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VIDEO Vincenzo Nibali: “Non guardo ai record, i nuovi allenamenti allungano la carriera. Italia, investiamo sui giovani”

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ESCLUSIVA OA SPORT – L’inverno dello Squalo. Vincenzo Nibali è sereno, ha lo sguardo rilassato. A volte i suoi occhi si perdono nel vuoto, fissano l’infinito e scrutano nuovi orizzonti tutti da scoprire. Il crepuscolo di un nuovo anno porta inevitabilmente a considerazioni ed analisi di una stagione sfortunata, con la vittoria memorabile della Milano-Sanremo che non basta a mitigare l’amarezza per un Tour de France ed un Mondiale sfumati a seguito dell’inaccettabile incidente occorso al messinese nella tappa dell’Alpe d’Huez.

E’ un Nibali tirato a lucido, non appesantito dopo le vacanze e pronto ad iniziare il primo raduno stagionale con la rabbia feroce di chi anela un’ardente rivincita. A 34 anni il siciliano non si sente vecchio, anzi. Crede ed è convinto di poter dare ancora tanto al ciclismo italiano, almeno per altre tre stagioni, senza escludere di allungare ulteriormente la carriera. I prossimi giorni saranno decisivi per stilare i programmi del 2019. Difficile che il capitano della Bahrein Merida rinunci ad un Giro d’Italia adattissimo alle sue caratteristiche, così come lo è d’altronde anche la Grande Boucle. Partecipare ad entrambi? Nibali ci sta pensando. L’ambizione non accenna a placarsi: è il segreto dei campionissimi.





Abbiamo incontrato lo Squalo a margine delle visite mediche effettuate dalla squadra presso l’IRR di Torino. Un’intervista tra presente, passato e futuro.

IL VIDEO DELL’INTERVISTA A VINCENZO NIBALI

Fiorenzo Magni detiene il record di corridore più anziano ad aver vinto il Giro d’Italia a 34 anni. Un primato che resiste da ben 64 anni: ti intriga pensare di batterlo?
Non penso ai record. In questi giorni faremo i nostri programmi e valuteremo le opzioni per le corse a tappe e se fare Giro o Tour. Dovremo tenere presente anche il calendario delle classiche. Bisogna programmare bene la stagione. Intanto andiamo per gradi, abbiamo effettuato le visite mediche, da domani (oggi, ndr) saremo in ritiro in Croazia. Da lì potremo lavorare con tutti i nuovi ragazzi e il nuovo staff, anche perché qualcuno è arrivato veramente da poco. Quindi da ora si inizierà a pensare alla nuova stagione“.

Valverde, ma in passato anche i vari Horner e Rebellin, hanno dimostrato che nel ciclismo moderno si può gareggiare ad alti livelli sino a 40 anni ed oltre. Per quante stagioni ancora pensi di poter essere competitivo nei grandi giri?
Guardando Valverde, tutti gli anni è stato sempre molto competitivo. Per me è stato un anno difficile, anche se sono riuscito a trovare una bellissima vittoria. Per ora cercherò di dare il massimo finché andrò forte. Quando arriverà il momento in cui non mi sentirò più così competitivo allora ci penserò. Per fare un esempio, Pozzovivo quest’anno al Giro è stato molto a lungo nelle prime posizioni ed ha avuto solo una giornata negativa. Oggi esistono degli allenamenti molto più specifici che consentono di allungare la carriera di un atleta“.

Chi è stato l’avversario più forte e difficile da battere nella tua carriera?
Ce ne sono stati davvero tanti, tra cui Cadel Evans e Stefano Garzelli. Ivan Basso non l’ho mai affrontato da avversario, ma era fortissimo. Poi tanti altri avversari forti come Kloeden, Vinokurov, ovviamente Contador e Froome“.

E’ possibile ipotizzare per il finale della tua carriera una specializzazione per le classiche delle pietre, dunque Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix?
Le classiche sono sempre state nel mio calendario. Ho cercato sempre di tenerle in considerazione e continuerò a farlo“.

Sei preoccupato per il futuro del ciclismo italiano nelle grandi corse a tappe? Alle spalle tue e di Fabio Aru si intravede Gianni Moscon, ma poi poco altro. Cosa ne pensi?
Ci sono dei giovani molto interessanti, ma certamente bisogna lavorare su di loro. Occorre fare un grandissimo investimento per poi ritrovarseli pronti in futuro“.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Pier Colombo

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