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eSports, niente Olimpiadi di Parigi 2024. Arriva la bocciatura da parte del CIO

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Gli eSports non sono sport. Quindi niente Olimpiadi nel 2024 a Parigi. È questa in parole povere la linea di pensiero condivisa dal Cio. In una lunga e complessa tavola rotonda tenutasi nei giorni scorsi, il rigoroso Comitato Olimpico Internazionale ha stabilito l’esclusione degli eSports dalla ‘nicchia’ degli sport a cinque cerchi, lasciando comunque spiragli aperti per i prossimi anni e impegnandosi ad effettuare nell’imminente futuro analisi e studi approfonditi circa il diffusissimo fenomeno del gaming.


In altre parole, gli eSports non sono stati ritenuti dotati di una certa maturità per affrontare determinate competizioni mondiali ovvero non prevedono uno sforzo fisico e agonistico assimilabile a quello di un giocatore vero e proprio (si pensi a un calciatore professionista che suda e fatica ogni giorno in allenamento e in partita). Insomma, le performance strabilianti che sta facendo registrare il panorama eSports non sono bastate per staccare il pass per le prossime Olimpiadi parigine, al contrario di ogni tipo di pronostico. Qualcuno ci avrebbe scommesso e invece non è andata così.

Eppure il trend virtuale risulta essere in continua espansione. I principali istituti di ricerca e statistica internazionale stimano, entro la fine dell’annata 2018, un giro d’affari relativo agli eSports di oltre 900 milioni di dollari, con numeri destinati a crescere all’impazzata da qui ai prossimi 5 anni. Se vogliamo fare un focus sul nostro paese, l’Italia rientra nella top-ten a livello mondiale nella speciale classifica eSports, traducibile in oltre 1,4 miliardi di euro. Un bel ‘gruzzoletto’ che deve essere gelosamente conservato dal Bel Paese. Ma a differenza di altre nazioni più evolute di noi (una tra queste la Francia), il sistema eSports italiano necessita di una più accurata e specifica regolamentazione, anche al fine di acquisire definitivamente maggior visibilità, competitività e attrattività da parte di sponsor, brand ed emittenti-media. L’unica soluzione è che tutti i vari attori dell’ecosistema virtuale facciano la loro parte e portino progresso. Mattone dopo mattone, fino a costruire un impero eSports nazionale a tutto tondo. La speranza è sempre l’ultima a morire.

 

di Daniele Bartocci

 

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Foto: Shutterstock

1 Commento

1 Commento

  1. ghost

    20 Dicembre 2018 at 20:23

    allora c’è ancora qualcuno con un briciolo di cervello in seno al CIO! alleluja!!!
    per ora lo sport (e le Olimpiadi in particolare) è salvo, ma la chiusura solo parziale non promette nulla di buono.
    e i Giochi del 2028 a Los Angeles sono un pericolo da non sottovalutare, non bisogna mai abbassare la guardia o questa follia tornerà presto d’attualità.

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