben valere, vincendo 12 delle ultime 15 edizioni del Rugby Europe International Championships, una sorta di Serie B del Sei Nazioni. Solo discussioni, visto che la certezza è che l’Italia, almeno fino al 2024, ha un contratto con la manifestazione. Queste le parole di qualche tempo fa di John Feehan, CEO del torneo: “Il Sei Nazioni è un torneo privato tra sei federazioni, che ne sono proprietarie e lo controllano. Non ci sono posti liberi. Non stiamo pensando di includere nessun altro. Non sto dicendo che non cambierà mai, ma per ora siamo assolutamente soddisfatti di avere le sei migliori formazioni d’Europa nel nostro torneo. Per l’Italia ci sarà bisogno di aspettare. Servirà un po’ di tempo per vedere come vanno le cose, almeno dai 10 ai 15 anni”.

 

 





gianluca.bruno@oasport.it

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Foto: Di Cola

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