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Basket, Final Eight Coppa Italia 2019: Cremona-Brindisi, la finale delle esordienti che hanno sovvertito le gerarchie
Vanoli Cremona contro Happy Casa Brindisi: alzi la mano chi si sarebbe aspettato un epilogo simile della Coppa Italia 2019. Invece, al Mandela Forum di Firenze, saranno proprio loro a sfidarsi nell’ultimo atto: è una finale inedita, ma non finisce qui. Nessuna delle due squadre, infatti, aveva mai giocato nella partita che assegna il secondo massimo trofeo nazionale.
In campionato questa partita è arrivata alla dodicesima giornata, in cui una maestosa prestazione di Peyton Aldridge (29 punti) ha consentito alla Vanoli di espugnare il PalaPentassuglia col punteggio di 80-86. Quella, però, era una normale giornata di Serie A, mentre questa è una finale carica di storia per l’una e per l’altra società.
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Cremona arriva all’appuntamento forte di una solidità che le ha permesso di controllare in buona maniera sia l’Openjobmetis Varese nei quarti che la Segafredo Virtus Bologna in semifinale. Particolare riscontro ha trovato l’incredibile parabola di Travis Diener, ormai un totem senza tempo del basket della nostra penisola: si era ritirato quattro anni fa, per tre anni non ha più giocato, poi l’ha richiamato Cremona (o meglio, il suo coach ai tempi di Sassari, Meo Sacchetti) ed è tornato. E ieri sera, in due quarti, ha dimostrato, a quasi 37 anni, di essere ancora quel tiratore mortifero che l’Italia intera ha imparato a conoscere, fino al punto di volerlo in Nazionale nel 2013 (benché Pianigiani non lo abbia mai utilizzato per le qualità migliori che può dare). La Vanoli, però, è anche la squadra di Giampaolo Ricci che entra e segna tiri dal peso specifico altissimo in precisi momenti della partita, così come la formazione in cui esplode, tutta in una notte, l’ennesima prova di forza di Mangok Mathiang, ormai una certezza per i lombardi.
Dall’altra parte, Brindisi porta sulle proprie spalle un immenso carico di entusiasmo, frutto non soltanto delle imprese dell’attuale New Basket, ma anche delle memorie della Pallacanestro Brindisi, che per lungo tempo è stata la società che più ha dato lustro al basket nella città pugliese. C’è un dato interessante che riguarda alcuni giocatori del roster brindisino, che va ben al di là del puro andamento delle partite: a parte Adrian Banks, gli altri due grandi protagonisti dell’Happy Casa si stanno prendendo delle rivincite non da poco. Riccardo Moraschini, dopo alcune esperienze in A, era finito in A2 e sembrava non esserci più spazio per lui al piano superiore. Brindisi si è ricordata di lui, e lui ha mostrato ancora all’Italia perché la Virtus Bologna aveva scommesso sul suo talento, tanto da guadagnarsi di nuovo la Nazionale. John Brown, invece, dall’A2 con Virtus Roma e Treviso ha cominciato l’esperienza italiana: pareva vicino all’approdo in Puglia già la scorsa stagione, ma ha dovuto attendere un anno. Una volta sbarcato, ha smentito tutti quelli che dicevano che in A non avrebbe potuto fare ciò che faceva al piano inferiore. Sbagliato: nella massima serie ha continuato semplicemente a eseguire tutti i movimenti inafferrabili che l’avevano reso un idolo di A2, diventando rapidamente uno dei beniamini del pubblico del PalaPentassuglia.
I favori del pronostico pendono leggermente dalla parte di Cremona, per ciò che gli uomini di Meo Sacchetti hanno saputo mostrare. Dall’altra parte, però, Frank Vitucci ha dei giocatori che hanno un grande entusiasmo, che poi è quello che ha permesso loro di tirar fuori una grande cavalcata contro Avellino prima e Sassari poi. La sola cosa che ci si può augurare è che ci sia una finale bella da vedere e che si veda una bella cornice di pubblico, in grado di seguire quanto già visto nelle semifinali (6723 biglietti staccati, sui 7800 posti che il Mandela Forum ha a disposizione).
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federico.rossini@oasport.it
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Credit: Ciamillo