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Australian Open 2019, Stefanos Tsitsipas sconfigge Roger Federer: l’inizio di una storia già nota

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Niente record di 7 vittorie in Australia, niente 100° titolo in carriera. Lo svizzero Roger Federer (numero 3 del mondo), 37 primavere e non sentirle, è stato costretto alla resa negli ottavi di finale dell’amato Major australiano del tennis. A batterlo un ragazzo di 20 anni, di grande talento e di una sensibilità tennistica del tutto particolare. Un giocatore dotato di grandi colpi da fondo ma anche di un ottimo gioco a rete, fautore di iniziative in stile Serve & Volley. Un modo di intendere la disciplina con racchetta e pallina che sembrava essere ormai del tutto sparito.

Il greco Stefanos Tsitsipas ha sciorinato tutto il proprio repertorio, al cospetto del rappresentante principale di una qualsivoglia completezza tennistica, accompagnata dalla bellezza del gesto. In sostanza un passaggio di consegne o di testimone, fate voi, non tanto dal punto di vista dei risultati, perché sarebbe azzardato, ma della filosofia tennistica: grande varietà nei colpi, rovescio ad una mano e “genialate” nei momenti più difficili del confronto. Punti di contatto che non si fermano qui e hanno anche i crismi della chiusura del cerchio.


Munendoci di una DeLorean immaginaria e raggiungendo le fatidiche 88 mph, torniamo al 2001 e a Wimbledon. Anche in quel caso parliamo di un ottavo di finale e del confronto tra un giocatore a caccia di record e di un ventenne svizzero con il codino e una fascia ben in vista sulla fronte. Stiamo parlando dell’americano Pete Sampras e del giovane Federer. Da lì l’avventura del campione più forte (forse) di tutti i tempi ebbe inizio. Sampras, che aveva nel mirino il suo ottavo successo sull’erba e non perdeva dai quarti di finale del 1996 (quando fu battuto dall’olandese Richard Krajicek) infilando una serie di 31 vittorie consecutive (56 in 57 incontri complessivi), fu detronizzato da quel ragazzino tutto talento con il punteggio di 7-6 (7) 5-7 6-4 6-7 (2) 7-5 dopo quattro ore di gioco di cinque interminabili set.

Ebbene, sembra che il destino 18 anni dopo abbia riservato un epilogo simile proprio a Roger, sconfitto da un 20enne, numero 15 del mondo come lo era anch’egli nel 2001. I pezzi del puzzle, dunque, sembrerebbero combaciare visto che era dalla semifinale del 2016 che l’elvetico non conosceva il significato della parola sconfitta. Ma del resto lo 0/12 nella conversione delle palle break e i 55 errori non forzati (40 solo con il dritto) stanno a rappresentare come e quanto tutto abbia pesato in favore del “nuovo che avanza”.

Una nouvelle vague di cui forse il tennis avrebbe bisogno, vista l’omologazione del gioco tutta potenza e difesa da fondo. Tsitsipas può continuare quell’opera che Federer ha saputo portare avanti, prendendo il testimone da Sampras, giocatore la cui famiglia aveva chiare origini greche. Ecco che le coincidenze in questa strana storia, tra passato, presente e futuro sono diverse e sperarci ha in sé una vena romantica.

Ora il buon Stefanos è atteso alla conferma contro un giocatore che ancora non è stato sconfitto nel 2019, ovvero lo spagnolo Roberto Bautista Agut. Federer, dopo l’impresa di 18 anni fa, andò ko contro il britannico Tim Henman. La storia si ripeterà anche in questo caso?

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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