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Motocross
Motocross, Tony Cairoli: “Lavoro per battere Herlings, punto al decimo Mondiale. Mai pensato al ritiro”
Tony Cairoli ha iniziato la stagione alla grande vincendo le prime due gare degli Internazionali d’Italia, il nove volte Campione del Mondo di motocross ha giganteggiato a Riola Sardo e Ottobiano, due appuntamenti importanti in vista del Mondiale. Il 33enne non si tira indietro e nell’intervista concessa a Sportmediaset.it è stato lapidario: “Ho molta fame e tanti stimoli: lavoro per battere Herlings. Non ho mai pensato al ritiro, smetterò quando non riuscirò più a fare quello che voglio“.
Il siciliano insegue il decimo sigillo iridato: “Sono pronto e ho grandi motivazioni perché nel 2018 sono stato battuto da Herlings. Questo mi ha dato ancora più stimoli e voglia di migliorarmi. Nel nostro sport c’è sempre da imparare e non bisogna mai abbassare la guardia“. Herlings ha dominato l’ultima stagione e sarà sempre il rivale più pericoloso: “È un grandissimo talento, è uno dei piloti più veloci al mondo degli ultimi anni. È veramente forte e nel 2018 ha fatto una stagione fantastica. È stato superiore e quindi mi sto preparando per cercare di batterlo: dovrò fare molti punti. Ora è infortunato, ma questo fa parte del nostro sport. Gajser e Febvre sono in forma e sono migliorati molto, ma attenzione anche a Desalle e non solo“.
Tony Cairoli è molto chiaro riguardo a un suo possibile ritiro: “Sinceramente non ci ho mai pensato. Ho ancora due anni di contratto con Ktm e poi vedremo cosa fare e se ci sarà ancora la voglia di continuare. Arrivare a 40 anni? Smetterò quando non riuscirò più a fare quello che voglio in sella alla moto. Quello sarà il momento giusto per smettere, ma resterò sempre in questo mondo“.
Spesso la nostra punta di diamante del motocross viene paragonato a Valentino Rossi: “Mi fa piacere, grazie a lui il motociclismo è cresciuto in Italia. Io cerco di fare il mio per portare il motocross dove merita. È uno sport che piace, con tanto pubblico, ma purtroppo in tv si vede poco. Penso al futuro quando non ci sarò più io: vorrei diventasse uno sport più popolare perché si fanno tanti sacrifici, ma c’è poco ritorno“.
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Foto: Pier Colombo