Musica
Sanremo 2019. La storia. S di Sanremo ma anche di Sesso. I pezzi allusivi: quando il testo ha fatto scandalo
S come Sanremo. Ma per alcuni autori, anche S come sesso. Sono diversi infatti i brani portati sul palco più prestigioso della musica italiana che strizzano l’occhio all’allusione sessuale.
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Il più riuscito di tutti, l’intramontabile brano ‘hot’ impossibile da dimenticare, porta la firma dell’inossidabile Renzo Arbore, che non poteva non presentarsi all’Ariston portando un ‘pezzo’ che non restasse nei secoli dei secoli. Correva l’anno 1986 quando il capitano della nave che va “Indietro tutta” si presentò, sorrisetto malizioso e occhietto vispo, con il suo “Clarinetto”. Sì, proprio quello che fa, e che per anni farà, “filù filù filù filà”. Profluvio di applausi e di sghignazzi, l’Arbore nazionale si permette di salire anche sul secondo gradino del podio, dietro a un Ramazzotti in rampa di lancio verso il successo che presto diventerà definitivo.
Tra i brani a sfondo erotico, senza dubbio quello con maggior successo, ma non quello che creò maggior scalpore. Nel lontanissimo 1979 un comico conosciutissimo come Enrico Beruschi a Sanremo ci andò con “Sarà un fiore”, con mirabile passaggio in rigoroso dialetto meneghino che fa così: “cusa l’è ches chi, io steso sopra un letto, tu sei stesa di rimpetto, tu mi dici dolcemente cusa l’è ches chi”.
Ancora più strong, molto più strong, da bollino rosso allora e al giorno d’oggi forse anche da censura, la “Caramella” che impunemente scarta sul palco dell’Ariston il dimenticato e dimenticabile Leo Leandro. Ceppellino in testa e look da over quarantenne che non si arrende all’età, Leandro ammicca alla ragazzina anche se “hai sedici anni, ma guarda tu…ormai io li ho passati da un po’”, e fantastica nell’orripilante ritornello: “caramella all’albicocca, guarda che bocca, caramella alla mora, guarda che bona (…), caramella anche alla mela, che seno a pera”.
Molto, molto più ironica e raffinata invece la “Serenata” del piemontese Marco Carena, che nel 1991 si trova solo in casa con una ragazza, spera di arrivare al dunque ma quando è a un centimetro da lui lei gli dice “sco…sco..sco…scordati di lei, che ti ha fatto male”, così il buon Carena, a fine serata, prende la più drastica e inevitabile decisione: “ti dedicherò una serenata…sapessi quante ne ho già fatte”.
Nel tranello ‘a luci rosse’, a tinte così forti da sconfinare nell’aggressive, scivola anche Fiorella Mannoia a inizio carriera. Nel 1981 va al Festival e serve il suo “Caffè nero bollente”, e nel ruolo dell’inconsuetamente sensualona fa una promessa che pare quasi una minaccia, cantando che “come giuda so vendermi nuda”, ed è pronta ad “attirarti nel bosco”.
Claudio Bolognesi
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Foto: Lino Selvatico
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