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Tennis, ATP Finals 2018: Novak Djokovic primo favorito dopo una seconda parte di stagione magistrale
Novak Djokovic si presenta alle ATP Finals 2018 come numero uno del mondo. Era difficile pensarlo anche soltanto un anno fa e invece, dopo un’esaltante seconda parte di stagione 2018, è proprio lassù che lo si ritrova.
Nella prima metà di stagione, il serbo è stato in grandissima difficoltà, anche a causa della continua ricerca di una condizione fisica mai in grado di arrivare. Ottavi agli Australian Open, sconfitte immediate contro Taro Daniel e Benoit Paire a Indian Wells e Miami: i primi tre mesi dell’anno di Djokovic sono passati così, con l’uscita di scena contro il giapponese a rappresentare, più ancora di quella patita contro il francese, il momento più negativo da svariati anni a questa parte della sua carriera.
Qualche segnale è arrivato a Barcellona, dove ha perso lottando contro Dominic Thiem, ad oggi uno dei primi tre giocatori al mondo sul rosso. Sembrava un fuoco di paglia, quello del match contro l’austriaco, visto che a Barcellona e Madrid è stato eliminato da Klizan prima ed Edmund poi. A Roma, invece, è ancora cambiato qualcosa: semifinale contro Nadal. Persa, ma che ha lasciato intravedere buoni spunti. Con Marian Vajda di nuovo nell’angolo, al Roland Garros per larghi tratti è tornato anche il gioco, ma non ancora la costanza dei tempi migliori: per informazioni, chiedere a un siciliano di nome Marco Cecchinato e a un memorabile tie-break del quarto set.
Poi, l’erba. E con l’erba, la rinascita. Finale al Queen’s contro il suo vicino di casa croato Cilic. A Wimbledon, semifinale contro Nadal. Due giorni, battaglia durissima, quinto set lungo. Ma l’ha spuntata lui, andando poi a battere in finale i resti di Kevin Anderson, in parte dispersi nelle oltre sei ore della semifinale contro John Isner. Dallo Slam vinto contro il sudafricano, non si è praticamente più fermato. Solo Tsitsipas ha saputo batterlo, nel terzo turno di Toronto, poi è stata una cavalcata trionfale: 22 match consecutivi vinti, titoli a Cincinnati, US Open e Shanghai, finale a Parigi-Bercy persa contro Khachanov, ma numero uno ben saldo nelle mani, anche a causa delle menomazioni di Nadal.
Djokovic può vincere le Finals perché è in un momento d’oro e perché a questo livello di gioco è abituato, come pure al fatto di giocare indoor: del resto, il torneo di fine anno l’ha vinto cinque volte, di cui una a Shanghai e quattro a Londra (tre consecutive, la quarta in realtà è la finale non giocata contro Federer nel 2014). L’unico fattore che potrebbe metterne a repentaglio il ruolo di favorito sembra essere legato alla stanchezza, che potrebbe spiegare, in parte, la sconfitta a Parigi-Bercy contro Khachanov, senza togliere alcun merito alla bravura del russo, che si è guadagnato con merito più che pieno il ruolo di prima riserva. Del resto, questa non è una caratteristica nuova del serbo, che ne ha sofferto sempre in anni particolari: nel 2007 arrivò spompato all’accoppiata Bercy-Shanghai, con l’effetto di farsi battere da Santoro in Francia e da tutti in Cina; nel mostruoso 2011 chiuse il finale di una stagione incredibile con l’uscita di scena nel girone a Londra, senza quasi più forze a causa dell’elevatissimo numero di partite vinte nell’anno (70) e di un paio di malanni fisici arrivati in Coppa Davis e a Basilea. A 31 anni abbondantemente passati, un momento di calo fisico può esserci, e sarebbe più che umano, anche per RoboNole.
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federico.rossini@oasport.it
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Credits: Leonard Zhukovsky / Shutterstock