Nuoto
Nuoto, lo screening della Nazionale italiana. Fuoriclasse, campioni già affermati, talenti in ascesa e da ritrovare
Fuoriclasse, campioni, outsider, talenti in ascesa e protagonisti da ritrovare. Il 2018 del nuoto si è praticamente concluso e già l’Italnuoto è già proiettata al biennio olimpico con il primo, fondamentale, appuntamento a Gwangju in Corea dove si disputeranno a fine luglio i campionati mondiali con tante speranze per i colori azzurri. Squadra compatta ed eterogenea al tempo stesso, quella italiana. Proviamo a dividerla per settori, usando le definizioni sopra citate.
FUORICLASSE: Gregorio Paltrinieri è campione di tutto, ha vinto, anche due volte, tutte le medaglie che si potevano vincere, un en plein favoloso dal 2014 al 2017, dopodiché si è preso un po’ di pausa, pagata con qualche sconfitta soprattutto in vasca corta. Ha tutte le carte in regola per riprendersi di tutto e di più, dove il più è la medaglia del fondo ma gli avversari non mancano.
Federica Pellegrini potrebbe starsene serena e vincente in un’isola deserta a godersi il lusso e il meritato riposo e invece è lì a combattere, dove lei vuole stare, in piscina, pronta per nuove sfide e quando lei combatte sono guai per le avversarie.
Gabriele Detti ha visto interrompere dal problema fisico alla spalla il percorso di crescita dei due anni 2015-2017. Due medaglie olimpiche, l’oro negli 800 a Budapest nel fanno uno dei talenti più cristallini del nuoto azzurro. Se la sfortuna lo molla, può riprendere la marcia vincente e tutti, nel mezzofondo, dovranno fare i conti con lui.
CAMPIONI: Simona Quadarella sta studiando da fuoriclasse e fra poco potrà anche passare di categoria ma serve la legittimazione olimpica. Intanto c’è da confermarsi a livello mondiale e c’è da giurare che la romana, allieva di Christian Minotti, sarà lì a giocarsela per le medaglie anche a Gwangju, dopo il bronzo di Istanbul e l’argento di Hangzhou. Migliora sempre e non si vuole fermare.
Fabio Scozzoli ha vinto tutte le medaglie possibili tranne una, quella olimpica. Sa bene che la sua, in vista di Tokyo, è una mission impossibile perché la rana è una delle specialità più in crescita ma il panorama può cambiare in fretta e si può arrivare ad un evento come Copenhagen senza aspettative e portare a casa titolo e record europeo e ad Hangzhou pieni di belle speranze e tornare a casa senza medaglie.
Piero Codia ha vinto su tutti gli ambiti in campo europeo, lo scorso anno ha fatto vedere cosa sa fare ed è atteso da conferme. Ad Hangzhou ha faticato nei “suoi” 100, mentre ha migliorato il record italiano nei 50. Per noi è un campione affermato ma dovrà dimostrare sul campo di valere questo titolo.
Santo Condorelli è il quarto classificato nei 100 metri stile libero alle Olimpiadi di Rio. L’Italia non ha mai avuto un atleta in grado di arrivare così in alto in questa specialità e proprio lui, che sembra lentamente tornare ai fasti del passato, potrebbe essere il trascinatore della 4×100 che punta in alto sia a Gwangju, sia a Tokyo e tornare ad essere protagonista a livello individuale. Ad Hangzhou ha fatto bene e se il buongiorno azzurro si vede dal mattino…
OUTSIDER. Una su tutte, Martina Carraro, che ad Hangzhou si è presa la soddisfazione di conquistare le prime due medaglie della carriera e con il nuovo staff tecnico imolese, sembra aver trovato una nuova dimensione da protagonista assoluta. Con lei l’avversaria di sempre, Arianna Castiglioni, che sul podio europeo è abituata a salire, la finale mondiale l’ha già disputata e ha tutte le carte in regola per ripetersi.
Le rivali della farfalla stanno giocandosi la leadership tricolore a suon di grandi prestazioni: Elena Di Liddo e Ilaria Bianchi, a forza di sfidarsi, potrebbero ritrovarsi entrambe in una finale Mondiale anche in vasca lunga e non sarebbe tutta questa sorpresa.
Filippo Megli sembra essere entrato in una nuova dimensione. Il duecentista si è migliorato sensibilmente ad Hangzhou, a Glasgow era stato l’autentico motore della 4×200 stile di bronzo e potrebbe essere una delle sorprese del 2019: la strada è quella giusta.
TALENTI IN ASCESA. E’ la categoria più piena e non è affatto male. Sulla rampa di lancio ci sono due campioni europei, Alessandro Miressi, che punta ad essere protagonista assoluto nei 100 stile libero, che non può e non deve accontentarsi di quanto fatto (enormi passi avanti) lo scorso anno e Margherita Panziera potrebbe entrare a pieno diritto nell’elite dei 200 dorso mondiali, dove i talenti non mancano di certo ma la sua crescita non sembra arrestarsi.
Ilaria Cusinato è la punta di diamante azzurra per le due gare dei misti, anche per lei miglioramenti sensibili nel 2018 e tante speranze in prospettiva, anche se le due gare sono chiuse dalla presenza di un talento come Hosszu. Lorenzo Zazzeri cresce, evento dopo evento, a tal punto da essere diventato il numero due della velocità ad Hangzhou e ora si attendono miglioramenti sensibili anche in vasca lunga.Nicolò Martinenghi sembra aver messo in soffitta i problemi fisici che lo hanno fermato lo scorso anno e, pur senza aver conquistato finali, è stato protagonista di un buon Mondiale ad Hangzhou e si attende la sua consacrazione definitiva a livello mondiale ritardata dall’infortunio.
Thomas Ceccon è il talento più puro del nuoto italiano, è cresciuto da Glasgow in poi e può davvero esplodere da un momento all’altro anche in ambito mondiale, Federico Burdisso, invece, ha dalla sua parte la gioventù, la tenacia e tanta voglia di lavorare: non sarà un fenomeno fisicamente ma a volte si arriva più avanti con la testa che con i muscoli e a lui la componente mentale non manca di certo.
PROTAGONISTI DA RITROVARE. Simone Sabbioni sembra aver smarrito la verve che avevano caratterizzato la sua marcia di avvicinamento a Rio 2016. Il romagnolo da troppo tempo non nuota sui suoi livelli nei 100 dorso e mentalmente esce dal 2018 sotto a un treno, per la mancata medaglia individuale a Glasgow che sembrava cosa fatta dopo la semifinale e qualche contro-prestazione a Hangzhou. Troppi i problemi fisici degli ultimi due anni ma ha la forza morale e atletica per uscire dal tunnel.
Matteo Rivolta è un altro talento del nuoto azzurro. Ha disputato una finale mondiale a Barcellona 2013 nei 100 farfalla, è il campione europeo in corta di questa specialità ma troppo spesso si è perso nei meandri delle motivazioni e il 2019 potrebbe essere l’anno della verità per lui come Luca Dotto, altro atleta di indubbio talento che non ha fatto della continuità il suo marchio di fabbrica.
Marco Orsi è sulla via della risalita. La medaglia d’argento o mondiale di Hangzhou in questo senso è un segnale molto più chiaro dell’oro di Copenhagen di un anno fa. Si deve ritrovare sullo stile libero, la sua specialità preferita, nella quale fatica ancora a rimettersi in carreggiata ma la strada è quella giusta. Silvia Di Pietro arriva da due stagioni terribili: problemi fisici a non finire che l’hanno bloccata proprio nel momento in cui sembrava in rampa di lancio dopo un Mondiale in vasca corta di altissimo livello. Ha già lanciato segnali interessanti al rientro agli Assoluti e ora dovrà accelerare per farsi trovare pronta e recuperare il tempo perduto.
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