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Dakar 2019: la sfida della Maratona del deserto ha inizio. Gara sabbiosa e dura, tutta in Perù

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Coraggio, temerarietà, e sangue freddo: sono questi gli ingredienti che accompagnano una delle corse che hanno fatto la storia, giunta quest’anno alla 41esima edizione. Si parla della Dakar, l’undicesima in Sud America e la prima solo nel territorio peruviano, capace di attirare e di far male nel breve volgere di un istante. Si pensa ad uno dei primattori di questo rally: Fabrizio Meoni, re nel 2001 e nel 2002 in sella alla KTM e scomparso in quel maledetto 2005, quando aveva deciso che quella sarebbe stata l’ultima volta. Purtroppo per lui e per tutti gli appassionati il destino espresse un giudizio definitivo e categorico.

Di acqua però ne è passata sotto i ponti e ci accingiamo a vivere una corsa dalle palpitanti emozioni, con meno giorni di gare ma con un chilometraggio notevole. Un percorso che si sviluppa in un mix di zone aride e sabbiose tra la costa e la celebre cordigliera delle Ande. Si prenderà il via dalla capitale del Perù Lima e da quel momento non si potrà far altro che concentrarsi sulla strada da seguire nel più breve tempo possibile. La sfida che dà sempre vuol conciliare la prestazione con l’affidabilità sarà esaltata negli 11 giorni di competizione e negli oltre 5500 km da percorrere.

La sabbia sarà l’elemento caratterizzante e le due stage “Marathon” Arequipa-Moquegua (511 km, 352 di speciale per le moto e i quad) / Arequipa-Tacna (664, 352 di speciale per vetture, camion e SxS) e Moquegua-Arequipa (776 km, 345 di speciale per moto e quad) / Tacna-Arequipa (714 km, 452 di speciale per auto, camion e SxS) potrebbero decidere chi sarà il vincitore di questa gara. Le capacità di navigazione, infatti, saranno messe a dura prova e senza il supporto dell’assistenza i piloti dovranno superarsi per trovare la via che porta all’El Dorado.

Come sempre saranno cinque le categorie protagoniste: auto, moto, quad, camion e side-by-side. Tra le auto Carlos Sainz, vincitore 12 mesi fa e nel 2010, sarà uno dei grandi favoriti, membro di spicco dello squadrone X-Raid Mini che annovera piloti che han tracciato un’epoca: “Mister DakarStephane Peterhansel, con i suoi 13 trionfi (5 volte in moto e le restanti in auto) e il francese Cyril Despres (il migliore in ben 5 occasioni in moto), desideroso di centrare il bersaglio grosso. Un trio da 20 Dakar in bacheca. Il terreno di gara però potrebbe sorridere anche al qatariota Nasser Al-Attiyah su Toyota Hilux 4×4 da cui ci si aspettano grandi cose. Più difficile invece la corsa di un altro asso del volante come il francese Sebastien Loeb, al via con una Peugeot gestita dal team PH Sport ma non in maniera ufficiale dalla Casa del Leone che ha deciso di non prendere parte a questa ennesima avventura.

Tra le moto i nomi sono quelli dei due alfieri della KTM Sam Sunderland e Toby Price, dello spagnolo Juan Barreda su Honda e del francese Adrien Van Beveren su Yamaha. La Casa austriaca punta a centrare il proprio 18° sigillo in questa corsa e il britannico e l’australiano hanno forti argomenti a sostegno di questa candidatura, senza dimenticarci dell’austriaco Matthias Walkner, vittorioso nel 2018 sempre sulla moto di Mattighofen.

Nei camion e nei quad si potrebbe poi ragionare per dualismi. Nella sfida tra mezzi pesanti, i due equipaggi russi guidati da Eduard Nikolaev e Airat Mardeev, con il primo che vanta tre vittorie nel palmares ed è reduce dal successo ottenuto nelle ultime due edizioni e il secondo a segno nel 2015 e salito sul podio due volte negli ultimi tre anni, possono illuminare la scena. Mentre in sella alle Yamaha (quad) il duo argentino formato da Jeremías González Ferioli e da Nico Cavigliasso può dar manforte alla tradizione a larghe tinte sudamericane nella categoria.

Ma la Dakar non è solo vittoria e sconfitta, ha un’epica particolare che va compresa ed accettata. E allora val la pena citare le due storie del peruviano Lucas Barron e del nostro Nicola Dutto. Barron sarà il primo concorrente con sindrome di Down a partecipare a una delle gare più difficili ed esigenti del mondo. Il 25enne sudamericano sarà al via al fianco del pilota principale, vale dire suo padre Jacques, e si è preparato a dovere, essendo al via della Desafio Inca. Il suo successo sarà giungere al traguardo, entrando a far parte della leggenda motoristica. Dutto, invece, sarà il primo pilota di moto paraplegico a prendere parte a questa corsa. Ex campione Italiano Enduro ed Europeo Baja, sarà in sella ad una KTM XC Enduro appositamente modificata per le sue esigenze e caratteristiche. Ad accompagnarlo ci saranno tre piloti spagnoli che lo supporteranno per quanto concerne la navigazione oppure in caso di emergenza. Una forza di volontà notevole quella del nostro portacolori, conscio delle immani difficoltà lungo la rotta che vuole portarlo al termine di questa “Odissea”. Ora le parole non possono far altro che lasciare spazio alla competizione, per vivere insieme un altra Dakar piena di emozioni.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: Cristiano Barni / Shutterstock.com

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