Formula 1
F1, Jean Todt: “Gli anni con Michael Schumacher saranno irripetibili, Michael è un combattente e continuerà ad esserlo”
Domani, 3 gennaio 2019, non sarà una data come tutte le altre, quantomeno per gli appassionati di Formula Uno e tifosi della Ferrari. Compie 50 anni, infatti, Michael Schumacher, il 7 volte campione del mondo, la leggenda del motorsport. Chi, se non Jean Todt, è la persona giusta per dedicare un ricordo al grande pilota tedesco, che continua nella sua battaglia per il completo recupero dopo l’incidente sulla neve del dicembre 2013?
In una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, il 72 enne presidente della FIA ha parlato a lungo del suo grande amico. “La vita è strana, è fatta a capitoli, come la Formula Uno – esordisce – Michael a Maranello ha realizzato qualcosa di incredibile, come sta accadendo ora con Mercedes e Lewis Hamilton. Il loro dominio sta iniziando a stancare, proprio come ai nostri tempi, vedremo se riusciranno a proseguire su questa strada”.
Il ricordo più bello, tuttavia, è semplice. “Ovviamente il GP del Giappone del 2000, quando è arrivato il primo titolo. Mancava dal 1979, una eternità. Quando salimmo sul podio dissi a Michael che la nostra missione era compiuta e che da li in avanti tutto sarebbe stato diverso”. Tra quelli meno belli, invece: “Non posso non pensare a Jerez 1997 con il contatto con Jacques Villeneuve che costò il titolo, o il tamponamento a David Coulthard a Spa nel 1998 che, a sua volta, non permise a Michael di vincere, fino all’incidente di Silverstone nel 1999 o la rottura del motore di Suzuka 2006 che gli negò l’ottavo trionfo”.
I ricordi, logicamente, sono infiniti. “Tutto fu magico in quella era. Dal giorno della firma del suo contratto a fine luglio 1995 all’Hotel de Paris di Monte-Carlo dopo un lungo corteggiamento, fino ai giorni del primo ritiro, quando si scrisse di screzi tra me e Luca Cordero di Montezemolo, ma la verità era solo una: Schumacher voleva lasciare spazio a Felipe Massa e Kimi Raikkonen”.
Un rapporto nato a livello lavorativo, ma divenuto ben presto di profondo affetto. Fino alla notizia riportata a livello mondiale secondo cui, lo stesso Jean Todt avrebbe visto il GP del Brasile assieme al tedesco. “La notizia non è stata riportata nella giusta maniera. Ho semplicemente detto che ero a casa sua e ho assistito alla gara, com’era già successo altre volte. Se mi chiedete se Michael percepisce, o meno, la mia presenza, non posso ovviamente rispondere, ma posso dirvi che lo vado a trovare almeno due volte al mese”. La situazione è chiara: “Si sa che ha avuto quel terribile incidente e che continua a lottare. Ha una squadra vicino a lui, e una famiglia straordinaria. Tutto il resto è privato e deve rimanere così”. A proposito di famiglia, ultima battuta sul figlio Mick, del quale Jean Todt non è minimamente sorpreso. “Conoscendolo punta alla F1, ma la strada è ancora lunga. Talento e voglia di arrivare li ha, vedremo come sarà la sua carriera. Io non l’ho certo facilitato, sta facendo tutto da solo”.
alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Konstantin Egorychev / Shutterstock.com