Nuoto
Nuoto, Mondiale Hangzhou 2018. Fabio Scozzoli e il legno che brucia: c’è spazio per il riscatto
Odio e amore: i 100 rana ormai sono un’altalena di emozioni per Fabio Scozzoli. L’amore per questa disciplina viene da lontano, dagli insegnamenti di Tamas Gyertyanffy e dal fatto che alle Olimpiadi quella e solo quella può essere la sua gara, l’odio deriva dal fatto che quando sbaglia questa gara poi tirarsi fuori dalle sabbie mobili è molto difficile. Basti ricordare cosa accadde a Barcellona 2013 quando il ranista romagnolo chiuse quinto nei 100 a due decimi dal podio e poi neanche superò il primo turno nei 50.
Stavolta, nel Mondiale in corta cinese, Scozzoli è chiamato a invertire la tendenza. I 100 non sono andati come lui per primo si aspettava dopo le prove in batteria e in semifinale. Chi doveva andare forte alla vigilia, e aveva dato l’impressione di poter essere alla portata, alla fine è andato forte sul serio e sui 100 rana e Scozzoli, questo bisogna dirlo, non è ancora competitivo e soprattutto continuo come nella distanza più breve. Il romagnolo sta lavorando, tantissimo, per ritornare quello di una volta anche sulla distanza olimpica. Va bene la velocità, che è un marchio di fabbrica e sulla quale ha impostato gran parte degli allenamenti che gli hanno permesso di tornare sui podi internazionali, ma si è sottoposto anche a lavori specifici sulla resistenza negli ultimi mesi e proprio per questo, il quarto posto di Hangzhou rischia di bruciare più di qualsiasi altra mancata medaglia.
A quel podio Fabio Scozzoli credeva e ci credeva ancora di più dopo essersi confrontato con gli altri. Sapeva che Van der Burgh, pur distratto dal matrimonio, non poteva essere arrivato fino in Cina per fare da comparsa, sapeva che Shymanovich aveva una condizione più brillante dopo due mesi di Coppa del Mondo a suon di prestazioni di livello e sapeva pure che con Koseki e Prigoda c’era da soffrire perché questa è gente che mena forte e non si fa intimorire da partenze a razzo o subacquee tiratissime. Alla fine qualcosa si è scombinato nella macchina che, fino a oggi alle 12.35, sembrava quasi perfetta. Il motore è andato in tilt perché di motori come lui o addirittura più potenti ce n’erano un po’ troppi in quella vasca.
Lo scorso anno prese la sconfitta europea in questa gara con filosofia perchè a toccare per primo fu quello che lui considera, nei 100, anche in vasca lunga, imbattibile, Adam Peaty. Quest’anno la medaglia di legno brucia perché Peaty non c’era, perchè Van der Burgh, una volta di più, ha mostrato di essere il più forte di tutti, perché questi giovanotti fisicati sono sempre molto difficili da battere, perché con un passaggio più forzato ai 50 forse si sarebbe potuta fiaccare qualche resistenza in più e la tattica di gara stavolta potrebbe avere lasciato un po’ a desiderare.
Il legno brucia ma non abbastanza, si spera, per abbattere la quercia. Scozzoli ha avuto delle cadute di tensione nella sua carriera ma stavolta sa di essere molto solido nei 50 rana, per via della partenza bruciante e di una subacquea difficilmente imitabile. Troverà di fronte a sé ancora Van der Burgh che sarà durissimo da battere e attorno a sé qualche rivale diverso dai 100 come ad esempio il brasiliano Gomes Junior, specialista della gara veloce. Una medaglia è alla portata di uno Scozzoli integro fisicamente (e lì problemi non ce ne sono) e mentalmente (e lì i problemi potrebbero nascere da questa delusione forte). Domani il romagnolo potrebbe provare a scaricare la rabbia nei 100 misti (è iscritto ma la sua presenza è in dubbio) quantomeno per non attendere sabato, quando sono in programma batterie e semifinali dei 50 rana.
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