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Biathlon, Mondiali Östersund 2019: Dorothea Wierer e Dominik Windisch, le imprese che svegliano un’Italia calciocentrica

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Sono passate 24 ore ma le emozioni e le palpitazioni ancora rimangono. Quanto accaduto ieri sulle nevi svedesi di Östersund (Svezia) ha fatto la storia dello sport italiano. I due ori di Dorothea Wierer e di Dominik Windisch nella mass start della rassegna iridata del biathlon entrano di diritto nel gotha del darsi sportivo del Bel Paese.

L’Italia ha concluso la sua avventura con 2 ori, 2 argenti e 1 bronzo, un bottino ragguardevole (terzo posto nel medagliere), chiudendo con il botto quando meno ce lo si poteva aspettare. Nella tormenta svedese i due azzurri sono riusciti nella loro impresa che per motivi diversi ha in sé qualcosa di epico. “Doro” era reduce da problematiche fisiche che l’avevano costretta a saltare la staffetta femminile. Ben pochi potevano prevedere che si sarebbe portata a casa l’oro, cosa che fino a quel momento mancava alla sua collezione.

Ma l’altoatesina è atleta istintiva ed ha sfoderato in una gara dalle condizioni complesse una prova di altissimo profilo tecnico e mentale, sfatando il proprio tabù in una prova olimpica ed iridata. La nostra portacolori ha centrato il settimo successo in carriera, diventando di gran lunga l’azzurra più vincente nella disciplina e la prima ad ottenere il metallo più pregiato. Una mass start di pura perfezione nei primi 3 poligoni, celestiale il terzo. Poi il brivido del doppio errore nel quarto ma la sua nota velocità di esecuzione l’ha portata a conservare il vantaggio, gestito con le unghie e con i denti, tra il tripudio generale.

Non era ancora abbastanza, il colpo di mano italiano prevedeva l’ultimo fuoco. E’ l’imprevedibile Windisch ad entrare nella leggenda. Per il ventinovenne altoatesino l’impresa è titanica, trattandosi del secondo successo in carriera dopo quello in Coppa del Mondo a Canmore nel 2016, sempre sulla mass start, nello stesso giorno in cui Wierer seppe trionfare in questo format. Le congiunture astrali erano favorevoli al Bel Paese e in quell’ultima serie in piedi, tra vento e neve, Dominik ha realizzato la sua rimonta ai limiti dal paranormale, giungendo all’arrivo da fuggitivo come Marco Pantani scattato sul Galibier.

Urla di gioie a profusione, davanti ai microfoni e agli schermi, perché la magia del biathlon è anche questa. Un polverina magica che ha fatto breccia nel cuore di un’Italia calciofila, svegliata dal duo W-W. Il tricolore mancava l’appuntamento dorato da 22 anni, quando ad Osrblie Wilfried Pallhuber si aggiudicò la 10 km sprint maschile (argento per René Cattarinussi). Ieri il cerchio si è chiuso e forse qualcuno, deluso da una Ferrari sottotono in Australia o da una Juventus sconfitta a Marassi, ha saputo “consolarsi”.

 

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Foto: LaPresse

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