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Musica

Sanremo 2019. IL PAGELLONE DEL FESTIVAL I promossi e i bocciati della 69ma edizione

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PROMOSSI

10 IL DUETTO ELISA E CLAUDIO BAGLIONI: Se il Festival per forza deve essere cultura della musica italiana corriamo tutti ad ascoltare (chi non lo ha fatto in diretta, altrimenti chi era davanti alla Tv lo rifaccia) “Vorrei Vorrei” di Luigi Tenco cantato da due fenomeni del panorama musicale tricolore. Vale la lettura di un buon libro. Il momento più alto dei cinque giorni del Festival: Baglioni stile anni ’90 come timbro di voce ed Elisa che fa diventare semplice anche il pezzo più complicato. Meravigliosi

9.5 LA MIMI’ DI SERENA ROSSI: ma chi può cantare “Almeno tu nell’universo” sul Palco dell’Ariston senza far rimpiangere Mia Martini? Chiamarla attrice è riduttivo, pretenderla a Sanremo in gara è d’obbligo (se lei vorrà ovviamente). Fino a giovedì a mezzanotte la conosceva quasi solo il pubblico di “Tale e quale show”, da quel momento è un universo tutto da scoprire. Emozionante, commovente, tecnicamente impeccabile. Da domani sera sarà Mimì nella fiction ma qui siamo di fronte ad una cantante vera.

9 LE SIGLE DI CLAUDIO: Claudio Baglioni ha cantato meno rispetto allo scorso anno ma ci ha fatto entrare nel suo mondo con un pezzo per sera, in apertura di programma, scegliendo non fra i classicissimi ma fra brani del suo repertorio che abbiamo sicuramente sentito decine di volte ma che non rientrano nella top ten dei suoi più conosciuti. Ed è stato uno spettacolo di musica, colori e coreografie con i ballerini che lo hanno accompagnato nell’ultimo Tour. Dove c’è Baglioni c’è spettacolo.

8.5 LE IMITAZIONI DI VIRGINIA RAFFAELE: Limitate all’ultima serata, tranne qualche sporadica gag con Ornella Vanoni e Patty Pravo. Quello è il suo lavoro, il motivo per cui è lì sul palco di Sanremo, il motivo per cui si è ritagliata un ruolo molto importante nel mondo dello spettacolo italiano. Quello di presentatrice, invece, è ancora tutto da scoprire e di certo non puoi testarlo su un palco così importante.

8 LA GRINTA DI LOREDANA BERTE’: Ammalia tutti con la capacità che ha di trasmettere emozioni quando canta. Si becca tre ovazioni e mezzo (la prima serata ancora il pubblico è rimasto quasi tramortito dalla sua performance), non vince neanche un premio ma tutti, per strada, cantano “Cosa vuoi da me!!!!”, ritornello irresistibile del pezzo confezionato per lei, fra gli altri, da Gaetano Curreri.

7.5 L’INTENSITA’ DI DANIELE SILVESTRI: Senti il pezzo partire e ti aspetti che da un momento all’altro scatti il vocione di 50 Cent o lo slang di Jay Z. Invece parte l’uomo col megafono che ha messo da parte il megafono ed ha raggiunto una maturità artistica sublime che gli permette di raccontare in modo anticonvenzionale ed emozionante il mondo giovanile dell’anno di grazia 2019… Applausi!

7 IL CORAGGIO DI ALE: In un Festival dove davvero pochi tra i cosiddetti “innovativi” fanno ascoltare realmente la loro musica, Alessandro Mahmood sceglie un pezzo coraggioso, che parla di problemi di tutti i giorni, non per forza legati all’immigrazione (lui racconta la sua storia e lì, l’immigrazione c’è ma chiunque ha genitori separati può aver vissuto quello che racconta Mahmood) e soprattutto propone il suo genere, il suo marchio di fabbrica. Quello che hai trovato finora nei suoi pezzi e che ritroverai fra sei mesi al prossimo singolo… Operazione meritoria e che ha pagato ma sconosciuta ai più perché a Sanremo bisogna essere “sanremesi”.

6.5 I “COMICI” AL FESTIVAL: Si va dai 20 minuti di Pio e Amedeo ai 7 minuti di Paolo Cevoli che, girasse il mondo con Bisio a fianco, sarebbe il numero uno incontrastato dei comici italiani, fino ad arrivare ad un evergreen come il Mago Forrest, al secolo Michele Foresta. Non c’è stato il momento in cui bere il classico sorso d’acqua per ritrovare il respiro dopo una gragnuola di risate che lasciano senza fiato. La dignità, però, è salva. Non ricorderemo il Festival 2019 per in fuoriclasse della risata.

6 I CONTRASTI DI GIORGIA: Con la voce potrà anche fare quello che vuole ma il confronto con Jovanotti, Ramazzotti e soprattutto Whitney Houston la mette in ginocchio, poi attacca Come saprei con Baglioni al piano e risale la china ma questa roba delle cover proprio non si riesce a mandare giù…

I BOCCIATI

5.5 LE INCERTEZZE DI BISIO: Ci si aspettava di più da un mestierante del palco e della cinepresa come lui. Non ha avuto una presentazione fluida, non ha fatto ridere e neppure troppo riflettere con i monologhi, non ha impressionato nei momenti in cui è stato coinvolto nello show. Un passo indietro in una carriera di grande spessore per uno dei tanti che all’Ariston non ha saputo esprimere il meglio di sé.

5 L’AUDIO NON ALL’ALTEZZA. A parte qualche problema clamoroso che, quando devi far cantare almeno 20 artisti a sera (quando non 30) è assolutamente ammesso, la resa che si è avuta dei suoni di orchestra e cantanti non è stata magnifica. Nemmeno il dolby surround poteva sistemare un problema che andrà affrontato con attenzione dagli organizzatori del prossimo Festival.

4.5 I FISCHI DELL’ARISTON. “Il pubblico paga e può fare quello che vuole” può andare bene per Udinese-Salernitana o per Torino-Genoa, non per uno spettacolo musicale dove l’educazione e il rispetto per chi suona e canta in modo professionale, a tutti i livelli, dovrebbe essere alla base. Invece stavolta si butta tutto in caciara, più di altre volte. Insopportabili.

4 LE POLEMICHE POST PROCLAMAZIONE. Una cosa è che a fare caciara sia la gente sui social, una cosa è che inneschi polemiche chi si è iscritto ad un concorso musicale, conoscendo perfettamente le regole o quantomeno avendo la possibilità mesi prima di controllare chi avrebbe votato e quanto avrebbe inciso il voto delle varie giurie. Se sei lì è perché hai accettato le regole e metterle in discussione dopo prendendosela con questo e quell’altro è a dir poco antipatico.

3.5 LE GRIDA DEI GIORNALISTI. Qualcuno ha riportato che in sala stampa alcuni giornalisti avrebbero intonato cori volgari contro Il Volo. Nello sport se si va sopra le righe in sala stampa o in zona mista passa un signore dell’organizzazione, ritira il pass e ti chiede di accomodarti fuori, alla biglietteria se vuoi assistere all’evento. Utilizzare lo stesso metodo sarebbe doveroso per chi si occupa della stampa a Sanremo…

3 LA PIGRIZIA DEGLI AUTORI. Sketch sempre troppo lunghi, scontati, “antichi”, triti e ritriti. E’ vero che c’era da coprire degli spazi per mettere più spot ma lo si poteva fare con un ritmo più elevato, invece tanta roba stiracchiata ha inciso sugli ascolti (che pur sono stati buoni) e sulla tenuta dello spettacolo, risultato troppo spesso stantio e, diciamolo pure, noioso.

 

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