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Sanremo 2019. La storia: con Motta, Zen Circus e Ghemon la musica Indie si prepara a invadere l’Ariston. Ma non e’ la prima volta…

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Non è un caso che il direttore artistico Claudio Baglioni abbia deciso di portare al Festival di Sanremo 2019 quasi il 40% di artisti indipendenti, cogliendo appieno i segnali del mercato musicale attuale. Gli artisti indipendenti e le case discografiche indie a quanto pare sono sempre più graditi e ricercati nel panorama musicale. Lo dice anche un recente rapporto della Worldwide Independent Network, il WINTEL 2018, che classifica la quota di mercato globale del settore indipendente a livello di copyright e di distribuzione.

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E non è un caso nemmeno che lo scorso 6 febbraio il MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti, abbia scelto Casa Sanremo per premiare i Top Indie del 2018. Nella rosa dei 24 artisti in gara nell’edizione di quest’anno del Festival troviamo vere e proprie icone della musica indie italiana come Francesco Motta e Zen Circus, rispettivamente vincitori del Premio MEI Artisti Indipendenti dell’Anno nel 2016 e nel 2018, ma anche Ghemon, testimonial nel 2015 al MEI del primo lavoro collettivo su Lucio Dalla insieme alla omonima Fondazione, e Brunori Sas, vincitore della Targa MEI 2017 come miglior artista indipendente dell’anno, che sarà ospite nei duetti nella quarta serata insieme a Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, band milanese fra le colonne portanti delle primissime edizioni del MEI e della musica indie italiana.

Sul palco dell’Ariston saliranno anche gli Ex-Otago, tra i primi artisti in Italia a unire l’attitudine “indie” al pop, e che persino l’ex concorrente di X Factor Enrico Nigiotti, quest’anno al suo debutto a Sanremo, ha esordito al MEI 2017. Insomma anche a Sanremo, tempio della canzone tradizionale e nazional-popolare italiana, sembra arrivato il tempo di cambiare musica.

Ma non è la prima volta che sul palco dell’Ariston approda la musica indipendente. In tanti anni di edizioni, c’è stato un Sanremo parallelo a quello tradizionale, un Sanremo, è proprio il caso di dirlo, “alternativo”, grazie a cantanti dichiaratamente “fuori”, sia dai grandi circuiti di consumo e di mercato musicale che dai canoni musicali tradizionali sanremesi. A cominciare da Domenico Modugno. Sì, proprio lui, “Mr. Volare”, trionfatore del Festival di Sanremo 1958 insieme a Johnny Dorelli con “Nel blu dipinto di blu”. Il testo della canzone, che diventerà poi un successo planetario tradotto in ben 13 lingue, fu scritto da Modugno insieme a Franco Migliacci, e anche se la genesi della canzone non è del tutto chiara, tutti sono d’accordo nel riconoscerne la carica innovativa e la ventata di novità che seppe portare sul palco dell’Ariston, tanto che la vittoria di Modugno per molti rappresentò una rottura di quel clima di artificio che aveva caratterizzato fino a quel momento, grazie agli interessi delle case discografiche ed editrici, il Festival di Sanremo.

E ancora, nel 1978 si esibì a Sanremo un cantante davvero particolare, difficile da inquadrare nel panorama musicale dell’epoca: Rino Gaetano. Un cantastorie più che un cantante, un “giullare” della musica che sul palco sanremese diventò un vero fenomeno di costume, grazie al brano irriverente “Gianna”. La canzone arrivò al terzo posto, ma il vero trionfatore di quell’edizione del Festival fu proprio lui, Rino Gaetano, che conquistò subito il grande pubblico. Senza dubbio diede una sonora scossa all’impalcatura un po’ ingessata dell’Ariston, nell’edizione del 1980, anche il gruppo dei Decibel alla testa di un giovane Enrico Ruggeri, portavoce di un sound post punk spruzzato di new wave lontanissimo dagli stilemi tipici del Festival.

E pochi anni dopo a squarciare il velo di perbenismo che avvolgeva il Festival ci pensò un ragazzo di Zocca, piccolo paesino del Modenese, di nome Vasco Rossi, prima nel 1982 con “Vado al massimo” e poi l’anno successivo con “Vita spericolata”. Nonostante i deludenti piazzamenti al Festival, i due brani del “Blasco” non passarono certo inosservati e lo consacrarono al successo, tanto che alla fine di quell’anno l’album “Bollicine” venderà un milione di copie.

Portabandiera del genere Ska all’italiana, anche il gruppo torinese degli Statuto dette una botta di pura energia all’edizione sanremese del 1992 partecipando nella sezione “Novità” con la canzone, autoironica dichiarazione d’intenti, “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo”. Nella stessa edizione degli Statuto, sempre tra le “Novità”, ancora più rivoluzionari parvero gli Aeroplanitaliani, che rimasero in silenzio sul palco per ben 25 secondi durante la loro canzone, intitolata appunto “Zitti, zitti (Il silenzio è d’oro)”. Di nome e di fatto.

Ma fu nel 1996 che accadde qualcosa di incredibile: il gruppo di genere demenziale Elio e Le Storie Tese giunse a sorpresa secondo con il brano “La terra dei cachi”, dietro a Giorgia, non senza polemiche. Il brano ebbe un enorme successo anche dopo il Festival e fece conoscere al grande pubblico il gruppo, già allora seguitissimo ma pur sempre di nicchia.

E ancora, nel 2000 sbarca a Sanremo il sound elettronico dei Subsonica con il brano “Tutti i miei sbagli”, capace di far breccia sin dal primo momento fra il pubblico dell’Ariston. Il successivo album del gruppo, infatti, entrò direttamente al primo posto delle classifiche di vendite, consacrando la band come una delle migliori dell’ epoca. L’anno dopo fu la volta dei Bluvertigo, gruppo new wave e rock alternative formato dai monzesi Marco Castoldi, in arte Morgan, e Andrea Andy Fumagalli, per la prima volta sul palco dell’Ariston con il brano “L’assenzio”.

Poco più tardi, nell’edizione sanremese del 2009, arrivarono anche gli Afterhours capitanati da Manuel Agnelli, fra i gruppi indie rock nel panorama della musica italiana più apprezzati in quel periodo, vincendo con il brano “Il paese è reale” il prestigioso ‘Premio della Critica Mia Martini’. Nel 2013, nella sezione “Campioni”, fa il suo esordio al di fuori degli ambienti alternativi in cui era nata e cresciuta finora la band Marta Sui Tubi, con il brano “Vorrei”.

Ma se finora abbiamo potuto ascoltare solo uno o due canzoni di genere indie per edizione, l’edizione di quest’anno di Sanremo si preannuncia senza dubbio, almeno per presenza numerica, quella degli indipendenti. Come se la caveranno? Vinceranno? Perderanno? Fra poche ore la sfida fra tradizione e innovazione sul palco dell’Ariston sarà ufficialmente aperta! E fra gli “indie” in gara, c’è chi, come i Zen Circus, si è lasciato andare ai pronostici: “Sogniamo di arrivare ultimi, ma mi sa che non ce la facciamo”.

Margherita Ventura

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