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ATP 250 Doha 2019: Djokovic prova a fare tris dopo le vittorie del 2016 e 2017. Cecchinato guida la pattuglia italiana

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Dal 1993 l’ATP di Doha, oggi facente parte del novero degli ATP 250, è parte irrinunciabile della tradizione tennistica di inizio stagione. Il ricco torneo che si svolge nella capitale del Qatar, anche grazie al suo importante montepremi, può a tutt’oggi godere di un eccellente albo d’oro: tra i vincitori, infatti, figurano Boris Becker (Germania, 1993), Stefan Edberg (Svezia, 1994 e 1995), Jim Courier (USA, 1997), Marcelo Rios (Cile, 2000), Roger Federer (Svizzera, 2005, 2006 e 2011), Andy Murray (Gran Bretagna, 2008 e 2009), Rafael Nadal (Spagna, 2014) e Novak Djokovic (Serbia, 2016 e 2017).

Degli ultimi quattro citati, il serbo è l’unico a ripresentarsi, con lo svizzero impegnato nella Hopman Cup, mentre lo spagnolo e lo scozzese hanno scelto Brisbane. Le sue credenziali sono ottime, visto che comincia l’anno da numero uno del mondo e vincitore di due Slam su quattro. Quella di Djokovic è la quarta partecipazione in questo torneo, in cui ha debuttato soltanto nel 2015, anno in cui perse un acceso quarto di finale contro Ivo Karlovic (finì 6-7 7-6 6-4 per il croato). Di recente il detentore di Wimbledon e US Open ha reso nota la propria programmazione per la prima metà dell’anno, in cui sono al momento presenti otto tornei: Doha, i primi tre Slam, i Masters 1000 americani e quelli di Madrid e Roma.

Djokovic sarà affiancato, ai nastri di partenza, da due ottimi protagonisti del finale della stagione scorsa. Il primo è Dominic Thiem: l’austriaco sta facendo del suo meglio per migliorare il feeling con le superfici rapide, e i recenti quarti di finale agli US Open forse indicano proprio questa direzione. Nell’edizione 2018 è arrivato in semifinale, rinunciando però a giocare contro Gael Monfils. Il secondo è Karen Khachanov, che ha battuto il serbo nella finale di Parigi Bercy e si è riuscito a issare all’11° posto del ranking ATP.

Parte dal Qatar il 2019 di Marco Cecchinato, che affronta il torneo da numero 20 del mondo e quarta testa di serie. Il siciliano, che deve dar seguito ad un 2018 nel quale è esploso tra aprile e giugno, col picco della semifinale al Roland Garros, si presenta per la quarta volta a Doha: in due occasioni non ha superato le qualificazioni e nella terza, datata 2016, ha perso subito contro il bosniaco Damir Dzumhur. Questa, però, è una storia legata a un Cecchinato del passato. La pattuglia azzurra, tuttavia, non è ristretta a lui solo: ci sono anche Matteo Berrettini e Andreas Seppi. Il romano ha esordito in Qatar nell’anno che sta per finire, superando le qualificazioni e il primo turno contro il serbo Viktor Troicki, prima di cedere al tedesco Peter Gojowczyk. Era numero 135 del mondo, e oggi lo ritroviamo 54° miglior giocatore del pianeta, con fondate speranze di vederlo ancora più in alto. L’altoatesino, invece, è uno dei due giocatori italiani in grado di raggiungere la semifinale in questo torneo: il numero 37 del ranking ci riuscì nel 2015 (perse contro il ceco Tomas Berdych). L’altro, a leggerne il nome oggi, appare quasi un controsenso: è Filippo Volandri. Il toscano, storicamente terraiolo, in tutta la sua carriera ha vinto nove partite a livello ATP sul veloce: tre negli Slam (una per ciascuno), tre in altri tornei e tre a Doha nel 2006, in cui batté Nikolay Davydenko in un’epoca in cui il russo era in ascesa, prima di perdere in semifinale da Monfils.

A proposito del francese, è lui il detentore del titolo: in quest’edizione, però, non scenderà in campo. Monfils, ora seguito dall’inglese Liam Smith (che fa parte dell’accademia di Justine Henin), debutterà ad Auckland, suo unico torneo prima degli Australian Open. Ha dato invece forfait un altro francese, Richard Gasquet, che resterà fuori fin oltre l’Australian Open per una pubalgia. Tale rinuncia ha consentito di avere una presenza svizzera in tabellone, quella di Stan Wawrinka.

Sarà impegnato nelle qualificazioni Paolo Lorenzi, le cui possibilità aumentano un pochino a causa dei ritiri di Vasek Pospisil (Canada), Guido Andreozzi (Argentina) e Filip Krajinovic (Serbia).

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federico.rossini@oasport.it

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Credits: ReflectedLight / Shutterstock

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