Musica
Sanremo 2019. La storia. I duetti: momenti di magia, innocenti (e spesso vincenti) evasioni dalla tradizione del Festival
Improbabili, impensabili, a volte inevitabili. Sono i duetti sanremesi, le coppie che si sono presentate al Festival presentando un brano a due voci che ha avuto immensa fortuna o, al contrario, è passato quasi inosservato. Se si parla di Festival e di duetti, il primo posto non possono che dividerselo due coppie storiche, una anche nella vita, l’altra figlia soltanto di un sodalizio artistico riuscitissimo.
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E’ il 1970 quando “La coppia più bella del mondo”, Adriano Celentano e Claudia Mori, decide di sbarcare al Festival dei fiori puntando al bersaglio grosso. Ebbene, bastano poche note dell’esibizione della prima sera per capire che non ce ne sarà per nessuno. Il molleggiato e consorte sbaragliano la concorrenza precedendo Nicola di Bari e i Ricchi e Poveri con La prima cosa bella. Celentano firma la musica del brano “Chi non lavora non fa l’amore”. Il successo discografico sarà eccezionale anche se la grande sorpresa in quanto a vendite quell’anno sarà “Tanto pè Cantà” (brano originariamente di Ettore Petrolini) riarrangiato ad hoc per l’attore Nino Manfredi che la canterà fuori concorso.
In quanto a vittorie annunciate, non è da meno la coppia che artisticamente si forma ad hoc per l’edizione sanremese 1989. Lui è per eccellenza la voce nera della musica italiana, lei la cantante forse più elegante e di classe di un buon ventennio di ‘sanremi’. Con “Ti lascerò” Fausto Leali e Anna Oxa triplicano quasi come numero di voti Cotugno, eterno secondo con “Le Mamme”. La firma del testo è dell’ispiratissimo Franco Fasano che per Leali scriverà anche brani come “Mi Manchi” e “Io amo”.
Il tormentone più tormentone di tutti tra i duetti festivalieri lo firma però il più inaspettato dei cantautori italiani. E’ il 1990 quando Amedeo Minghi si presenta a Sanremo in coppia con la soave mediterranea Mietta. Il loro ‘trottolino amoroso dududu dadada’ diventerà appunto il tormentone non solo dell’estate ma di un buon lustro e ancora oggi resta indimenticato, tanto che il molti neppure ricordano il titolo vero del brano, “Vattene amore”. Saranno terzi in un anno straordinario, con i Pooh primi e il più bel brano della vita artistica di Cutugno, “Gli amori”, seconda.
Classicona e per questo da piazzamento sicuro “In amore”, proposta nel 1995 dal duo Morandi-Cola, con il passaggio “dimmi dove, quando…quando, dove” che non è facile dimenticare neppure più di vent’anni dopo. Arriveranno secondi e andrà molto molto meglio rispetto al duetto tra due sorelle che prese singolarmente sono stelle della storia della musica italiana, ma che in coppia evidentemente proprio non funzionarono. Con “Stiamo come stiamo” Loredana Bertè e Mia Martini nel 1993 arriveranno soltanto 14me (penultime tra i pezzi approdati alla serata finale), e non sarà il solo ‘duetto in famiglia’ poco fortunato nella storia di Sanremo.
Per due volte all’Ariston si presenteranno Marcella Bella e il fratello Gianni, ma otterranno un 12° e un 5° posto, pochissimo in rapporto alla grandezza della voce di Marcella e alle capacità compositiva di Gianni. Ci hanno provato i fratelli, dunque, ma anche papà e figlio. E a posteriori, era meglio non ci provassero. Nel 2012 papà Roby Facchinetti decide incautamente di presentarsi al Festival con il figlio Francesco. La loro “Vivere normale” entrerà nella galleria degli orrori sanremesi ma anche degli errori, con stonature varie e assortite.
Da ricordare tra i tanti, infine, il duetto più hard della storia del Festival. Nel 1991 Sabrina Salerno e Jo Squillo imbarazzano l’aristocratico e conservatore Ariston con tre minuti di strip-tease e di ‘grazie’ che ballano sotto striminzitissimi tailleur. Il loro “Siamo donne”, però, diventerà un tormentone indimenticato forse perché, a guardar bene, soprattutto a guardare in su, “oltre le gambe c’è(ra) di più”.
Claudio Bolognesi
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