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Ciclismo su pista, Mondiali 2019: Filippo Ganna esalta l’Italia. Azzurri anche sfortunati nella manifestazione iridata

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Il bottino conclusivo è comunque eccellente, anche se alla vigilia ci si poteva aspettare addirittura qualcosa di più. L’Italia esce dai Mondiali di ciclismo su pista in quel di Pruszkow (Polonia) con tre medaglie: un oro, un argento ed un bronzo. Le prestazioni positive sono state tante, è mancato però quel pizzico di fortuna che sarebbe servito a far volare gli azzurri nel medagliere: che possa giungere l’anno prossimo in occasione delle Olimpiadi di Tokyo?

Ad esaltare il Bel Paese ci ha pensato per l’ennesima volta Filippo Ganna. Il piemontese si è andato a prendere la terza medaglia d’oro iridata per quanto riguarda l’inseguimento individuale. Un dominio assoluto per il cronoman del Team Sky che ha sbaragliato la concorrenza nei 4000m: per due volte vicinissimo al Record del Mondo della specialità, davvero un assolo. A completare l’opera un Davide Plebani in condizione monstre: il classe ’96 ha stupito tutti cogliendo la medaglia di bronzo, per un podio davvero tutto a tinte azzurre.

L’altra medaglia italiana è arrivata nell’omnium al femminile: l’ennesima conferma di una Letizia Paternoster tra le migliori al mondo nonostante la giovanissima età. In testa per due terzi di gara, la trentina si è dovuta arrendere nella corsa a punti alla rimonta della veterana olandese Kirsten Wild. C’è tempo e spazio però per crescere ancora e scalare una posizione, magari già nella manifestazione a Cinque Cerchi dell’anno prossimo.

Un po’ di fortuna è venuta a mancare soprattutto nella prima giornata, con le cadute di Martina Fidanza (in posizione perfetta al momento della volata dello scratch) e Francesco Lamon (in partenza dell’inseguimento a squadre, con il trenino maschile che non è riuscito a centrare il round decisivo). Poi la quarta piazza per pochi centesimi dello stesso Lamon nel chilometro, così come la medaglia di legno di Simone Consonni nell’omnium, arrivata proprio nell’ultimo sprint della corsa a punti.

Lo spazio per crescere ancora c’è, l’Italia ha una grandissima squadra e può davvero puntare in alto alle prossime Olimpiadi.

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gianluca.bruno@oasport.it

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Foto: Twitter UCI Track Cycling

2 Commenti

1 Commento

  1. Graziano

    4 Marzo 2019 at 11:47

    Concordo sull’analisi, l’Italia ha tutte le carte per puntare alla medaglia olimpica in almeno 6 specialità, qualcosa però va rivisto:
    1) Per emergere nell’omnium (dove il ritorno di Viviani sarà fondamentale, come anche per la madison) bisogna iniziare a curare di più la tempo race, prova che esalta chi azzarda di più, pur non dimenticando che la formula della gara con 4 prove continua a avere un peso specifico troppo alto nella sua gara finale, la corsa a punti dove tutto si può ribaltare anche avendo risultati mediocri nelle altre tre prove.
    2) La madison ha bisogno di essere curata di più da parte dei tecnici: Martinello e Villa vincevano non solo perché erano forti, ma perché avevano un affiatamento speciale. Invece i tecnici mettono insieme coppie all’ultimo minuto. Paternoster e Balsamo (molto meglio della Confalonieri) potrebbero essere le migliori in assoluto, ma dovrebbero correre di più assieme. Lo stesso dicasi per Vivia2ni e Consonni, perfetti come abbinamento tecnico e nel loro caso qualche 6 Giorni invernale sarebbe l’ideale in proiezione olimpica.
    3) Sui quartetti confermo che la sfortuna, nel caso maschile, ha impedito un test probante, certamente però per entrambe le formazioni la strada per la medaglia passa per un ulteriore progresso cronometrico e nel caso femminile magari anche per un’iniezione di esperienza: l’assenza della Guderzo è sicuramente pesata molto. Il quartetto femminile, così giovane e pieno di talento, è comunque un grande investimento.

    • ghost

      4 Marzo 2019 at 13:38

      1) secondo me è solo un problema “umano”: con Viviani si sbaraglia la concorrenza, con Consonni non si va sul podio neanche se corrono in 3
      2) come già detto, Paternoster/Balsamo è l’unica coppia proponibile al femminile (sempre che si punti alle medaglie), ma entrambe devono lavorare (e molto) sul fondo…per le donne, 30km sono una distanza impegnativa; al maschile, invece, anche qui o si capisce che Consonni non ha capacità di recupero nè tattiche sufficienti a questi livelli e si punta decisi e convinti sul duo Viviani/Bertazzo o tanto vale lasciar perdere (e comunque, come già scritto in passato, la coperta è proprio corta: se Viviani dovesse essere spremuto con Omnium e Madison, vorrebbe necessariamente dire rinunciare a lui per il quartetto -e, complici le regole folli di qualificazione, aver solo 4 inseguitori da usare per i 3 turni, quando invece sarà fondamentale avere un vero ricambio anche in quella disciplina)
      3) ribadisco che le 4 giovani sono l’unica possibile soluzione per presente e futuro, e al tempo stesso però è chiaro che sono ancora troppo lontane dai vertici per poter puntare davvero alla medaglia (una qualsiasi veterana -Guderzo, Valsecchi, Frapporti non la nomino nemmeno…anzi, mi chiedo ancora una volta chi la raccomanda per essere sempre in Nazionale, quando almeno 10 ragazze vanno più forte di lei- vorrebbe dire perdere 5 secondi secchi sui 3km per questioni meramente fisiologiche, di pura capacità personale)

      pertanto, secondo me, con una perfetta gestione delle risorse, si può puntare a 4 medaglie a Tokyo. 6 sono decisamente fuori portata.

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