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Nuoto, Mondiali Hangzhou 2018. Batterie 13 dicembre. Panziera e 4×50 mista mista non deludono e oggi lotteranno per le medaglie. Bene Orsi e Sabbioni

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Margherita Panziera non delude nella terza sessione di batterie del Mondiale in vasca corta e anche i numeri della terza giornata confermano quanto si era già visto in precedenza: Italia tonica con quasi tutti i suoi atleti, al termine di una nottata che consegna cinque carte semifinale agli azzurri (con tre sole eliminazioni in batteria) e due posti in finale.

Margherita Panziera si qualifica per la finale dei 200 dorso in programma nel pomeriggio italiano con il quarto tempo, imposta la sua solita gara in crescendo e si prende la soddisfazione di battere una Hosszu che inizia a sentire il peso dei tanti impegni ravvicinati ma che con l’ultima subacquea rischia di beffare al traguardo l’azzurra che aveva preso decisamente l’iniziativa e un buon vantaggio dai 125 metri in poi. Panziera chiude con un buon 2’03″83 che  le permette di volare in finale, dove troverà una concorrenza spietata. Attenzione in particolare alle statunitensi Baker e Bratton, protagoniste di prove si altissimo spessore in batteria. Miglior tempo proprio di Bratton, davanti a Seebohm e Baker

Finale anche per la staffetta 4×50 mista mista, forse, assieme alla 4×100 mista uomini, la gara a squadre in cui l’Italia è più competitiva. Infatti gli azzurri (Sabbioni, Scozzoli, Di Liddo e Pellegrini) strappano con 1’38″75 il pass per la finale con il quarto crono ma per le medaglie, con Usa, Russia e Australia e un paio di outsider di lusso come Brasile e Giappone, la battaglia è durissima. 

Piace Marco Orsi che si erge a protagonista assoluto nelle batterie dei 100 misti dove ottiene il terzo miglior crono della mattinata con un ottimo 51″86 non lontano dal suo record italiano. Miglior tempo per Andrew, secondo per Kolesnikov ma per le medaglie (e anche per un posto in finale) la rosa dei campioni è davvero nutrita, quindi nei prossimi turni servirà il miglior Orsi e un ulteriore miglioramento per puntare al podio.

C’è tanta voglia di riscatto nella batteria vinta da Simone Sabbioni che raggiunge con il settimo crono totale la semifinale dei 50 dorso. L’azzurro, campione europeo in carica della specialità, fa valere partenza e subacquea per piazzare un buon 23″34 ma servirà ancora qualche centesimo in meno per assicurarsi un posto in finale. Fa molto ben sperare il 23″18 fatto segnare in prima frazione della staffetta mista mista dal romagnolo a soli 13 centesimi dal suo record italiano. Il miglior tempo è del brasiliano Guido ma c’è tanta Europa nelle prime posizioni con Ryan, Diener, Kolesnikov e Rylov.

Elena Di Liddo si prende la semifinale dei 50 farfalla con 25″88 (nono tempo) e nel pomeriggio dovrà fare meglio se vorrà guadagnare la prima finale mondiale della carriera. Niente da fare, invece, per Ilaria Bianchi che esce di scena senza troppi rimpianti con 26″29. Miglior tempo per l’olandese Kromowidjojo. Semifinale conquistata anche da Ilaria Cusinato nella gara che meno gradisce, i 100 misti, ma nella quale migliora sensibilmente il suo personale, scendendo per la prima volta sotto al minuto: 59″76 il suo crono, decimo tempo di ingresso e un pensierino, perchè no, ad un posto nella finale di domani. Primo tempo, tanto per cambiare, per Hosszu, davanti a Margalis e Imai. Difficile, ma non impossibile, l’aggancio alla finale dei 50 stile libero per Lorenzo Zazzeri che si qualifica per la semifinale con il crono di 21″35, a soli due centesimi dal personale, che è il dodicesimo tempo. Niente da fare, invece, per Andrea Vergani che proprio non digerisce la vasca corta e chiude al 22mo posto con 21″61. Miglior crono per Dressel, poi Morozov, McEvoy e Proud

Si ferma in batteria anche la corsa di Luca Pizzini, il due volte bronzo agli Europei in lunga, che conferma la sua idiosincrasia per le gare in piscina da 25 metri, nuotando i 200 rana in 2’07″28, neppure troppo distante dal personale (sei decimi meno) che gli frutta il 19mo posto ma solo i primi otto si qualificavano per la finale. Miglior crono per il cinese Qin davanti a Prigoda e Koch.

 





Foto Gian Mattia D’Alberto Lapresse

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