eSports
Gli eSports alle Olimpiadi: una prospettiva concreta e non una suggestione
Quando l’hanno detto la prima volta sembrava un sogno impossibile, eppure pare davvero che potrebbe accadere: i videogames potrebbero diventare una disciplina olimpionica. Gli sport elettronici, più conosciuti oggi come esports, per i modaioli, o videogame, per i comuni mortali, è da tempo che bussano alla porta del Comitato Olimpico Internazionale e questa volta quasi sembrano avercela fatta, anche se con non poche restrizioni.
I prossimi giochi olimpici si terranno nel 2020 a Tokyo, patria per eccellenza dei videogiochi, ma non si sa se l’apertura agli esports avverrà già per questa sessione. Per molti è più probabile che si slitterà ai giochi del 2024 di Parigi così da avere il tempo di organizzare tutto nel dettaglio. A spingere per l’ingresso di questi giochi fra i giochi olimpici ci sono ovviamente i produttori storici come Nintendo, Sony, Konami, Blizzard che vedono in questo un’occasione irrinunciabile di guadagno.
Dopo aver incluso il poker live nel 2016, insomma chissà quali giochi entreranno a far parte della ristretta cerchia delle gare mondiali più famose al mondo. C’è chi si chiede se anche altre discipline dei casinò rientreranno in futuro in questa rosa di elette. Nel frattempo, visto che l’inclusione dei giochi di casinò nelle Olimpiadi non è poi così del tutto esclusa, meglio iniziare ad allenarsi su slotgallinaonline.it: non si sa mai che si abbia la stoffa per diventare i prossimi campioni olimpionici.
Un nuovo capitolo nel mondo dello sport
L’ingresso dei videogames fra i giochi olimpici è qualcosa di eccezionale e straordinario, anche se le novità negli ultimi anni come “nuovi ingressi” non sono di certo mancate. In tutti i casi quando il CIO ha valutato quest’opzione, nonostante l’inaspettata apertura, ha già imposto ferree restrizioni. In particolare si è parlato molto della tipologia di giochi che saranno oggetto delle gare.
Questo perché comunque alla base delle Olimpiadi ci sono dei principi che non si possono di certo rinnegare: pace, uguaglianza di genere, spirito sportivo, onestà. Saranno esclusi di conseguenza dalle gare i cosiddetti killer game e tutti quei giochi che promuovono discriminazione e violenza. Dopotutto non hanno nulla a che vedere con i valori olimpici.
Nonostante il successo di questi videogames, come Call of Duty o Fortnite, e la diffusione globale degli stessi, quindi, nulla da fare, indipendentemente dalle ambientazioni di fantasia. Escludendo tuttavia i killer games, le possibilità che rimangono sono davvero poche. Rimangono solo i giochi che riproducono gli sport a video, come i classici Fifa, NBA 2K, NHL e gli altri simili, o le simulazioni di guida come Rocket League. Il CIO ha messo in dubbio anche l’accesso di arti marziali o lotta.
Perché gli esports alle Olimpiadi: l’opinione pubblica
Di fronte a una notizia tanto particolare è chiaro che il clamore è stato parecchio. C’è chi è favorevole e chi invece assolutamente contrario. Chi guarda di buon occhio gli esports alle Olimpiadi è perché questo consentirebbe di avvicinare le nuove generazioni, i Millennials, ai giochi olimpici e al mondo dello sport.
Avvicinandosi per seguire le gare di esports sarà infatti inevitabile conoscere anche le altre discipline e non si sa mai che anche la gioventù si appassioni ad altri sport più tradizionali. Chi invece si dice contrario, invece, si oppone per il semplice fatto che i videogames non sarebbero degli sport. Il loro accesso alle Olimpiadi sarebbe una contraddizione e una mossa solo a scopo commerciale che rischia di danneggiare un evento sportivo che fa parte della tradizione globale.
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Foto: Patrik Slezak / Shutterstock.com