Pattinaggio Artistico
Pattinaggio di figura, Charlène Guignard e Marco Fabbri si raccontano: “Ci sentiamo finalmente ripagati, l’esperienza ha aiutato”
IN ESCLUSIVA OA SPORT – La stagione 2018-2019 di pattinaggio di figura verrà ricordata soprattutto per la meravigliosa scalata compiuta dai danzatori azzurri Charlène Guignard-Marco Fabbri. I pattinatori di Barbara Fusar Poli, raccogliendo la pesante eredità di Anna Cappellini-Luca Lanotte, hanno dimostrato una crescita tecnica e artistica davvero formidabile, centrando in pochi mesi traguardi prestigiosi: dai due secondi posti ottenuti nelle tappe di qualificazione del circuito Grand Prix a Skate America ed Helsinki, alla grande terza posizione conquistata nella Finale di Vancouver, passando per la medaglia di bronzo degli Europei di Minsk (Bielorussia). Abbiamo intervistato gli atleti delle Fiamme Azzurre, in questo momento impegnati nella preparazione dell’atteso ultimo appuntamento dell’annata sportiva, i Campionati del Mondo che si svolgeranno a Saitama (Giappone) dal 18 al 24 marzo.
Ciao ragazzi, siete stati protagonisti fino a questo momento di una stagione strabiliante. Dal terzo posto alla Finale Grand Prix di Vancouver (maturato grazie a due seconde posizioni nelle tappe di qualificazione di Skate America e Helsinki) fino al Bronzo Europeo. Quali sono le vostre sensazioni?
“Ci sentiamo finalmente ripagati dopo tanti di sacrifici da tutti i punti di vista, da quello fisico a quello economico, visto che il nostro è uno sport molto dispendioso e sia noi che le nostre rispettive famiglie hanno fatto davvero tanto sforzo per supportarci. Essere riusciti finalmente a portare a casa determinati risultati dopo tutti questi sacrifici è stato davvero bello. Non ti senti di avere buttato via anni della tua vita ma finalmente realizzi di avere fatto qualcosa di stupendo; più felici di così non potremmo essere. Certo, ci sarebbe piaciuto già negli anni precedenti riuscire a portare a casa qualche risultato però la danza è una specialità particolare, un po’ gerarchica e devi aspettare un po’ il tuo momento“.
In questo senso siete sbocciati proprio quest’anno in cui siete diventati la prima coppia italiana. Quanto ha influito questa nuova responsabilità sulle vostre prestazioni?
“L’aver fatto tanta esperienza da seconda coppia ci ha aiutato molto, ha permesso di crearci una sorta di corazza. Sappiamo che in determinate occasioni abbiamo avuto una vita un po’ più difficile rispetto ad altre coppie, abbiamo dovuto combattere più di altri per ottenere quello che volevamo. Questa corazza formata nel tempo ci ha aiutato a prendere subito questa responsabilità, affrontandola nel migliore dei modi e sfruttandola positivamente; non ci siamo sentiti con il peso sulle spalle di dover ottenere determinati risultati ma questo ci ha dato la carica per combattere, per dirci “Adesso è il nostro momento, cerchiamo di sfruttarlo”. Aver dovuto aspettare molto per essere il riferimento nazionale in questo senso ci ha permesso di arrivare a questo momento pronti“.
La vostra crescita passa anche per l’IceLab di Bergamo, Centro Sportivo con cui vi siete spostati con il vostro coach Barbara Fusar Poli due anni fa….
“Siamo davvero contenti perché ci siamo spostati in una struttura ottimale che ci offre una pista con delle temperature buone, una bella palestra e una bella sala balletto. Abbiamo davvero tutto ciò di cui un atleta/danzatore ha bisogno. Il nostro gruppo di lavoro tra l’altro si è ampliato passando al Forum di Assago (sede dislocata di IceLab insieme al Palasesto) in quanto lavoriamo anche con Roberto Pellizzola (allenatore in passato di Barbara Fusar Poli), una presenza ottima in quanto valida e competente dal punto di vista tecnico. Chiaramente anche le Fiamme Azzurre ci stanno dando una grossa mano permettendoci di avere tutto il supporto possibile sia in pista che fuori pista, nel senso che nella gestione di determinate faccende loro sono sempre presenti e ci supportano. La nostra situazione grazie a questi fattori negli ultimi due anni è migliorata notevolmente“.
A proposito di tecnica. Quest’anno più di altri la sequenza di danza all’interno della rhythm dance sta facendo davvero la differenza. Voi fin dalla prima gara dell’anno, il Lombardia Trophy, avete dimostrato grande feeling con il pattern di Tango Romantica. Ad oggi siete tra i danzatori che eseguono meglio l’elemento che, mi piace ricordarlo, è lo stesso che ha permesso alla vostra allenatrice Barbara Fusar Poli di trionfare nel 2001 sia agli Europei che ai Mondiali.
“Anche andando indietro negli anni siamo sempre stati più forti nelle danze più complicate rispetto a quelle più semplici. Ci sono alcune tipologie molto scolastiche, dal nostro punto di vista alcune non adatte alla massima categoria in quanto non fanno la differenza tra danzatori di alta, media e bassa classifica. Sono corte, semplici senza particolari difficoltà in cui anche atleti non eccezionali riescono ad eseguire una danza più che discreta, dove non si nota una differenza incredibile con le coppie di vertice. Ce ne sono altre invece come appunto il Tango Romantica, il Golden Waltz o la Polka in cui, anche se più difficili, abbiamo comunque avuto dei riscontri positivi. Non sappiamo se è una questione di stimolo o tecnica, secondo noi con le danze più complicate si nota di più la qualità tra i concorrenti, con quelle più semplici è più difficile. Fin dall’inizio ci siamo trovati bene con Il Tango Romantica, siamo stati anche leggermente avvantaggiati perché nel nostro primo anno insieme, in cui non abbiamo gareggiato, lo avevamo in qualche modo già provato, quindi quest’anno conoscevamo già i passi, avevamo già una mezza idea e già all’epoca, nonostante le qualità ovviamente inferiori rispetto a oggi, non veniva malissimo“.
Per ciò che concerne la danza libera invece avete creato un programma di rara raffinatezza sulle musiche del musical “La La Land“, apprezzatissimo da addetti ai lavori e pubblico. Su cosa avete puntato principalmente in fase di allenamento? Ci sono degli elementi che avete inserito con più difficoltà rispetto ad altri?
“Partendo dalla scelta musicale è stata da un certo punto di vista anche un rischio, in quanto siamo andati in controtendenza rispetto alle selezioni del pattinaggio di oggi, in cui molte coppie utilizzano musiche contemporanee, seguendo la scia di Gabriella Papadakis-Guillaume Cizeron. Quest’anno sapevamo di diventare la prima coppia italiana e quindi di avere degli spazi maggiori rispetto all’anno scorso, ci siamo detti: “cosa facciamo? Seguiamo la “moda” andando sul sicuro oppure proviamo a fare qualcosa di diverso per distinguerci e ottenere qualcosa di più?” Siamo contenti che alla fine la scelta abbia pagato. In termini tecnici diciamo che non c’è stato un elemento in particolare che ci ha creato problemi, abbiamo però lavorato tantissimo sugli elementi coreografici, quelli che quest’anno stanno facendo davvero la differenza in quanto non prendono livelli e vengono incrementati esclusivamente con il GOE“.
Questo è davvero interessante, diteci di più
“Quest’anno è stata molto ridotta la differenza tra i livelli sui vari elementi (sequenze di passi, sollevamenti), l’unico in cui c’è ancora una grande differenza forse è la trottola, anche negli stessi twizzles, che prima se li sbagliavi era la fine, perdere due livelli non ti complica la vita più di tanto. Negli elementi coreografici si parte invece tutti dalla stessa base, quindi prendere +2 +3 o +4 di GOE ti cambia tantissimo: su quello abbiamo dedicato molto tempo e lavoreremo sicuramente nella prossima stagione, se non cambia ovviamente il regolamento“.
A proposito di regolamento, come vi state trovando con la nuova scala del GOE da -5 a +5? Nell’artistico ci sono ancora alcuni problemi, in danza invece le cose stanno funzionando meglio e, vi dirò di più, non so come sarebbe andata a finire l’Olimpiade di PyeongChang 2018 con questo nuovo sistema tra Virtue-Moir e Papadakis-Cizeron.
“È vero. Anche se siamo pro Virtue-Moir in generale come coppia, con questo sistema Gabriella e Guillaume non possono che vincere ogni gara, hanno una qualità davvero incredibile e superiore a tutti su tutti gli elementi. Virtue-Moir, per quanto meravigliosi, a livello tecnico, da regolamento, non potevano prendere come Papadakis-Cizeron e, quest’anno, probabilmente, ne avrebbero risentito ulteriormente, soprattutto nel libero. Noi ci stiamo trovando meglio, il sistema in questo modo è più giusto perché da la possibilità al giudice di sentirsi meno con le mani legate. Prima il +3 si attribuiva soltanto alle coppie di vertice, anche perché era necessario fare la differenza con gli altri danzatori. Per esempio una coppia di metà classifica, anche se doveva meritarsi in un elemento +3, non lo prendeva perché, anche inconsciamente, come fa il giudice a fare una differenza con i primi? Quest’anno con la forbice più ampia anche una coppia di media o bassa classifica se su un elemento merita qualcosa di più magari facilmente può prendere un +3 o +4. Nell’artistico è diverso, lì c’è un chiaro messaggio a rischiare meno ed eseguire il programma più pulito possibile“.
Tra un mese ci saranno i Mondiali di Saitama (Giappone), dove la concorrenza sarà agguerritissima. Qual è il vostro obiettivo per l’ultimo appuntamento della stagione?
“Noi solitamente non fissiamo mai obiettivi in termini di risultato, perché semplicemente ogni gara è a sé ed è difficile prevedere e capire quello che può succedere. Sicuramente il livello sarà più alto rispetto agli Europei perché subentreranno le coppie americane e canadesi che sono tutte davvero valide, dalla prima alla terza, magari le terze possono essere inferiori a noi ma restano coppie di grandissimo valore. L’importante sarà continuare a mantenere dei punteggi vicini a quelli dei danzatori che occuperanno il podio, in modo da iniziare anche la prossima stagione con ambizioni alte e concludere questa nel modo migliore possibile, pattinando al meglio e cercando di lasciare un’immagine positiva ai giudici“.
I 200 punti, in fondo, sono davvero a un passo…
“Esatto, peccato non esserci riusciti agli Europei. Agganciandoci al discorso sugli elementi coreografici di prima, proprio a Minsk abbiamo avuto un problema nella salita del sollevamento coreografico che ci ha fatto perdere un paio di punti per dei GOE bassi. Lì saremmo andati sicuramente oltre i 200, peccato. Alla fine però tra i 200 punti e la medaglia di bronzo meglio di gran lunga il bronzo!“.
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Foto: Valerio Origo