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Basket, Eurolega 2019: i problemi di Milano, le prospettive in vista del Panathinaikos
Da 6-2 a 6-7, da un bilancio positivo a uno (leggermente) negativo, dalle battaglie contro Real Madrid e CSKA Mosca agli affanni di un periodo oltremodo pieno di partite. L’Eurolega di Milano, sia chiaro, è ancora tutta da giocare, ma la sconfitta di ieri contro il Bayern Monaco di certo non lascia sul terreno danni minimi.
Ad oggi l’Olimpia è appaiata nel gruppo in settima posizione con altre quattro squadre: lo Zalgiris Kaunas, il Baskonia Vitoria, il Panathinaikos e il Barcellona. Contro queste formazioni gli uomini di Simone Pianigiani hanno un record di una vittoria (Baskonia) e due sconfitte (Zalgiris e Barcellona), mentre il Panathinaikos sarà l’avversario di domani. Ed è proprio questo il potenziale problema: una vittoria contro il Bayern sarebbe stata utile per dare più tranquillità anche in vista della difficile trasferta ateniese, su uno dei campi più caldi d’Europa (nonché quello sul quale il Panathinaikos di epoca Obradovic ha vinto l’Eurolega del 2007, in una delle più belle finali mai giocate, contro il CSKA Mosca).
Adesso, invece, i milanesi dovranno andare in Grecia con un po’ di pressione in più, legata al fatto che in questa zona di classifica ogni vittoria diventa importante. Nelle 48 ore che dividono Milano da Atene ci sarà anche la possibilità di capire cosa non ha funzionato contro il Bayern: un fattore della sconfitta, paradossalmente, si chiama Mike James. La stella dell’Olimpia ha cercato ancora una volta di risultare decisivo, per quella voglia che gli uomini come lui hanno di risolvere le partite, solo che un po’ per sfortuna, un po’ per decisioni sbagliate nell’ultimo minuto e mezzo, le cose non sono andate bene. Da risolvere anche le problematiche che, paradossalmente, sono legate al rientro di Nemanja Nedovic: all’A|X Armani Exchange serve, in qualche modo, rimetterlo dentro gli schemi, oltre che aspettarne il ritorno nella forma che aveva mostrato a inizio stagione, prima del doppio infortunio.
Subentrano anche due ulteriori considerazioni: la prima si ricollega alla mentalità all’interno della partita. Sia chiaro, nemmeno Fenerbahce, CSKA e Real Madrid sono in grado di tenere la stessa identica capacità di essere mentalmente nella partita per tutti i 40 minuti, ma sanno come limitarla e come uscire dai guai. Milano sembra ancora in una fase di apprendimento in questo senso, il che è già costato alla squadra una partita in cui alla vigilia era data come vincente quasi certa e un’altra, l’ultima, in cui a far la differenza sono stati i dettagli. La seconda riguarda il Forum di Assago. Qualche settimana fa, su Twitter, Mike Hall, che dalle parti del Duomo ha giocato per due anni ed è poi tornato in Italia in A2 (oggi a Ferrara), senza mai smettere di seguire l’Olimpia, ha effettuato un’interessante osservazione. Secondo lui alcune sconfitte, per paradosso, derivano dal tipo di ambiente che c’è al Forum, che a volte sì, si scalda, ma non così tanto da esser paragonabile a campi come, per esempio, quelli di Belgrado (sia Partizan che Stella Rossa, anche se quest’anno entrambe non sono in Eurolega) o i due greci, o ancora l’arena del Fenerbahce. Quello di Milano è un ambiente in cui molte squadre, anche finendo sotto nel punteggio, sanno di poter in qualche modo recuperare perché il rumore non è lo stesso di altri posti dove, nel 90% dei casi, uno svantaggio di 10 punti diventa quasi l’Everest da scalare, per non parlare di quando il divario diventa di 15 lunghezze.
In questo contesto, dunque, l’Olimpia si trova ad affrontare la difficile trasferta di Atene con un peso in più. La cosa positiva è che gli uomini di Pianigiani sono già stati capaci di un’impresa, al Pireo, contro l’Olympiacos. Questa, però, sarà forse ancora più dura da portare a casa.
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federico.rossini@oasport.it
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Credit: Ciamillo