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Sci di fondo, Coppa del Mondo 2019: cosa aspettarsi dall’Italia? Federico Pellegrino il faro, De Fabiani al bivio. Servono segnali dai giovani

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L’Italfondo al maschile riparte per un nuovo quadriennio olimpico da una grande certezza e tante speranze. La certezza è sempre la stessa da qualche stagione, porta il nome di Federico Pellegrino e sulla sua classe nelle sprint la squadra azzurra di sci di fondo ha costruito gran parte delle sue fortune degli ultimi anni, compresa la medaglia d’argento olimpica a completamento di un quadriennio di grandissimi risultati per l’azzurro.

Tutto lascia pensare che Pellegrino sarà ancora protagonista ad altissimi livelli nelle sprint, mentre la riconversione sulle gare distance del valdostano è un percorso tortuoso che potrebbe togliere qualcosa alla carriera dell’azzurro più che aggiungere come si sperava e quindi prosegue tutt’altro che spedita. Pellegrino dovrà ancora una volta sobbarcarsi il compito di portare risultati sostanziosi in casa Italia in modo da far lavorare tutti con la tranquillità dei podi alle spalle.

Un compito che, in teoria, dovrebbe spettare anche a Francesco De Fabiani che lo scorso anno è stato protagonista di una stagione in altalena, sicuramente più positiva rispetto a quella precedente. De Fabiani, dopo l’esplosione di tre stagioni fa, ha iniziato un percorso di crescita che lo ha portato spesso anche fuori strada in termini di risultati. La crescita c’è stata a sprazzi, lo scorso anno ad esempio De Fabiani è piaciuto più a tecnica libera rispetto alla tecnica classica che lo aveva portato alla ribalta e che, per sua stessa ammissione, è la sua specialità. Questo potrebbe essere l’anno della consacrazione ad alto livello ma serve quel carattere e quella continuità che, anche per problemi fisici, bisogna dirlo, ogni tanto sono venuti a mancare. I tifosi azzurri sognano di vedere sempre (o comunque il più possibile) il De Fabiani visto lo scorso anno nella frazione di staffetta alle Olimpiadi o nel finale dello Skiathlon al Tour de Ski.

Tutto qui? Niente affatto. Lo zoccolo duro della nazionale comprende altri cinque atleti in grado di ben figurare ad alti livelli. C’è Dietmar Noeckler che ha tanta voglia di riscatto e, in coppia con Pellegrino, ha un argento mondiale da difendere nella sprint a coppie che quest’anno, però, sarà a tecnica libera. Noeckler dovrà respingere l’assalto di Maicol Rastelli, uno che a tecnica libera ha dimostrato lo scorso anno di cavarsela bene a tutti i livelli e che potrebbe, assieme a Pellegrino, dare l’assalto al podio nella gara a coppie, oltre che rivelarsi elemento fondamentale nella staffetta 4×10 km.

A completare la squadra ci sono Giandomenico Salvadori, protagonista in negativo della staffetta lunga lo scorso anno a PyeongChang ma anche autore di buone prove in Coppa del Mondo ma ancora lontano dall’elite delle varie specialità, Mirco Bertolina che lo scorso anno si è ben comportato soprattutto sulle lunghe distanze e Stefan Zelger, il più giovane di tutti (23 anni), che lo scorso anno ha fatto la sua apparizione alle Olimpiadi nella sprint individuale e nella 15 km e dal quale si attende una crescita importante nella stagione in corso.

Segnali si attendono anche dalla Nazionale Under 23 che sarà allenata da Luciano Cardini. Quella maggiore non è una nazionale vecchia, tolto Noeckler (classe 1988) tutti sono nati dopo il 1990 e dunque possono assicurare uno, ma vista l’età media piuttosto alta della Coppa del Mondo di sci di fondo e la motivazione per l’Olimpiade o in casa o comunque in Europa fra due edizioni, anche due quadrienni olimpici a buoni livelli (Pellegrino nel 2026 avrà 36 anni e c’è da credere che sarà ancora lì a lottare con le unghie e con i denti contro gli sprinter). C’è bisogno, però, di impostare il ricambio generazionale e allora occhi puntati su un gruppo di ragazzi interessanti come Simone Daprà (21), Paolo Ventura (22), Martin Coradazzi (20), Lorenzo Romano (21), Mikael Abram (22), Giacomo Gabrielli (22), Michael Hellweger (22), Simone Mocellini (20), Florian Cappello (22), Tommaso Dellagiacoma (22), Daniele Serra (22) e Giovanni Caola (20). Alcuni di loro hanno già fatto qualche apparizione in coppa del Mondo, apparizioni destinate a crescere soprattutto nelle prove casalinghe dove si può schierare un contingente più elevato di atleti. Occasioni da sfruttare per i più giovani per fare esperienza e, perché no, per ottenere anche qualche risultato di rilievo che li metta nel mirino del direttore tecnico della Nazionale maggiore Stefano Saracco.

 





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