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Editoriali

‘Italia, come stai?’: biathlon sport invernale di punta. Cresce il fondo, certezza snowboard. Alpino a due volti

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Il fine settimana appena trascorso ha confermato una verità incontrovertibile: in questo preciso momento storico è il biathlon la disciplina di punta per l’Italia negli sport invernali.

Il successo della staffetta a Hochfilzen ha certificato quanto si era già intuito dalle competizioni individuali: la compagine femminile è la più competitiva a livello mondiale e lo testimonia anche il primo posto nella classifica per nazioni. A dire il vero questo gruppo sta raccogliendo risultati importanti ormai da qualche anno. La stagione in corso potrebbe però coincidere con lo zenith di una generazione di talento.
Dorothea Wierer sale ininterrottamente sul podio da quattro gare individuali e guida con merito la classifica generale di Coppa del Mondo. Può vincerla? Se resterà per tutta la stagione quella vista a Hochfilzen, la risposta è sì. Le doti al poligono dell’altoatesina, precisa e al tempo stesso rapidissima nel coprire i bersagli più di ogni altra, non le scopriamo oggi. La differenza rispetto al passato sta nel passo sugli sci: ora la campionessa di Rasun figura anche tra le migliori fondiste del circuito. Non è un caso aver vinto una sprint a parità di errori di un mostro sacro come Kaisa Makarainen, senza dimenticare un inseguimento chiuso nella top3 nonostante ben quattro bersagli mancati. Rimarrà indelebile, infine, la rimonta nel corso della terza frazione della staffetta, quando in appena 6 km non solo ha colmato un distacco di quasi 1’10” dalla vetta, ma ha portato l’Italia in testa all’ultimo cambio con ampio margine sulle inseguitrici: un numero da fenomeno. Wierer ha raggiunto la piena maturità psico-fisica, non è mai stata così serena e consapevole dei propri mezzi. Se riuscirà a non farsi divorare dalla pressione che inevitabilmente si genererà qualora si protraesse il duello con la Makarainen, allora potrà quanto meno provare fino in fondo a giocarsi il grande sogno.
Per quanto riguarda Lisa Vittozzi, l’appuntamento con il podio è solo rimandato: di sicuro la 23nne sappadina, dopo l’ennesimo quarto posto materializzatosi nella sprint, è in ampio credito con la fortuna. Altra atleta in netta crescita è Federica Sanfilippo, settima nell’inseguimento e superlativa nel portare al successo la staffetta con un’ultima frazione in cui ha sfoderato nervi saldi e sangue freddo. In ottica Mondiali resta l’incognita della quarta frazionista. Alexia Runggaldier fornisce ampie garanzie al poligono, ma fatica nel passo sugli sci: potrà sicuramente salire di colpi nel mese di gennaio. Nicole Gontier, al contrario, è meno continua con la carabina e più incisiva nel fondo. Stiamo comunque parlando di due atlete capaci in passato di salire sul podio nel circuito maggiore.

Passando allo sci di fondo, per una volta non vogliamo soffermarci sul fuoriclasse Federico Pellegrino, straordinario secondo nella sprint di Davos malgrado una condizione fisica non ottimale. In Svizzera, finalmente, si sono intravisti segnali positivi nelle gare di lunga distanza, per di più con la formula della partenza ad intervalli, quella che storicamente gli azzurri patiscono di più nelle ultime annate. Francesco De Fabiani, dopo un paio di stagioni difficili, sta gradualmente ritrovando convinzione nelle proprie qualità. La forma del valdostano cresce tappa dopo tappa ed il settimo posto nella 15 km skating racconta di un fondista ormai completo, capace di competere ai massimi livelli in entrambe le tecniche. Certo, il format preferito del 25enne resta quello in cui si gareggia sull’uomo e proprio per questo motivo potremmo aspettarci qualche bella sorpresa nelle tappe del prossimo Tour de Ski. In campo femminile merita una menzione anche Elisa Brocard, per la prima volta nella top10 in una 10 km con partenza ad intervalli a 34 anni: un premio per una ragazza che, conscia dei propri limiti, ha perseverato in un percorso che ora la vede destreggiarsi in Coppa del Mondo a livelli più che dignitosi.

In attesa di calare l’asso Michela Moioli nel cross (incredibile come a metà dicembre non sia ancora iniziata la stagione…), lo snowboard si conferma una certezza per il Bel Paese. In campo femminile è finalmente sbocciata Nadya Ochner, straordinaria nell’aggiudicarsi la vittoria nel PGS di Carezza battendo in finale la leggenda Ester Ledecka, prima donna della storia a vincere un oro olimpico nella stessa edizione dei Giochi sia sulla tavola sia nello sci alpino. La 25enne nativa di Merano in passato aveva lasciato intravedere sprazzi di talento, difettando però nella continuità di rendimento. Specialista del PSL, con il tempo ha dovuto necessariamente virare sul PGS, rimasta l’unica specialità a cinque cerchi dopo Sochi 2014. Accantonati gli errori che spesso l’avevano privata della qualificazione per il tabellone ad eliminazione diretta, l’azzurra sembra aver acquisito l’esperienza necessaria per issarsi con costanza nelle posizioni di vertice: le prossime gare saranno indicative del reale status raggiunto dall’altoatesina.
Chi non finisce di stupire è il veterano Roland Fischnaller: a 38 anni, e malgrado gli acciacchi alla schiena, ha festeggiato la quindicesima vittoria nel circuito maggiore e, se la salute lo assisterà, promette di non fermarsi. L’Highlander nativo di Bressanone rappresenta un esempio imprescindibile per atleti di valore come Edwin Coratti, Maurizio Bormolini e Mirko Felicetti, tutti ottimi atleti ma non ancora in grado di mantenere il rendimento costante garantito da Fischnaller da oltre una decade.

Fine settimana sulle montagne russe per lo sci alpino. Fondamentale l’aver ritrovato un Christof Innerhofer capace di mettere paura ai fenomeni norvegesi. A 34 anni il campione di Gais può regalarsi un finale di carriera con i fiocchi, perché è progredito a dismisura in quello che storicamente si era rivelato il suo tallone d’Achille: la scorrevolezza. Con le grandi classiche in arrivo (Bormio, Wengen e Kitzbuehel), la sensazione è che per Inner il meglio debba ancora arrivare, senza dimenticare che l’altoatesino si è rivelato sovente uno sciatore capace di far saltare il banco nei grandi appuntamenti: il pensiero non può non correre ai Mondiali di Are, ricordando che l’azzurro giunse secondo nella passata stagione in superG sulla pista che ospiterà la rassegna iridata. Per quanto riguarda il settore della velocità, Dominik Paris, come già accaduto in passato, dimostra di non poter mantenere certi livelli per un’intera annata e le prestazioni incostanti da un fine settimana all’altro lo dimostrano. Di solito il 29enne nativo di Merano raggiunge un vero e proprio picco di forma che riesce a mantenere per 3-4 settimane e ci si augura che possa coincidere proprio con i Mondiali. Un passettino alla volta sta crescendo Emanuele Buzzi, al quale non manca molto per dare l’assalto alla top15 e, perché no, anche alle prime dieci posizioni in determinate piste.
Per quanto riguarda il gigante, la Gran Risa non ci ha raccontato nulla di nuovo: l’Italia è malata e non può guarire in poche settimane. A mettere una pezza alla prima manche forse più disastrosa del decennio (appena due azzurri qualificati, entrambi fuori dai 15) ci ha pensato Luca De Aliprandini, risalito dalla 28ma alla settima posizione con il miglior crono nella frazione conclusiva. Il problema del trentino resta sempre lo stesso: riuscire a mettere insieme due manche dello stesso livello e senza commettere errori. Dovesse riuscirci, allora la sua carriera potrebbe anche svoltare.

federico.militello@oasport.it

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