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Sci alpino, quando il Festival di Sanremo 1988 fu interrotto… da Alberto Tomba. Il campione olimpico che fermò l’Italia

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C’è stato un momento magico nella storia delle Olimpiadi Invernali, un momento in cui una linea diretta tra Sanremo e Calgary ha raccontato uno dei sabati sera più indimenticabili dello sport e della musica. Era la notte del 27 febbraio 1988, la notte della serata finale del Festival di Sanremo, la notte della finale olimpica dello slalom speciale alle Olimpiadi di Calgary. Era la notte di Alberto Tomba.

Era una stagione magica per il campione bolognese: Tomba veniva dal bronzo mondiale del 1987 ma nessuno poteva immaginare un’annata così trionfale. Prima delle Olimpiadi Invernali Tomba aveva vinto due volte al Sestriere, poi in Alta Badia e a Madonna di Campiglio, una serie di vittorie nelle nevi di casa che fecero completamente impazzire gli appassionati italiani. Stava scoppiando la Tomba-mania.

Vinse altre tre gare prima dell’appuntamento olimpico e si presentò così da favorito alla rassegna a cinque cerchi. Dopo una caduta nel superG, Tomba scese con il numero uno nello slalom gigante: la sua manche fu perfetta e nella seconda a Tomba bastò conservare il vantaggio. La vittoria su Strolz e Zurbriggen fu netta: il primo oro olimpico era al collo del campione di Bologna.

L’Olimpiade, quel qualcosa di magico, unico, che rende eterna ogni vittoria, che rende indimenticabile ogni momento: Tomba aveva vinto e ora con lo slalom speciale poteva riscrivere la storia, per sempre. Fino a quel momento solo tre uomini avevano realizzato la doppietta gigante-slalom, e non tre qualsiasi: erano Toni Sailer, a Cortina nel 1956, Jean Claude Killy, a Grenoble nel 1968, e Ingemar Stenmark, a Lake Placid nel 1980. Tre nomi, tre autentiche leggende dello sport.

Con la storia torniamo a quel sabato 27 febbraio. Nel tardo pomeriggio italiano si era disputata la prima manche e Tomba era terzo dietro al tedesco Frank Worndl e allo svedese Jonas Nilsson: il distacco dal primo era di 63 centesimi, forse troppi per sperare nella doppietta olimpica.

L’Italia quel sabato sera era incollata davanti alla tv perché c’era l’ultima serata del Festival di Sanremo e Massimo Ranieri, Toto Cutugno e Luca Barbarossa si stavano giocando la vittoria. A Calgary, a migliaia di chilometri di distanza, c’era la seconda manche dello slalom olimpico e mancava poco alla discesa di Tomba.

All’epoca non c’erano le dirette web e i tanti canali di oggi a mostrare lo sport in tv e così anche Sanremo si fermò: Miguel Bosè e Gabriella Carlucci diedero la linea al Canada in un momento diventato storia della televisione italiana. La discesa di Tomba fu uno spettacolo, Alberto aggredì i paletti, unì la furia di chi vuole vincere alla classe di un campione che stava iniziando a scrivere una delle storie più belle dello sport. Al traguardo fu primo e Sanremo applaudì.

Rimanevano Nilsson e Woerndl: Nilsson chiuse quinto tra il boato del pubblico di Sanremo e di tutti gli italiani. Rimaneva il tedesco Woerndl: fu una gara al centesimo in cui ogni paletto poteva essere decisivo. Quando il tedesco tagliò il traguardo il cronometro disse +0,06, 6 centesimi. Woerndl era secondo, Tomba aveva vinto, era nella storia. A Sanremo ci fu una standing ovation, tutti in piedi ad applaudire Alberto Tomba che da quel momento divenne “la Bomba”.

Tutta Italia rimase incantata davanti al capolavoro olimpico del bolognese che scrisse la storia dello sci azzurro in un pomeriggio canadese e una notte tricolore. Un’ora dopo Massimo Ranieri verrà proclamato vincitore dell’edizione del Festival di Sanremo con la canzone “Perdere l’amore”, un brano bellissimo di pura poesia. Quella notte l’Italia non perse l’amore, ma si innamorò, si innamorò di un ragazzo di 22 anni, bolognese, che aveva deciso di entrare nella leggenda dello sport e nella storia d’Italia: il suo nome è Alberto Tomba.

A cura di Roberto Vallalta

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