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Superbowl NFL 2019: in un match senza spettacolo Tom Brady ed i Patriots volano nella leggenda, mentre i Rams implodono sul più bello

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I New England Patriots hanno vinto il loro sesto SuperBowl, raggiungendo il record dei Pittsburgh Steelers. Tom Brady è entrato ancor più nella leggenda con l’anello numero sei della sua incredibile carriera. Julian Edelman è stato eletto, con pieno merito, MVP dell’incontro con le sue 10 ricezioni per 141 yards. I Los Angeles Rams sono mancati proprio sul palcoscenico più importante, fallendo soprattutto nel loro punto di forza: l’attacco. Questo, in soldoni, potrebbe valere come il riassunto del match del Mercedes-Benz Stadium di Atlanta.che ha visto i Patriots superare i Rams con lo striminzito punteggio di 13-3. Da questo momento in avanti, tuttavia, non si può non analizzare una sfida che ha ribaltato ogni previsione, andando a chiudere con il risultato più basso di tutti i tempi nella storia del SuperBowl (il primo tempo da appena 3 punti è stato battuto dal SuperBowl IX che si concluse sul 2-0 grazie ad una safety). Sulla carta, infatti, ci si attendeva grande spettacolo, mete, e punti a raffica. Gli esperti prevedevano punteggi da pallottoliere ben oltre i 30 punti. Tutto sbagliato. E non di poco.

New England e Los Angeles hanno ammutolito gli attacchi avversari, dominando con le difese. Questa è stata la prima vera, e grande, sorpresa della nottata. Brady e compagni, quantomeno, hanno mosso la palla e collezionato yards e azioni (alternando corse e lanci di breve raggio), ma di punti ne sono arrivati comunque pochi. I rivali, pagando forse la non abitudine a queste platee, hanno perso ogni riferimento. L’attacco stellare è sparito immediatamente e non è mai stato in grado di mettere in discussione il risultato. Un crollo inatteso ed inaspettato. Il giovane “guru” Sean McVay è finito nelle fauci di coach Bill Belichick, che lo ha relegato in un angolo sin dal kick-off.

E dire che, in teoria, il 53esimo SuperBowl aveva avuto un inizio quasi clamoroso. Primo drive, solite ottime corse della squadra di Boston, ma ben presto l’orizzonte è cambiato. Al primo lancio di Brady (dopo una serie di guadagni di Sony Michel sul terreno) subito un intercetto. Quindi, nel drive successivo, è arrivato un errore di Stephen Gostkowski su un field goal da 46 yards, prima di chiudere il quarto con un fumble (recuperato) dopo un sack, ed un altro sack portato da Aaron Donald.

Nonostante ciò i Rams non esistono, chiudono con appena 24 yards totali il primo quarto, contro le 112 degli avversari, e non ingranano mai in attacco, con Todd Gurley che non incide, e gli schemi tanto attesi che vengono fiaccati da una difesa che, come sempre, ad inizio anno è inguardabile, ma quando il gioco si fa duro, diventa competente ed efficace. I Patriots riescono a mettere 3 punti prima dell’intervallo e si portano in vantaggio, con i rivali che non vanno oltre le 57 yards totali e non danno mai la sensazione di poter avvicinarsi alla end-zone avversaria.

Il segreto è stato proprio questo: togliere l’ossigeno all’attacco dei giallo-blu, lasciando poco tempo e idee. Sean McVay le prova tutte dalla panchina, e il match arriva all’ultimo quarto sul 3-3. Un risultato calcistico, in una sfida da sbadigli. Lo spettacolo tanto atteso non si presenta allo stadio, come i Rams nel loro complesso. La partita che sembrava riaprirsi scappa definitivamente di mano ai californiani che implodono nel momento clou, e nella partita più attesa dell’anno. Troppo inesperti? Troppo sicuri di sé? Troppo solidi i Patriots? Saranno domande che accompagneranno tutta la off-season di Jared Goff e compagni. Mai come questa volta i bostoniani potevano essere battibili, ma in un modo o nell’altro, non li puoi sconfiggere. 

Brady non ha certo giocato una delle sue migliori partite della carriera (262 yards, nessun touchdown, un intercetto e 21/35). ma l’ex Michigan sa come si vince. Eccome. La squadra nel suo complesso è sempre in campo sapendo cosa deve fare, come muoversi e quali sono i punti deboli dei rivali. Rimane sempre in partita. Lo fece tre anni fa nella leggendaria rimonta da 3-28 contro gli Atlanta Falcons. Figuriamoci sul 3-3 contro i Rams. Per dare il via ad un parziale di 10-0 finale che ha chiuso i conti. Quasi senza forzare. Sapendo come andava attaccata LA, e l’hanno fatto sin da subito. Tante corse (Sony Michel ha chiuso con 94 yards) lanci corti ma fruttiferi (Julian Edelman ha dominato la scena) e con Rob Gronkowski che ha aggiunto la sua potenza e le sue mani sicure. Uno spartito che tutti sapevano si sarebbe visto in campo. Ma così è stato. Ed i Rams, nonostante tutto ciò, non hanno potuto nulla. È stato quasi doloroso vedere i giallo-blù sbattere contro un muro, a parte rarissimi casi.

Il Lombardi Trophy, per la sesta volta, va a Brady, a Belichick ed ai Patriots, per una dinastia che non ha eguali e che sembra non volersi, o potersi, fermare mai. Questa volta ne hanno fatto le spese i Los Angeles Rams ed un Jared Goff che non ha saputo ripetere l’ottima prova del Championship di New Orleans (chiude con 229 yards, un intercetto e una media di 19/38 davvero insufficiente). Il tempo è dalla sua, e dalla loro, ma non è detto che certe occasioni possano ricapitare. Dopotutto di New England ce n’é una, e non è facilmente duplicabile. L’elogio della semplicità, della calma, e della forza mentale. Sei anelli, 9 SuperBowl giocati in 18 anni (gli ultimi tre consecutivi) 9 Championships di fila ed una squadra sostanzialmente impareggiabile. Gloria ai Patriots, onore agli sconfitti. La NFL è anche questa, e non vediamo che ricominci a settembre. Per ora, That’s all folks gente!

 

 

 

alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: LaPresse

1 Commento

  1. Luca46

    4 Febbraio 2019 at 23:36

    A mio parere è stata decisiva la ricezione di Gronkovski. Le difese hanno retto fin quasi la fine. Brady è riuscito a galleggiare, Goff è naufragato. Secondo te Goff ha pagato l’emozione oppure è stato più l’attacco a dargli poche alternative?

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