Ciclismo
Giuseppe Saronni: “Nibali? Ci è stato proposto…Alaphilippe favorito per la Sanremo, io ho sofferto tanto per vincerla”
Mancano poche ore alla partenza della Milano-Sanremo. Una gara che ha fatto gioire e al contempo soffrire, e non poco, un ex campione del mondo, vincitore di due Giri d’Italia, di un Lombardia, di una Freccia Vallone, di due Tirreno-Adriatico; e inoltre, storico general manager e attuale responsabile della UAE Team Emirates. Stiamo parlando di Giuseppe Saronni, l’ultima maglia iridata in grado di vincere la Classica ligure ben 36 anni fa. Saronni ha aperto con noi il cassetto dei ricordi di quel 19 marzo del 1983, una vittoria cercata e conquistata con grande classe. E sempre parlando della Sanremo, il campione lombardo si sbilancia con il nome del suo grande favorito, ma attenzione, perchè la Classicissima di primavera è una corsa imprevedibile. Inoltre abbiamo tracciato con lui un bilancio generale della UAE Team Emirates da cui si aspetta delle belle vittorie in questo 2019, ma soprattutto un vero e proprio salto di qualità.
Partiamo innanzitutto dai risultati ottenuti dalla UAE in questa primissima parte di stagione.
“Quest’anno siamo partiti decisamente meglio rispetto agli anni scorsi, con diverse vittorie che servono per far capire che tutto il lavoro fatto in autunno e inverno è stato valido. Siamo sulla strada giusta e bisogna sottolineare che abbiamo vinto con ragazzi molto giovani, aldilà di Fernando Gaviria, che purtroppo nelle ultime settimane ha avuto una brutta influenza e quindi non è al 100%. Però sono soddisfatto delle vittorie di Jasper Philipsen e Tadej Pogacar, che sono due grandi talenti per il futuro e questo ci da grande soddisfazione soprattutto per il morale. Anche perché quando si vince, vuol dire che il gruppo sta bene e che si lavora in armonia”.
Quale dei suoi corridori potrebbe fare un vero salto di qualità in questo 2019?
“Sicuramente i giovani già citati, ma anche altri corridori come Diego Ulissi, Rui Costa o Daniel Martin. Certo è che la figura a cui teniamo tanto, e non solo perché è italiano, ma perché è un corridore da corse a tappe importanti, sarebbe Fabio Aru”.
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Si aspettava qualcosa in più da Diego Ulissi? Cosa non ha funzionato in lui?
“Diego corre con noi da una vita, lo conosciamo sin da quando era ragazzino. È un corridore che dovrebbe migliorare ancora; ha le potenzialità per vincere delle gare e fare molto di più di quello che ha fatto. Tempo addietro lo abbiamo visto vincere su più fronti e quello è l’Ulissi che noi ci aspettiamo. Due anni fa, strada facendo, ha voluto cambiare un po’ la preparazione, i carichi di lavoro, e provare ad andare al Tour de France; si è testato in una gara diversa dal Giro d’Italia, più difficile e che avviene in un periodo dell’anno diverso da quello della corsa rosa, e purtroppo non ha fatto una buona stagione. Credo che tornando a fare un programma che conosce bene come le corse a cui era abituato, potrebbe migliorare di più”.
Quali sono gli obiettivi stagionali della UAE Team Emirates?
“Si è rinforzata la squadra, quindi abbiamo anche dei corridori più importanti, a partire da Gaviria che è uno dei velocisti più forti del panorama; ci aspettiamo da lui qualche vittoria in più, soprattutto per mettere in luce la squadra. Ma va tenuto presente che non è facile tenere un gruppo sempre ad alto livello, e soprattutto non è mai così immediato e veloce. Prima di amalgamare tutta la squadra diciamo che ci vuole un certo tempo. Siamo migliorati tanto e abbiamo investito molto su determinati atleti, quindi ci aspettiamo già da quest’anno un buon miglioramento per quanto riguarda il numero di vittorie, ma anche sulla qualità. Ad esempio, potremmo fare qualcosa di più nelle Classiche del Nord, dal pavé, alle Ardenne, e lottare nei grandi giri sia per le tappe che per un podio. Spero in un miglioramento da parte di Daniel Martin nella classifica del Tour de France, e magari potremmo puntare a vincere una tappa. Crediamo che sia il momento perfetto per ottenere gli obiettivi che ci siamo posti. Certo, nei primi due anni ci si poteva aspettare un assestamento, però adesso riteniamo che sia giusto fare qualcosa di più”.
Come mai non si è concretizzato il contatto che ha avuto con Vincenzo Nibali?
“Conosciamo tutti le qualità di Nibali ed è nel pieno della sua carriera. E’ girata voce che avesse intenzione di sondare il terreno anche in altre squadre e so che ha avuto delle proposte da parte della Trek-Segafredo, che ovviamente ha uno sponsor italiano. Diciamo che è uscita la notizia di questo interessamento; è stato proposto anche a noi, però al momento non c’è niente di concreto”.
Parliamo della Milano-Sanremo. Lei è stato l’ultimo campione del mondo a vincerla ben 36 anni fa. Quali sono i ricordi di questa sua impresa?
“È una corsa che mi ha fatto soffrire tanto, ma che alla fine mi ha dato tante soddisfazioni. Era una delle gare più adatte a me, però prima di vincerla ho fatto tanti piazzamenti e soprattutto tre secondi posti, battuto due volte da Roger De Vlaeminck e una volta da Pierino Gavazzi. Quando l’ho vinta con la maglia di campione del mondo è stata una grande soddisfazione e l’ho conquistata perché era il primo o il secondo anno che avevano aggiunto la salita della Cipressa. Avevo bisogno di una Sanremo con salite più dure e selettive, per evitare il velocista puro che mi poteva battere in volata e farmi questo sgambetto. Così quell’anno mi sono detto: ‘Ho la maglia iridata, non voglio più arrivare secondo e farmi battere da un corridore veloce, quindi o la va o la spacca; tanto anche se non va bene sono comunque il campione del mondo e sono felice lo stesso’. Il piano era quello di tentare un attacco sulla parte più dura del Poggio, che tutti conoscono e dove chi vuole provare a fare selezione deve farla lì. Come è successo lo scorso anno con Nibali. Ho provato e dopo tanti anni di sofferenza mi è andata bene. Una soddisfazione enorme. Poi per noi italiani, la Milano-Sanremo è come il Fiandre per i belgi”.
Quest’anno abbiamo in maglia iridata Alejandro Valverde, un uomo che ha vinto ovunque. Ci si aspetta che prima o poi questo record della mancanza di una vittoria da parte di un campione del mondo alla Classicissima di primavera, venga infranto.
“Valverde è un grandissimo corridore che conosco e che merita tanto. Non sarà facile per lui vincere la Milano-Sanremo perché probabilmente è migliorato tanto in salita e nel fondo, però ha perso quello spunto veloce che aveva da giovane. Quindi, se non sei uno sprinter, bisogna fare come Nibali. Sia ben chiaro, Valverde lo può fare con le capacità che ha. Poi c’è un altro corridore che non l’ha ancora vinta ed è una cosa che mi meraviglia. Parlo di Peter Sagan, che un po’ mi somiglia; e poi la Sanremo è disegnata per un corridore come lui. Ma secondo me prima o poi ci arriverà”.
Chi sono i suoi favoriti di questa edizione?
“La Milano-Sanremo è una corsa difficilissima in cui sono tanti i pretendenti che possono giocarsela in una parte di stagione in cui tutti sono forti, con tante energie, e per questo motivo è una corsa davvero complicata. Come ho già detto in precedenza, tralasciando i velocisti, gli altri devono tentare un attacco e fare selezione sul Poggio. Però se ti ritrovi in un gruppo di 20-30 corridori, c’è sempre quello veloce che poi ti batte; quindi devi augurarti di arrivare su Via Roma o da solo, o in un gruppetto senza possibili sprinter. La Milano-Sanremo è bella anche per questo, e l’elenco dei nomi papabili per la vittoria è infinito. Però devo dire che un corridore che in questo momento potrebbe fare davvero bene è sicuramente Julian Alaphilippe. È un ragazzo scattante in salita, ma anche nel caso di un arrivo con un gruppo di circa 20 atleti, è veloce e un corridore di classe. Ad oggi, per quello che abbiamo visto finora, Alaphilippe è di sicuro l’uomo di riferimento”.
Quindi la UAE avrà come punte Fernando Gaviria e Alexander Kristoff?
“Direi di sì. Sono i nostri due corridori che, in un possibile arrivo in volata su via Roma, dovranno guardarsi in faccia e capirsi a vicenda. Poi ci sono Diego Ulissi e altri ragazzi che potranno entrare in qualche tentativo. Ma Gaviria e Kristoff sono quelli con più responsabilità di tutti”.
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Foto: Lapresse