Ciclismo
Davide Cassani: “Aru non è diventato un brocco. Nibali farà classifica al Tour. Il percorso di Tokyo 2020 e l’sms di Samuele Manfredi…”
ESCLUSIVA OA SPORT – Davide Cassani, ct della Nazionale italiana, sta osservando con estrema attenzione un avvio di stagione positivo e promettente per il ciclismo nostrano. In pista si è consacrato definitivamente il fenomeno Filippo Ganna, ormai pronto a spiccare il volo anche su strada, mentre si sono susseguiti i successi in corse importanti grazie a corridori ormai affermati come Elia Viviani, Matteo Trentin e Giacomo Nizzolo. Inoltre fa ben sperare anche il fermento giovanile che vede affacciarsi alla ribalta internazionale corridori già competitivi come Matteo Moschetti. Con il commissario tecnico romagnolo abbiamo discusso di ciclismo a 360 gradi: dalle prospettive di Filippo Ganna, passando sulle ambizioni di Vincenzo Nibali, il possibile recupero di Fabio Aru, il percorso delle Olimpiadi di Tokyo 2020, un doveroso pensiero allo sfortunato Samuele Manfredi e tanto altro.
Partiamo da una suggestione. Bradley Wiggins, dominante nell’inseguimento su pista, vinse anche un Tour de France. Una strada che potrebbe ripercorrere anche Filippo Ganna?
“E’ utopia pensare a Ganna come vincitore di corse a tappe, supera gli 80 kg e non può scendere sotto questo peso. Mi piacerebbe e penso che possa ripercorrere una carriera come quella di Cancellara. Le cronometro sono il suo pane quotidiano. Sarà competitivo anche alla Roubaix, che ha già vinto da U23, e forse anche al Giro delle Fiandre“.
Gli ultimi Mondiali hanno dimostrato che la madison è diventata ormai una gara adatta a corridori dotati di grande fondo e resistenza, più che a sprinter puri. Si potrebbe ipotizzare per le Olimpiadi una coppia formata da Filippo Ganna ed Elia Viviani?
“E’ vero, in effetti nella madison hanno fatto 59 kh/h di media agli ultimi Mondiali. E’ diventata una gara di resistenza alla velocità. Ganna avrebbe le caratteristiche giuste, però non possiede la capacità di guida in gruppo che hanno Consonni e Viviani. Credo che questi ultimi due siano quelli più indicati. Hanno il fondo necessario essendo anche stradisti“.
A proposito di Consonni, negli ultimi due anni è migliorato quanto si sarebbe aspettato?
“Secondo me Consonni è un ottimo corridore, ha già vinto. Mi aspetto nei prossimi due anni che faccia un altro salto di categoria. Ha bisogno di un certo adattamento. E’ un velocista atipico, potrebbe anche imporsi in cima a degli strappettini. Infatti ai Mondiali U23 in America giunse secondo“.
Tra pista e strada, alle prossime Olimpiadi si presenterà un’Italia competitiva.
“A Tokyo andremo con ambizione. A Rio abbiamo vinto un oro e lì partì l’avventura dei nostri quartetti. Ora con entrambi gli inseguimenti lottiamo per una medaglia. In più con l’inserimento della madison avremo un’opportunità maggiore“.
Restando in tema olimpico, ci racconta il percorso della prova in linea maschile a Tokyo 2020?
“Il percorso su strada è complicato, anche se non difficile come quello di Rio. Ci sono 2-3 salite dure, l’ultima di 7 km al 10% di pendenza media. Da lì mancheranno 30 km all’arrivo, però sarà decisiva per lo sviluppo della corsa, potrebbe staccarsi un gruppetto di una decina di corridori. E’ un tracciato adatto sia a Nibali che a Moscon“.
In questo inizio di stagione sono giunti segnali importanti da parte di Elia Viviani, Matteo Trentin, Sonny Colbrelli e Giacomo Nizzolo. Sarà un’Italia a più punte ai Mondiali 2019 che si svolgeranno nello Yorkshire?
“Mi auguro che il 30 settembre 2-3 di questi corridori che hai detto siano in grande forma. Viviani ha dimostrato di essere il velocista più forte, con lui andremo a valutare il percorso dopo le classiche perché non è completamente piatto ed insieme capiremo se può essere adatto alle sue caratteristiche“.
Nibali, Aru, Roglic, Valverde, Dumoulin, Lopez, Bernal, Simon Yates, Landa. Sarà un Giro d’Italia grandi firme. E’ lecito affermare che ormai la Corsa Rosa, per importanza, possa essere equiparata al Tour de France?
“Il Giro non è ancora sullo stesso livello del Tour, ma è cresciuto molto grazie a percorsi bellissimi ed incerti, lo spettacolo c’è sempre stato. Per questo motivo tanti corridori stranieri vengono in Italia. Almeno 6-7 corridori lotteranno per la maglia rosa e questo è un bene. L’incertezza è la cosa migliore per gustarsi una corsa come il Giro. Ci sarà un percorso disegnato in maniera un po’ diversa rispetto al passato, perché i primi 10 giorni avranno due cronometro con un arrivo in salita, poi gli ultimi 10 giorni saranno davvero duri e con scalate anche inedite. Da ct della Nazionale, guarderò ovviamente con attenzione Nibali, Aru e Formolo: i nostri uomini migliori da corse a tappe ci saranno tutti. Mi auguro che lottino con i favoriti“.
Il percorso del Giro, con le grandi salite concentrate tutte nella seconda metà della corsa, sembra poter favorire un diesel come Vincenzo Nibali, che storicamente riesce a dare il miglio nella terza settimana.
“Di solito Nibali più passano i giorni e più va forte. Avendo 34 anni, dovrebbe essere ancora più rafforzata questa caratteristica. E’ un percorso non dico ideale, perché le tre cronometro favoriscono più Roglic e Dumoulin, ma comunque abbastanza favorevole, perché Vincenzo nelle prove contro il tempo non è fermo, soprattutto in quelle mosse“.
E’ davvero credibile che Nibali, dopo il Giro, si presenti al Tour de France senza l’obiettivo di fare classifica?
“Nibali ha incentrato la stagione su Giro e Tour. E’ naturale che dentro di sé avrà la speranza di far classifica anche al Tour de France. A differenza del 2016 non deve preparare Mondiali, Olimpiadi o altro. Punterà tutto su queste due grandi corse a tappe. Se andasse bene al Giro, acquisirebbe una serenità che potrebbe portarlo in Francia con la testa libera e l’opportunità di andare ancora meglio“.
Dalle sue parole sembra evidente che creda in un pieno recupero di Fabio Aru.
“Io ci credo, Aru non può essere diventato brocco dall’oggi al domani. Anche altri campioni hanno avuto annate negative in passato. Fabio ha capito dove potrebbe avere sbagliato nel 2018. La sua squadra inoltre è partita molto bene, quindi i piani di allenamento sono stati fatti nel modo migliore. Le vittorie della UAE Emirates sono importanti perché gli toglieranno un peso“.
Per quanto riguarda Formolo, il tempo passa, tuttavia sinora non ha dimostrato di essere da podio nei grandi giri.
“Formolo è più adatto alle corse a tappe o a quelle di un giorno? Ce lo chiediamo in tanti. E’ andato vicino a vincere una Liegi, però credo che questo dubbio quest’anno forse riusciremo a risolverlo. Dovrà cercare di capire su cosa puntare in futuro“.
Con i vari Viviani, Ganna, Moscon ed alcuni giovani rampanti come Moschetti, possiamo dire che l’Italia può dormire sonni tranquilli pensando alle classiche, mentre deve invece preoccuparsi per quanto riguarda il futuro nelle corse a tappe?
“E’ meglio non dormire mai sonni tranquilli, se uno si addormenta poi viene superato. Con Ganna, Moscon e quelli che hai detto potremmo vincere le grandi classiche: le Monumento le ha vinte solo Nibali nel passato recente. Abbiamo quindi bisogno di rivincere classiche come Roubaix, Fiandre e Liegi.
Per le corse a tappe stiamo pagando il buco degli ultimi anni, quando non c’erano più gare dilettantistiche e il Giro U23 era stato cancellato. Ora con la Federazione ci stiamo impegnando ad organizzare competizioni di questo tipo, che siano formative al passaggio tra i professionisti. Stanno crescendo inoltre squadre Continental di ottimo livello, i giovani avranno la possibilità di prepararsi con un calendario all’altezza della situazione. Va benissimo che ci siano ancora squadre dilettantistiche, nel vero senso della parola, tipo la Zalf, perché con la Federazione riusciamo a convocare corridori per fare gare a tappe con la maglia della Nazionale“.
Ci parli del nome nuovo Matteo Moschetti, un velocista atipico che sa resistere anche sui percorsi più impegnativi.
“Mi ha ben impressionato. Anche nel 2018 era stato molto bravo. Si è preparato bene con un calendario all’altezza per i professionisti. E’ un bel corridore, non ha nessun timore reverenziale. Potrà puntare a corse importanti“.
L’Italia tornerà ad avere, prima o poi, una squadra nel World Tour?
“Penso di sì, c’è un po’ di fermento. In questi anni abbiamo sempre pagato i problemi del ciclismo. I budget sono cresciuti in maniera incredibile, questo ha frenato i nostri sponsor. Noi italiani eravamo bravi a rendere al massimo con budget contenuti. Penso però che siamo pronti, qualcosa si sta muovendo e una squadra World Tour italiana potrebbe tornare nei prossimi anni. Sarebbe ottimo e fondamentale per tutto il movimento“.
In chiusura, dedichiamo un pensiero allo sfortunato Samuele Manfredi.
“L’altro giorno ho ricevuto un messaggio bellissimo, mi mandava i saluti Manfredi e mi ha riempito la giornata. Ci vorrà tempo, ma si ristabilirà“.
federico.militello@oasport.it
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Foto: Lapresse