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Tennis, Marco Cecchinato: “Vorrei diventare la punta di diamante in Davis ed essere competitivo sul cemento”
Il 2018 è un anno che Marco Cecchinato difficilmente dimenticherà. La semifinale al Roland Garros è una delle imprese sportive azzurre della stagione, un risultato che ha portato il nativo di Palermo in uno status completamente diverso rispetto al passato, come racconta in un’intervista al Corriere dello Sport: “Una delle conseguenze dell’essere diventato un Top 20 è quella di essere riconosciuto un po’ dovunque. Ristoranti, aeroporti, stazioni, mi fermano per una foto. Bello, ma anche un po’ stressante. Davanti ai bambini, però, divento super disponibile, mi ricordo quando ero piccolo io e venivo al circolo. Lo dico sempre ai genitori, almeno fino ai 12 anni evitate qualsiasi pressione”.
Non solo tennista, ma c’era anche un altro sogno nel cassetto per Cecchinato: “Mi sarebbe piaciuto diventare calciatore, ma va bene anche così. Gioco una volta all’anno con i miei amici, ma evitando qualsiasi rischio. Anche fra i tennisti organizziamo partitelle, ma senza sfiorarci per evitare infortuni”.
Il momento più bello del suoi 2018 è solo uno: “Il match point contro Djokovic a Parigi, quel passante e il Suzanne Lenglen tutto in piedi per me. Ho ancora i brividi. Ho un altro ricordo forte. Corrado Barazzutti, ultimo semifinalista Slam prima di me, che entra nello spogliatoio e mi abbraccia super felice ed emozionato anche se gli toglievo un record”.
Barazzutti che è anche il capitano di Davis e l’Italia sarà chiamata ad affrontare l’India in una sfida complicata: “A Febbraio ci attende un primo turno davvero ostico sull’erba in India, per noi è la superficie peggiore. Dobbiamo comunque essere fiduciosi perchè il tennis italiano non è mai stato così in alto. Mi piacerebbe essere la punta di diamante della prossima squadra di Davis, sarebbe un onore”.
Ottimo momento per il tennis italiano, ma comunque gli azzurri maturano tardi nella maggior parte dei casi: “Ognuno ai suoi tempi e una propria strada. Lorenzi è esploso a 30 anni e passa. La maturità tennista si è poi spostata, una volta a 30 anni smettevi di giocare, ora ci sono giocatori come Federer che a 36/37 ottengono grandi risultati. Per quel che mi riguarda ho altri dieci anni di carriera e intendo giocarmeli bene. Il 2018 deve essere un punto di partenza”.
Gli obiettivi del prossimo anno per Cecchinato: “Ho impostato la preparazione sul cemento, ma l’anno è finito con una consapevolezza che prima non c’era, posso far bene su ogni superficie. Ho raggiunto il terzo turno in Cina, battuto sul duro Simon e Chung. So che nel 2019 dovrò confermarmi e sarà più difficile. Cambierò qualcosa nella preparazione dei tornei a seconda di come andrà la prima parte della stagione. I risultati non devono arrivare solo sul rosso”.
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Foto: Claudio Bosco/LivePhotoSport.it
DI Andrea Ziglio